venerdì 22 aprile 2022
Il ministro Garavaglia: servono 250mila lavoratori. Con Sos Lavoro si favorisce l'incontro domanda-offerta. Mentre continuano gli investimenti e le assunzioni. L'enoturismo riprende il largo
Molti italiani preferiscono gli agriturismi

Molti italiani preferiscono gli agriturismi - Archivio

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Segnali di ripresa nel settore turistico. Sono 11,5 milioni di italiani che hanno scelto di mettersi in viaggio per una vacanza approfittando delle festività di Pasqua, ma anche del vicino ponte del 25 aprile. È quanto emerge dall'analisi Coldiretti/Ixè che evidenzia una ripresa del turismo pasquale dopo due anni di limitazioni e confinamenti a causa della pandemia. Considerate le tensioni internazionali legate alla guerra in Ucraina, Coldiretti spiega che la meta preferita resta il Belpaese, scelta dal 95% degli italiani, con quasi uno su tre (29%) che resterà addirittura all'interno della propria regione di residenza, con una vacanza quasi a chilometro zero. Secondo l'indagine, solo una minoranza farà un viaggio in Europa, mentre in pochissimi si spingeranno oltre, tra America, Asia e Oceania. E segnali di ripresa arrivano anche dal turismo straniero, un comparto strategico per il settore, che i due anni di pandemia hanno gravemente penalizzato. Sul podio delle destinazioni più gettonate salgono a pari merito il mare e le città, con il 32% delle preferenze, seguiti da montagna (20%) e campagna (17%). Con la crisi che pesa sulle tasche dei cittadini, gli alloggi più gettonati diventano però le case di parenti e amici, indicate dal 32% degli italiani, che superano gli alberghi, scelti dal 26% dei vacanzieri, mentre al terzo posto si piazzano gli agriturismi, spinti dalla voglia di stare all'aria aperta, ma anche della riscoperta del buon cibo. Una boccata d'ossigeno per un comparto a cui sono riconducibili - almeno fino a prima della pandemia -oltre il 5% del Pil e il 6% dell’occupazione. Tuttavia la nota dolente resta la mancanza di personale. «Nei prossimi mesi di quest'anno, il fabbisogno dei lavoratori stimati nel settore del turismo è di circa 250mila unità, quindi una necessità molto molto rilevante. Sull'esigenza di soddisfare tale bisogno incide il reddito di cittadinanza, soprattutto nei casi di rapporto di lavoro temporaneo stagionale in cui l'ammontare dei redditi e l'instabilità del rapporto di lavoro non risultano sempre allettanti a fronte del reddito di cittadinanza percepito». Lo ha detto il ministro del Turismo Massimo Garavaglia rispondendo al question time alla Camera, sottolineando la necessità di «rivedere la disciplina del reddito di cittadinanza in modo da rimodularla per agevolare l'effettivo inserimento dei disoccupati nel modo del lavoro piuttosto che fornire loro una fonte di reddito non finalizzato in concreto a tale scopo». Forte preoccupazione anche di Conflavoro Pmi in merito alla carenza di lavoratori stagionali e alle difficoltà del settore del turismo. «Quello di Pasqua è stato un turismo interno
mordi e fuggi, facilmente gestibile a causa della limitata presenza di flussi turistici provenienti dall'estero che ha attenuato il problema della mancanza di personale qualificato. Carenza che si prevede provocherà già nelle prossime settimane importanti disagi», ha spiegato Corrado Della Vista, presidente di Conflavoro Pmi Rimini e delegato nazionale per la Promozione e accoglienza del territorio. L'auspicio é quello di una riforma generale del settore attraverso l'introduzione di tavoli tematici tra associazioni di categoria e governo allo scopo di attrarre i futuri lavoratori, avviando corsi di formazione continua fin dalle scuole. «Prima della pandemia i lavoratori stagionali lavoravano in maniera continuativa per sei/sette mesi e usufruivano dell'indennità di disoccupazione, la Naspi, per il restante periodo. Oggi dato che molte aziende hanno chiuso o si trovano in uno stato di incertezza economica, non sono più in grado di garantire alcuna continuità. Il risultato - ha aggiunto Della Vista - è che la maggior parte dei lavoratori stagionali è costretta a cambiare occupazione, abbandonando il settore». È quindi urgente, secondo Conflavoro Pmi, che associa oltre 2mila strutture alberghiere, studiare formule e strumenti che incentivino lo sviluppo costante nel tempo di un tessuto imprenditoriale che in Italia è insostituibile.

Tni Italia lancia Sos Lavoro

Sos Lavoro. Questo il nome della nuova iniziativa di Tni Italia-FederTerziario, sindacato del mondo della ristorazione e ricettività, che si pone l'obiettivo di favorire l'incontro tra domanda e offerta nel settore Horeca. Si tratta di uno sportello virtuale, aperto 24 ore per 365 giorni l'anno, rivolto a chi è a caccia di lavoro in ristoranti, bar, alberghi. È possibile inviare il curriculum e mettersi in contatto direttamente
con le aziende iscritte a Tni Italia in cerca di personale. Il cv può essere inviato a info@tnitalia.it, mentre per accedere allo sportello basta collegarsi al sito www.tnitalia.it e scrivere un messaggio nella chat Sos Lavoro. «Il mondo del turismo non trova personale? Vero, ma anche noi, imprenditori del mondo della
ristorazione e ricettività, dobbiamo e possiamo fare la nostra parte. Per questo - ha sottolineato Raffaele Madeo, presidente di Tni Italia-FederTerziario - abbiamo voluto lanciare questa iniziativa, che vuole dare una mano sia a chi cerca lavoro, sia alle attività che, in vista della stagione estiva, non trovano personale e che hanno bisogno soprattutto di cuochi, aiuto cuochi e personale di sala». «Come addetti ai lavori - ha proseguito il presidente - ci sentiamo in dovere di smentire alcuni luoghi comuni, come aper esempio il fatto che i giovani non siano più interessati al mondo della ristorazione e che preferiscano il reddito di cittadinanza per gli stipendi troppo bassi». Non è così. «Prima di tutto - ha fatto presente Madeo - applichiamo il nuovo contratto del turismo, che prevede una tariffa minima oraria adeguata alla mansione. Un cuoco può arrivare a guadagnare 2mila euro al mese, un cameriere 1.500 euro. Per far ripartire le assunzioni nel settore anche il governo deve fare la sua parte, reintroducendo i voucher lavoro, con un valore di almeno dieci euro netti l'ora (e non lordi, come era prima). Uno strumento che in questa situazione di incertezza consente alle imprese di assumere e contrastare il lavoro nero». Inoltre le scuole che formano ci sono e sappiamo per esempio dall'istituto Buontalenti di Firenze, da dove escono 240 diplomati l'anno, che le iscrizioni aumentano». «In questa specifica realtà fiorentina - ha confermato il vicepreside dell'Istituto Adriano Ariani - siamo passati dalle 183 iscrizioni dell'anno scolastico 2020/2021 alle 232 del 2022/2023, con un incremento di quasi il 27%. E le imprese del turismo, alla ricerca di personale che non trovano, ci contattano. Le richieste sono aumentate in modo esponenziale».

Si continua a investire, ad assumere e a formare

Erqole, società del gruppo svedese QarIbo AB, rafforza i propri investimenti in Toscana, con l’aiuto di "Invest in Tuscany", la struttura regionale che si impegnerà a cercare partner in questa avventura, e con il sostegno di Regione Toscana e del Comune di Monte Argentario, che con la società hanno firmato un’intesa. Il progetto si chiama “Fabbriqa”. L’azienda italiana del gruppo, specializzata in progetti di ospitalità, recupererà l’area cittadina dell’ex stabilimento Cirio, per farne una struttura turistico-ricettiva di lusso, e, sempre in Toscana, a Porto Ercole, all’Argentario, rilancerà l’hotel Don Pedro, che assumerà il nome di “La Roqqa”. L’accordo a tre, della durata di due anni e che punta a raffortzare la presenza dell’azienda in tutta la Toscana, è stato siglato dal presidente della Toscana Eugenio Giani, dal sindaco di Monte Argentario Francesco Borghini e dall’imprenditore svedese e fondatore di Erqole srl Conni Jonson.

Intanto il Consiglio di amministrazione di Hnh Hospitality, tra i principali operatori indipendenti italiani nel settore dell’Hotellerie a 4 e 5 stelle, ha approvato i risultati di bilancio per l’anno fiscale chiuso al 31 ottobre 2021. Nel dettaglio, Hnh ha registrato un volume degli affari complessivo delle gestioni dirette pari a 34,8 milioni di euro che, se confrontato con quello dell’esercizio precedente (21,4 milioni), risulta in crescita del 62,3%. L’Ebitda è stato pari a 3,5 milioni di euro – con un Mol civilistico, al netto degli aiuti di Stato, di 1,8 milioni – mentre l’utile ha raggiunto 1,4 milioni. Dopo le assunzioni fatte e in corso a Milano, dove verranno raggiunti i 45 collaboratori diretti, sono iniziate le selezioni in Sicilia per la prossima apertura a Mazara del Vallo (Almar Giardino di Costanza), dove sono previste 60 nuove assunzioni. A questo scopo, negli ultimi mesi il Gruppo Hnh ha organizzato due career day a Verona e Milano, presso le proprie strutture, durante le quali hanno incontrato quasi 200 candidati. Le posizioni ricercate al momento sono tutte quelle legate all’area alberghiera, in particolare persone da inserire in reception, ristorazione e cucina. La mail per le candidature è: job@hnh.it.

Dopo la pandemia, invece, il settore dei bar e dei locali punta sugli eventi. E sulla formazione di barman Pr. «Bar e locali sono le attività più colpite dalle restrizioni degli ultimi due anni – ha precisato Luca Malizia dal centro di formazione Barman Pr, che ha creato con Ilias Contreas, suo socio già nella Mixology Academy - e il 30% di quelli ancora aperti è sull’orlo del baratro. Chi punta sugli sconti ha già perso. Oggi la sfida è battere la concorrenza. Noi proponiamo il metodo Barman Pr che può portare a guadagnare 300 euro all’ora. Si tratta dell’evoluzione dei diffusissimi guest shift dei barman famosi, quando invitano ospiti di fama ad animare le loro serate». Per avere informazioni su come partecipare ai corsi è sufficiente compilare il modulo presente su https://www.barmanpr.it/corso/.

L'enoturismo italiano riprende il largo

Il turismo del vino italiano è gestito dalle donne e si diversifica nelle varie parti d’Italia sia nei servizi offerti che nel tipo di clientela. È soprattutto nel Centro-Sud che si cerca con creatività di diversificare le tipologie d’offerta mentre nel Nord Ovest c’è un turismo più ricco e di stranieri, ma solo il 18% dei visitatori spende più di 100 euro. Per le piccole e medie imprese l’attività enoturistica è fondamentale e pesa per il 14% e il 12% sul fatturato totale. Il Covid ha segnato una forte battuta d’arresto, ma per la maggioranza dei sindaci dei territori enoturistici italiani la situazione pre-pandemica è alle porte. L’idea generale è che torneremo presto ai grandi numeri del 2019 (erano 14 milioni le visite, 2,5 miliardi di euro il giro d’affari; fonte XVII Rapporto Città del Vino) e questo risultato, secondo il 57% dei sindaci delle Città del Vino, si realizzerà a livello nazionale entro il 2022; per i più “pessimisti”, invece, dovremo attendere il 2023. Nel frattempo il turismo del vino è stato costretto a riposizionarsi, ma appropriandosi di nuovi valori e stili, orientato sempre più verso gli spazi aperti, la comunicazione in social network, la formula di esperienza a tutto tondo: la cantina, il vino, l’ambiente, il paesaggio, il borgo, la piazza, la ristorazione, l’offerta culturale e di tempo libero. In una parola: il territorio. Queste le principali novità scaturite dalla nuova indagine dell’Osservatorio nazionale “Città del Vino”. I territori top five sono nell’ordine: Toscana, Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Guidano la classifica del sud, al sesto e settimo posto, la Sicilia e la Puglia. Invece i principali fattori di attrattività sono di contesto: la cultura e l’arte, il paesaggio, a seguire la qualità e la notorietà dei vini, la capacità di accogliere gli stranieri e la varietà dei territori. Invece nella relazione con la filiera sono ritenute molto utili la formazione del personale, i corsi di accoglienza e degustazione, ma anche i servizi commerciali e di marketing per lo sviluppo dell’enoturismo, i corsi di lingue straniere e sulle competenze digitali. Sulla governance i punti di forza espressi dalle Città del Vino sono: la varietà di vitigni e vini (97%), i paesaggi e la bellezza dei territori (96%), la varietà e la qualità gastronomica (95%) e i contesti storico-artistici (90%). Sono da migliorare, tuttavia, la formazione del personale enoturistico in ambito informatico (92%), l’organizzazione dei servizi turistici (85%) la capacità di accogliere gli enoturisti stranieri (77%). Per i sindaci delle Città del Vino i fattori chiave per il rilancio enoturistico nel 2022 sono la gestione della sostenibilità ambientale, economica e sociale (93%), la tutela del paesaggio rurale (91%), l’accessibilità dei territori - strade, parcheggi, servizi per disabili – (89%), la connettività capillare a banda larga (80%) e la pianificazione territoriale e urbanistica (75%); che sono poi i settori di maggior impegno delle Città del Vino per migliorare la loro attrattività. La presenza delle donne nelle imprese del vino si concentra nel marketing e comunicazione, dove sono l’80% degli addetti, nell’enoturismo e nelle altre attività turistiche dove sono rispettivamente il 76-75% degli occupati. Prevalgono leggermente anche nel commerciale (51%) mentre nel vigneto e in cantina la loro quota crolla al 14%. Possiamo dire quindi che il gentil sesso trasforma il vino tricolore in euro. Nella fase post Covid le donne crescono anche fra i visitatori delle cantine benché non come i millennials che hanno fatto un autentico boom. La maggior presenza di enoturisti donne ha determinato persino la nascita di proposte ad hoc che sono concentrate a Sud (58%) e nelle grandi cantine (77%). Attualmente la wine hospitality si concretizza, nel 99% dei casi, dalla degustazione a cui si associano la vendita diretta (96%) e la visita guidata degli impianti produttivi (94%). Fra le cantine, c’è una percentuale del 33-40% che offre anche pasti, pernottamenti o altre attività di tipo agrituristico, anche organizzate in soggiorni a tema. Meno del 20% del totale ha cercato di organizzare qualcosa di davvero particolare come un corso di cucina oppure una esperienza di vendemmia. Le più restie a implementare l’offerta enoturistica “basic” con elementi accessori sono le cantine del Nord Ovest mentre le più strutturate sono nel centro Italia dove la visita con assaggio è spesso arricchita dall’offerta di prodotti tipici, trekking, escursioni ai centri d’arte nei dintorni, corsi di cucina e benessere. La forbice fra aree d’Italia dove l’accoglienza in cantina è più diversificata e quelle dove si esprime su modelli ripetitivi, anche se forse con standard eccellenti, rischia di aggravarsi nel futuro. Infatti nel Nord si registra una scarsa propensione a uscire dallo schema visita + assaggio e vendita (42% nel Nord Est e 47% nel Nord Ovest) mentre il 62% delle cantine del Sud progetta di aumentare il numero delle esperienze che offre. Nel 77% delle grandi cantine vengono organizzate attività ad hoc per i turisti stranieri, circostanza prevedibile vista la loro maggiore presenza nei mercati esteri. La maggior presenza di turisti stranieri la scopriamo nel Nord Ovest (45%) o nel Sud e isole (29%); al centro dominano gli italiani di altre regioni (45%) e al Sud l’enoturismo è più regionale (32%). Le top 5 nazionalità per il turismo straniero vede la Germania prima, seguita da Svizzera, Paesi Bassi, Belgio e Austria. Pesa, su questo risultato, la crisi del turismo statunitense in Toscana, circostanza che ha privato la regione capofila del turismo del vino italiano, della sua tradizionale clientela alto spendente. Questo spiega anche perché l’analisi del valore medio degli scontrini delle cantine veda in testa il “Piemonte e dintorni” e il centro Italia solo in seconda posizione seguito dal Nord Est. In linea generale, la segmentazione delle proposte enoturistiche – per prezzo e impegno organizzativo - è costruita dalle imprese del vino in base a logiche diverse: a nord si basa sulla capacità di spesa dei clienti, al centro, più correttamente, sulla motivazione di viaggio. Scelta che mostra un lodevole attitudine “customer oriented”. L’enoturismo appare più destagionalizzato nel Nord Ovest – probabilmente anche grazie all’abbinamento con il tartufo, mentre scendendo verso Sud sembra più concentrato sui mesi estivi. Comunque solo l’8% delle cantine italiane è aperta tutto l’anno.


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