lunedì 21 giugno 2010
Tra meno di 24 ore i lavoratori dello stabilimento campano saranno chiamati ad esprimersi sull'accordo cui Fiat ha subordinato l'investimento di 700 milioni di euro. E nello stabilimento palermitano le tute blu incrociano le braccia per protesta contro le parole di Marchionne: «Non siamo fannulloni».
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Grande attesa a Pomigliano d'Arco per il referendum che domani dovrebbe portare in fabbrica i 5.133 tra operai ed impiegati dello stabilimento, chiamati ad esprimersi a favore o contro l'accordo tra Fiat e sindacati. I seggi, che apriranno alle otto di domani mattina, si chiuderanno alle 21, dopodichè si procederà alle operazioni di spoglio delle schede. E mentre si attende il d-day, come lo ha definito qualcuno, ai lavoratori sono stati consegnati i dvd realizzati dal direttore dello stabilimento, Sebastiano Garofalo, nel quale si spiegano i termini dell'accordo. Tra i due schieramenti, intanto, si continua la propria campagna referendaria in queste ultime ore che separano i lavoratori dalle urne. «Il referendum deve essere svolto nella massima tranquillità e trasparenza», spiega Gerardo Giannone, delegato Fim, che lancia anche un appello a Cgil, Cisl e Uil regionali e provinciali: «Vengano in fabbrica per dare maggiore prova e sostegno ai lavoratori. Ma inviterei anche la Fiat a far entrare nello stabilimento i rappresentanti della stampa, per farli assistere allo svolgimento ed allo spoglio delle schede». Dal fronte del «no», invece, lo Slai Cobas annuncia di aver attivato un intero pool di giuristi ed avvocati per annullare l'accordo e il referendum. «Dal punto di vista anche procedurale ci sono state irregolarità - spiega Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale - quindi i legali sono al lavoro per annullare il tutto»Tensione anche a Termini Imerese (Palermo). Questa mattina, dopo una riunione dei delegati sindacali, le tute blu hanno incrociato le braccia dalle 9.20 alle 10.20. A scatenare la rabbia degli operai, sono state le parole pronunciate nei giorni scorsi dall'amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne secondo cui i lavoratori avrebbero scioperato, lunedì scorso, solo per riuscire a vedere la partita dell'Italia contro il Paraguay. «Marchionne -  il delegato Fiom Cgil, Roberto Mastrosimone- ci ha praticamente considerati dei "fannulloni" e noi non lo accettiamo. Forse ha dimenticato che è stato lui ad avere annunciato la chiusura del nostro stabilimento. Noi vogliamo lavorare, ma è la Fiat che non ci permette di farlo, dal momento che il Lingotto ha deciso di chiudere e di lasciare sul lastrico più di 2.200 persone portando alla rovina migliaia di famiglie». Una nuova assemblea delle tute blu dello stabilimento di Termini Imerese è fissata oggi pomeriggio dalle 17.50 alle 18.50 per gli operai del secondo turno. Sono infuriati i lavoratori e i sindacati. Sanno che la Fiat se ne andrà a fine 2011 e si sentono pedine della partita che Marchionne sta giocando a Pomigliano d'Arco. «La Fiat - dice Vincenzo Comella della Uilm - non può abbassare in questo modo il livello della discussione. Sappiamo che ciò è funzionale agli effetti contrattuali della battaglia in corso a Pomigliano. Noi, però, non accettiamo che si screditino gratuitamente lavoratori e sindacati».
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