lunedì 21 febbraio 2022
I dettagli dei conti collegati a 30mila clienti internazionali della banca svizzera sono contenuti nei nuovi "leak" finiti nelle mani del giornale inglese
Capitali "sospetti" nella banca svizzera secondo "The Guardian"

Capitali "sospetti" nella banca svizzera secondo "The Guardian" - Archivio

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Clienti coinvolti in torture, traffico di droga, riciclaggio di denaro, corruzione e altri gravi crimini. Sono quelli che, secondo una massiccia fuga di informazioni, avrebbero conservato la loro ricchezza nascosta nei conti di Credit Suisse. I dettagli dei conti collegati a 30mila clienti internazionali della banca svizzera sono contenuti nei nuovi leak finiti nelle mani di The Guardian, che smascherano una ricchezza di oltre 100 miliardi di franchi svizzeri (circa 80 miliardi di dollari). La fuga di notizie indica i diffusi fallimenti della due diligence da parte del Credit Suisse, nonostante i ripetuti impegni dell'istituto a eliminare i clienti dubbi e i fondi illeciti. Secondo The Guardian - parte di un consorzio di organi di informazione a cui è stato concesso l'accesso esclusivo ai dati - tra i clienti figurano un trafficante di esseri umani nelle Filippine, un boss della Borsa di Hong Kong incarcerato per corruzione, un miliardario che ha ordinato l'omicidio della sua fidanzata pop star libanese e dirigenti che hanno saccheggiato la compagnia petrolifera statale venezuelana, nonché politici corrotti dall'Egitto all'Ucraina.

L'enorme quantità di dati bancari è trapelata da un informatore anonimo che si è rivolto al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. Credit Suisse ha replicato che le rigide leggi sul segreto bancario della Svizzera le hanno impedito di commentare affermazioni relative a singoli clienti. «Credit Suisse respinge fermamente le accuse e le deduzioni sulle presunte pratiche commerciali della banca», ha affermato la banca in una nota, sostenendo che le questioni scoperte dai giornalisti si basano su «informazioni selettive estrapolate dal contesto, che danno luogo a interpretazioni tendenziose dell'attività svolta dalla banca». L'istituto ha anche affermato che le accuse erano in gran parte relative al passato, in alcuni casi risalenti a un'epoca in cui «le leggi, le pratiche e le aspettative degli istituti finanziari erano molto diverse».

Anche se alcuni conti nei dati fossero aperti già negli anni '40, puntualizza però The Guardian, più di due terzi sono stati aperti dal 2000. Molti di questi erano ancora aperti nell'ultimo decennio e una parte rimane aperta oggi. L'inchiesta, partendo da questi file, è stata poi condotta dall'Organized Crime and Corruption Reporting Project (Occrp), consorzio di 47 media internazionale cui per l'Italia ha partecipato "La Stampa".

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