venerdì 27 ottobre 2023
Ecco le scelte di tre grandi gruppi italiani per le loro auto aziendali: l'elettrico avanza ma il diesel resta ancora la soluzione preferita
Transizione energetica nella mobilità: anche le flotte sono prudenti
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La transizione ecologica della mobilità italiana dipende molto anche dal noleggio e dal car sharing, come emerge dalle recenti dichiarazioni di Alberto Viano, presidente di Aniasa, l’Associazione costituita nel 1965 che rappresenta nel sistema Confindustria le imprese che svolgono attività di noleggio veicoli, car sharing e servizi collegati: “La mobilità del nostro Paese necessita di misure strutturali finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di contenimento delle emissioni fissati a livello europeo; l’accelerazione del ricambio del nostro parco circolante non può che passare da una maggiore diffusione delle forme di mobilità pay-per-use”.

Ma come la pensano i fleet e mobility manager delle aziende che, nel gestire quotidianamente le loro flotte, si interfacciano con gli associati Aniasa, che rappresentano oggi oltre il 96% del settore? In altre parole, l’offerta va bene così o dovrebbe essere integrata con altri tipi di veicoli oltre alle automobili, come i nuovi quadricicli elettrici, o le due ruote e i monopattini?
“Il passaggio culturale verso veicoli a più alta sostenibilità è già iniziato da noi da qualche anno”, esordisce Antonio Ceschia, responsabile dei servizi al personale del gruppo Intesa Sanpaolo, che insieme a Valeria Zucchinali coordina una ventina di persone che si occupano di gestire la flotta italiana del Gruppo, costituita da circa tremila autoveicoli, suddivisi in parti uguali tra veicoli ad uso operativo o assegnati in uso promiscuo. “Per il momento, anche per maggior cautela in termini di sicurezza, non abbiamo quadricicli o ciclomotori in uso né tantomeno realizziamo in proprio attività che richiedano l’utilizzo di LCV, anche se non si può escludere che su alcune tipologie di mobilità più metropolitane si possa pensare in futuro a nuovi prodotti che stanno arrivando sul mercato, potenzialmente interessanti anche per Intesa Sanpaolo. Oggi il modello più “agile” che utilizziamo è la Fiat 500 elettrica, affiancata da Smart elettrica, che in alcune aree molto congestionate per l'inquinamento e per il traffico si sta rivelando particolarmente adatta.”

“Nel mondo della mobilità l'offerta di questo tipo di veicoli si sta arricchendo”, prosegue Ceschia, “il mercato comincia ad avere un maggiore grado di conoscenza e l'elettrico inizia ad avere la sua penetrazione, anche se i numeri sono ancora timidi rispetto al montante complessivo. Intesa Sanpaolo ha fatto la scelta di proporre oggi ai suoi manager esclusivamente auto elettriche o plug-in, per questa seconda tipologia nell’ambito del commuting settimanale il tragitto casa ufficio può essere fatto solo in elettrico a patto di ricaricare diligentemente la vettura. Per abilitarli a questa pratica abbiamo attivato un grande progetto: entro fine anno avremo nelle sedi principali quasi duecento stazioni di ricarica e il prossimo anno è già previsto il raddoppio, e via via così nei periodi successivi, ciò per dare la possibilità di ricarica quando il veicolo è parcheggiato nelle sedi aziendali, tipicamente durante l’orario lavorativo per le auto in uso promiscuo ovvero durante la notte per le auto in uso operativo. Oltre a ciò, per i colleghi che hanno un’auto esclusivamente elettrica, stiamo valutando l’installazione, a chi ne ha la possibilità, di una wallbox di ricarica domestica, per questo andranno superati alcuni vincoli normativi, su tale aspetto contiamo che l’importanza di queste iniziative trovi la necessaria sensibilità a tutti i livelli. Va detto che nella nostra flotta le auto “con la spina” sono in numero percentualmente rilevante tra i veicoli ad uso promiscuo, mentre le auto di servizio condivise sono prevalentemente full hybrid a benzina, con consumi ed emissioni inferiori del 35% rispetto alla precedente generazione di vetture endotermiche diesel. Nelle aree metropolitane come Milano Torino e Roma abbiamo ed avremo veicoli con diverse autonomie di percorrenza e diverse caratteristiche, in un mix virtuoso che permetta alle nostre persone di programmare le visite commerciali sfruttando il veicolo più idoneo: si tratta, come già espresso, di un passaggio culturale, anche pensando alla produzione di energia elettrica non da fonti fossili.”

“Attualmente, la flotta auto di Verisure Italia è composta invece di quasi mille auto diesel. La scelta di questa alimentazione nasce da una nostra approfondita analisi di mercato, delle opportunità di sviluppo, ma anche un balance con le effettive esigenze aziendali”, spiega Andrea Coppola, Fleet & Mobility Supervisor di Verisure. “Da almeno dieci anni tutte le aziende sanno di avere la responsabilità e l’opportunità di dover far parte della transizione energetica pianificando diverse strategie nel mentre che si implementino le adeguate infrastrutture, con autovetture aventi tempi di ricarica e autonomia accettabili. Dall’altro lato, è importante osservare che questa transizione è guidata dalla politica europea, la quale attualmente sta facendo dei piccoli passi indietro rispetto alla scadenza del 2035, mettendo fortemente in dubbio un futuro che fino a poco tempo fa era previsto totalmente elettrico. In Verisure, vista la forte sensibilità sul tema della sostenibilità e della decarbonizzazione, ci siamo mossi su più fronti. Due anni fa abbiamo condotto un progetto pilota con delle vetture Full Electric per le nostre squadre di commerciali sul territorio. In questo caso, abbiamo riscontrato che la loro esigenza di percorrere lunghe distanze per installare il nostro sistema di sicurezza e rispondere alle esigenze dei clienti non riuscivano ancora a sposarsi bene con i tempi di ricarica e con l’autonomia delle tecnologie disponibili. Successivamente, come ogni anno, abbiamo lavorato insieme ai colleghi Gruppo ad una gara d'acquisto a livello europeo, guidata da un reparto in Spagna e fortemente collegata alla sostenibilità. Siamo stati ad un passo dall’iniziare a convertire la nostra car list in versione Full Hybrid. Tuttavia, grazie ad un’approfondita analisi interna del Life Cycle Assessment (LCA) – ovvero il calcolo dell’impatto della Co2 nell’ambiente del prodotto dalla prodizione allo smaltimento, abbiamo osservato che le autovetture Full Hybrid avrebbero impattato maggiormente rispetto a quelle Diesel. Per questo motivo, in quel momento, abbiamo scelto consapevolmente di continuare con la nostra strategia. Noi continuiamo ad informarci e a studiare il mercato” - conclude Coppola – “ovviamente, tenendo sempre conto del nostro contesto aziendale”.

“Noi abbiamo in parco circa 630 vetture, di cui un centinaio di servizio, cioè non assegnate in fringe benefit, come ad esempio furgoni che servono per l’assistenza ai clienti in cantiere, consegne, logistica”, sottolinea Alessandro Di Pasquale, responsabile Relazioni Industriali del Gruppo Mapei in Italia, “quasi tutte acquisite con un noleggio a lungo termine, tranne circa una quarantina di proprietà. Il nostro approccio è stato sempre piuttosto prudente, non ci siamo lasciati andare ad avventure sull’adozione di vetture full electric o full hybrid per la nostra popolazione, che è fortemente viaggiante, così come per le soluzioni plug-in hybrid a benzina perché, considerata l’attuale situazione infrastrutturale del Paese, se ai driver non dai la comodità e la facilità di approvvigionamento di energia elettrica, poi va a finire che non ricaricano come dovrebbero la batteria. E in quel caso quelle vetture, con quel peso, se viaggiano prevalentemente a benzina registrano consumi di carburante decisamente maggiori. Stiamo, di conseguenza, proseguendo con vetture Diesel, scelta che si rivela sì corretta per il contenimento dei costi, date le percorrenze medie elevate - raramente andiamo sotto i 20.000 km annui - ma che sta diventando sempre più difficilmente attuabile man mano che le versioni a gasolio spariscono dai listini. Le nostre car list, che possiamo obiettivamente definire di livello “premium”, tengono però nella dovuta considerazione anche le emissioni di CO2 privilegiando i modelli a minor impatto e comunque sempre al di sotto dei 160 g/km, soglia oltre la quale la normativa fiscale sui fringe benefit si rivela particolarmente severa per l’utilizzatore. Ovviamente stiamo monitorando con attenzione l’evolversi della situazione, in particolare per quanto riguarda la normativa e le decisioni politiche a livello europeo. Proseguiremo nella sensibilizzazione dei driver su alcuni temi legati alla sostenibilità, ad esempio inserendo nelle schede di scelta della vettura non solo l’indicazione dei km annuali ma anche le tipologie di percorrenza, così da indirizzare, nelle situazioni adeguate, verso auto full hybrid; si tratta però, al momento, di una casistica ancora limitata a poche decine di unità. La nostra idea è di passare all'elettrico tra un po’”, conclude Di Pasquale, “anche perché sappiamo che nel giro di qualche anno le infrastrutture di ricarica dovrebbero registrare un sensibile miglioramento in Italia. Abbiamo comunque sperimentato l’inserimento in flotta di due Plug-in Hybrid, assegnate a colleghi che, per caratteristiche oggettive e soggettive, ne avrebbero fatto un utilizzo responsabile e corretto, o di alcune vetture full electric per le sedi di Milano e Roma. Ma niente quadricicli o tricicli.”

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