giovedì 16 gennaio 2020
La proposta nel volume della psicoterapeuta Marta Zighetti. Oggi il convegno Ucid "Generare valore sociale"
Welfare inclusivo sul territorio, non solo a livello aziendale

Welfare inclusivo sul territorio, non solo a livello aziendale - Ansa

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L’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) sezione di Milano ha organizzato oggi a partire dalle 16.30 (Sede Acli, via della Signora 3) il convegno «Generare valore sociale». L’appuntamento prende forma dal desiderio di Ucid Milano di diffondere quanto più possibile tra gli associati e gli stakeholder la cultura e la visione di economia civile che il suo manifesto e l’opera concreta promuovono. Il mondo imprenditoriale e la cittadinanza, infatti, si trovano ad affrontare concretamente cambiamenti e trasformazioni strutturali del proprio operare e trasformazioni nelle relazioni tra Stato, impresa e persona. Le due tavole rotonde previste ('Gli attori del cambiamento' e 'Le testimonianze') saranno precedute dalla relazione introduttiva di Leonardo Becchetti. Conclude monsignor Luca Bressan, vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Milano.

Un welfare inclusivo che esca dai confini ristretti dell’azienda e coinvolga il territorio, raggiungendo anche chi si trova, momentaneamente, escluso dal mondo del lavoro. È questo il senso della proposta elaborata da Marta Zighetti nel volume «Welfare inclusivo per generare valore sociale» (Edizioni dEste). Il punto di partenza è che nonostante gli sforzi fatti in questi anni dal settore privato, vale a dire da aziende e associazioni, per offrire servizi che lo Stato non è in grado di garantire, bisogna investire di più sulla coesione sociale anche alla luce della progressiva frammentazione del modo di vivere.

La prima parte del volume è dedicata all’analisi del contesto: l’Italia è sulla carta fuori dalla crisi economica da tre anni ma gli strascichi sono ancora pesanti. La disoccupazione giovanile è in crescita esponenziale e serve un cambiamento che rimetta al centro la formazione nel suo senso più vasto unendo istruzione ed educazione, offrendo ai giovani competenze relazionali e sociali, non solo informazioni didascaliche. Il senso di insicurezza, partito proprio dalla crisi economica, ha prodotto profonde fratture tra le generazioni ma anche paure nei confronti del 'diverso' come nel caso degli immigrati. La seconda parte del libro è dedicata alle neuroscienze, e in particolare al ruolo che le relazioni sociali hanno nella realizzazione di se stessi, mentre nella terza si entra nel merito della proposta di un tipo innovativo di welfare che appunto unisca azienda e territorio.

Si ripercorrono le origini del welfare capitalistico, nato presso alcune aziende 'illuminate' negli Usa negli anni’20 e basato sul concetto di concedere alcuni benefit per ottenere maggiore efficienza dai lavoratori, al concetto di welfare state coniato in Inghilterra nel 1942, vale a dire sulle necessità che lo Stato si prendesse cura dei propri cittadini, sino ad arrivare a quello di sussidiarietà circolare descritto da Stefano Zamagni che comporta un’interazione tra imprese e società civile organizzata.

Il progetto «InclusivamenteWelfare» descritto da Marta Zighetti, psicoterapeuta, fa un ulteriore passo in avanti e punta a coinvolgere i dipendenti di un’azienda in un progetto di inclusione, possibilmente integrato a livello territoriale e quindi più facilmente suscettibile di un riscontro. Il progetto punta a coinvolgere persone in difficoltà di vario genere – fisiche, psicologiche, economiche e sociali – che potrebbero usufruire dei servizi proposti dall’azienda e dalle istituzioni del territorio con l’obiettivo finale di portare ad una riqualificazione professionale ed ad un inserimento nel mondo lavorativo oltre che nella società. L’idea è che questi interventi possano essere sponsorizzati da enti locali, università, ordini professionali. Ad esempio i Comuni potrebbero partecipare tramite ad esempio la concessione di biglietti per i musei, cinema o strutture sportive per le persone che non possono accedervi per motivi economici. «Il welfare – sottoliena Zighetti – deve essere valorizzato come terreno di scambio e di profitto in una logica win-win che leghi il dipendente alla azienda, l’azienda al territorio, il territorio alla 'cosa pubblica' in cerchi sempre più ampi che diano ragione delle forti interconnessioni che esistono tra tutti i contesti relazionali».


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