giovedì 23 maggio 2013
​Le Borse risentono dell'improvvisa contrazione dell'indice Pmi manifatturiero cinese, sceso sotto 50 punti e del timore che la Federal Reserve riduca gli stimoli all'economia Usa. Lo spread tra Btp a dieci anni e Bund tedeschi equivalenti si attesta a quota 259.
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​Le Borse europee chiudono in forte calo, sulla scia del crollo della Borsa di Tokyo. Anche Wall Street è in perdita. I mercati azionari risentono dell'improvvisa contrazione dell'indice Pmi manifatturiero cinese, sceso sotto 50 punti e del timore che la Federal Reserve riduca gli stimoli all'economia Usa, in caso di un consolidamento della ripresa occupazionale.L'apprezzamento dello yen spinge gli investitori giapponesi ad allontanarsi dalle piazze azionarie. Francoforte arretra del 2,1% a 8.351,98 punti e Parigi scende del 2,07% a 3.967,15 punti. A Milano l'indice Ftse Mib, maglia nera, cede il 3,06% a 17.008,42 punti e Londra il 2,1% a 6.696,79 punti. Giù dell'1,4% Madrid. L'indice Stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio Continente, ha ceduto il 2%, che equivale a 163 miliardi di euro bruciati in una seduta.Lo spread tra il Btp e il Bund termina la seduta a 259 punti base, in deciso rialzo rispetto ai 248 della chiusura di ieri. Il tasso sul decennale si attesta al 4,03%. Il differenziale della Spagna termina a 283 punti base col rendimento dei Bonos al 4,28%.IL TRACOLLO DI TOKYO: -7,32%Dal traguardo dei 16mila punti al tracollo da 1.143,28 punti: la Borsa di Tokyo ha accusato oggi la peggiore perdita in oltre due anni, scontando il pacchetto di fattori combinati che vanno dalle valutazioni del presidente della Fed, Ben Bernake, alle turbolenze sui tassi a lungo dei titoli di Stato (che hanno colpito i titoli immobiliari), ai deboli dati sulla produzione in Cina e al calo del dollaro che ha penalizzato le azioni del comparto degli esportatori.In termini percentuali, il -7,32% di oggi è il peggiore dato dal -10,55% del 15 marzo 2011, registrato pochi giorni dopo il pesante sisma/tsunami che colpì il nordest del Giappone, con la crisi nucleare di Fukushima. Scambi boom (pari a 7,655 miliardi di azioni) e controvalore record (5.837 miliardi di yen).A dare il via alle turbolenze, l'intervento al Congresso Usa di Ben Bernanke: il numero uno della Federal Reserve ha lanciato segnali ambigui sulla exit strategy dalle politiche monetarie ultra espansive di fronte alla ripresa dell'economia americana. L'indice Nikkei, col rafforzamento del dollaro a 103 yen, è salito a un'ora dall'avvio di seduta a 15.942,60 punti (+2%), al massimo intraday. Poi, i tassi sui Jgb a 10 anni si sono portati all'1%, malgrado l'allentamento monetario quantitativo e qualitativo (Qqe) voluto dalla BoJ per centrare il target di inflazione del 2% in due anni. L'istituto centrale è stato costretto a intervenire con un'iniezione di liquidità da 2mila miliardi di yen per "stabilizzare i mercati" dei titoli di Stato contro l'eccessiva volatilità. In aggiunta, il deludente dato Pmi sulla Cina di HSBC, sceso inaspettatamente sotto quota 50 e ai minimi degli ultimi sette mesi, ha rilanciato i timori sull'economia di Pechino, spingendo i realizzi trasformatisi in breve in panic selling. La correzione dei listini nipponici, secondo le valutazioni degli analisti tecnici, era nelle cose con il +50% da inizio anno e il +7,5% accumulato sopra la media mobile sui 25 giorni. La questione è come 'contenere' le turbolenze, visti gli inevitabili riflessi su scala globale.
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