mercoledì 10 aprile 2013
​Nel rapporto della Commissione Ue sugli squilibri macroeconomici, si esorta l'Italia a mantenere lo slancio per le riforme. I settori particolarmente deboli: concorrenza nel mercato dei servizi, il sistema fiscale poco amico della crescita, l'istruzione e l'efficienza della pubblica amministrazione.
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L’Italia non è ancora fuori dal guado, e anzi potrebbe tornare a essere una minaccia per tutta l’eurozona se non provvederà a completare le riforme avviate. È l’avvertimento lanciato dalla Commissione Europea, nel suo rapporto sugli squilibri macroeconomici in 13 stati (oltre all’Italia, Belgio Bulgaria, Danimarca, Francia, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia, Gran Bretagna, Slovenia e Spagna). «La possibilità di un contagio economico e finanziario sul resto dell’eurozona rimane notevole, qualora le tensioni dei mercati finanziari sui titoli di Stato italiani dovessero tornare a intensificarsi», si legge nel documento. La parte dedicata all’Italia elenca una lunga seria di debolezze, a cominciare dalla numero uno: «L’alto livello del debito pubblico – ha spiegato il commissario agli Affari economi Olli Rehn – rimane un onere pesante per l’economia italiana, specialmente nel quadro di una crescita persistentemente bassa. Questo è anche un elemento di vulnerabilità, specialmente nel caso di un improvviso cambiamento nel sentiment del mercato». Certo, «la strada imboccata dall’Italia è migliore rispetto al passato – ha detto – e l’asta di questa mattina (ieri, di Bot, ndr) va nella giusta direzione».Tuttavia, il punto è che «mentre sono state attuate importanti misure le scorso anno – recita il rapporto – la sfida è la loro piena attuazione». Pesa il fatto che, scrive Bruxelles, «le debolezze strutturali di lunga data hanno ridotto le capacità dell’Italia di resistere e assorbire choc economici», con un calo del Pil reale del 7% dal 2008. Certo, l’intervento del governo Monti «ha decisamente aiutato a ridurre i costi di indebitamento dalla seconda metà del 2012, tuttavia l’Italia rimane vulnerabile, sottolineando il bisogno di porre il debito su un cammino solidamente in discesa». Per questo la Commissione «conferma la necessità di perseguire sostenuti avanzi primari (al netto degli interessi, ndr)». Per ora ci siamo, tanto che Rehn ha ribadito il via libera al rimborso dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese e confermato che c’è «una probabilità molto alta che l’Italia esca dalla procedura per deficit eccessivo, quando esamineremo le cifre finali sui conti pubblici in occasione delle previsioni economiche di maggio». La decisione ufficiale sarà il 29 maggio.Non c’è però solo il debito. C’è «la perdita di competitività» dell’economia italiana: «Una crescita stagnante della produttività non si è riflessa nel costo del lavoro». La Commissione critica il «modello sfavorevole di specializzazione» del sistema produttivo che «è molto simile ai mercati emergenti come la Cina» (con manodopera molto più a buon mercato). Troppe aziende piccole e piccolissime che «evidenziano le difficoltà italiane a crescere e diventare player internazionali» con la conseguenza «perdita di investimenti esteri». E poi ci sono le banche, un comparto «fortemente indebolito dalla metà del 2011, minando la capacità degli istituti di sostenere l’attività e l’aggiustamento economico»: troppe sofferenze bancarie, troppe restrizioni all’accesso al credito, tassi troppo alti nonostante gli interventi della Bce. Il governo può dare una solida mano, ad esempio con le liberalizzazioni di vari settori ancora troppo chiusi alla concorrenza, e «lo sviluppo di un sistema fiscale più favorevole alla crescita», oltre all’«ulteriore decentramento del negoziato salariale», il «miglioramento del sistema di istruzione».C’è, insomma, urgenza di un governo. «Ho piena fiducia - ha detto Rehn – che il presidente Giorgio Napolitano farà tutto quanto umanamente possibile per favorire la formazione di un governo in Italia». Il caso italiano, sia pure a margine, dovrebbe ritornare anche all’Eurogruppo-Ecofin informale domani e sabato a Bruxelles. La soluzione dell’impasse italiana, ha detto un funzionario dell’Eurogruppo, «consentirebbe di proseguire ad attuare le riforme».
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