Il tavolo sull'automotive tenutosi ieri al Mimit - Ansa
Se in un tempo non troppo lontano si promettevano un milione di posti di lavoro, oggi l’obiettivo (complesso, considerati numeri e incentivi attuali) è quello del milione di auto da produrre in Italia. È a questo dato che restano appesi i pur confessabili sogni e le ambizioni del tavolo sull’automotive tenutosi ieri al Mimit, che ha visto confrontarsi tutti i protagonisti del comparto, imprese, Regioni, sindacati ed Anfia, davanti ad un ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che per primo ha alzato l’asticella. A pochi giorni dall’annuncio del presidente serbo Vucic sulla nuova Panda elettrica che Stellantis ha deciso di produrre in Serbia, i rappresentanti dei lavoratori chiedono risposte concrete su investimenti, modelli, transizione verso l’elettrico. Urso ha assicurato che il governo avrebbe risorse importanti per la transizione e per gli incentivi, risorse riservate alla produzione delle vetture in Italia. E Stellantis ha confermato «l’ambizione di produrre un milione di veicoli all’uscita del piano Dare Forward 2030», ribadendo «la centralità dell'Italia nella strategia globale del Gruppo». E se l’obiettivo-milione non fosse abbastanza, per l’ottimista Urso si può puntare ancora più in alto. «Stiamo lavorando affinché altre case automobilistiche si insedino nel nostro Paese, così che tra la produzione di Stellantis di un milione di veicoli da qui a qualche anno, e quella delle altre, si possa superare la cifra di un milione e mezzo», ha rilanciato il ministro, sottolineando che «questa cifra sarebbe importante e significativa per sostenere al meglio tutta la filiera italiana».
Come fare? Già il tavolo di ieri, per Urso, ha rappresentato «un punto di svolta» per «invertire il declino produttivo registrato negli ultimi anni in Italia. L'anno scorso sono state prodotte in Italia appena 450mila autovetture a fronte di un milione e 400mila immatricolazioni e l'80% degli incentivi sono finiti ad auto prodotte all'estero, anche da Stellantis. Questo non può più accadere », ha osservato il ministro. Poi, certo, resta il non trascurabile dettaglio della necessità di passare dalle parole ai fatti. «Abbiamo detto al ministro che da due anni chiediamo concretamente un piano di sviluppo sia per i volumi sia per l’occupazione. Speriamo che non sia l’ennesimo annuncio perché ormai stiamo affogando negli annunci. Ora è determinante il piano operativo – ha fatto notare Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl –. Stellantis ci spieghi concretamente quali sono le condizioni stabilimento per stabilimento. Non partiamo dall'anno zero perché alcuni hanno già delle assegnazioni. Per altri è necessario definire i tempi e i modelli», ha aggiunto Uliano. Quanto all’obiettivo dei volumi, «si fa presto a dire un milione, ma questo vuole dire raddoppiare le produzioni».
Netta anche la posizione della Fiom-Cgil: «Per la Fiom l'obiettivo da raggiungere è di 1 milione di autovetture e non meno di 300mila veicoli commerciali leggeri, da verificare nel concreto, visto che le lavoratrici e i lavoratori di quasi tutti gli stabilimenti sono in cassa integrazione. Abbiamo la necessità di confrontarci per verificare gli investimenti di Stellantis dal momento che dal 2014 ad oggi abbiamo perso più 11.500 lavoratori». «Il piano di produrre un milione di veicoli è ambizioso ma abbiamo chiesto come si concilia con la Cig e la prospettiva degli stabilimenti. Su questo nessuno ci ha risposto», ha osservato anche il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.
Secondo il responsabile di Corporate Affairs Italia di Stellantis, Davide Mele, «sono cruciali una serie di fattori abilitanti specifici, come la cancellazione dell'impatto della normativa Euro 7 per la continuazione della produzione di modelli accessibili in Italia, gli incentivi adeguati per i clienti di veicoli elettrici per sostenere il mercato e lo sviluppo della rete di ricarica, e il miglioramento della competitività industriale di Stellantis e dei fornitori italiani, incluso il costo dell’energia». Da Stellantis, insomma, le richieste al governo non mancano. Servirà qualcosa più di un tavolo per rendere concreti numeri e ambizioni.