sabato 30 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
S ono passati più di sette anni da quando fu presentato, a nome dei senatori Fleres, Germontani, Ferrara e Piscitelli, il disegno di legge 'Disposizioni in materia di educazione finanziaria'. Il tema era stato pertanto già affrontato e intuito ben prima delle attuali crisi del sistema bancario. Di questo va dato merito ai relatori, così come va apprezzato il lavoro della Commissione presieduta dal senatore Mauro Marino, che ha presentato a fine 2015 un disegno di legge su 'Norme per l’educazione alla cittadinanza economica'. Ci si attendeva però dopo sette anni di lavoro in due legislature, una qualche messa a terra del tema. Invece, inattesa, nei giorni scorsi è comparsa una nuova proposta di legge, presentata da Maurizio Bernardo, presidente della Commissione Finanze della Camera, che si occupa di misure atte a migliorare la diffusione di informazioni volte a promuovere la conoscenza e l’acquisizione delle competenze di base sulla gestione del risparmio privato. Oggi discutere per quasi otto anni di un tema che a livello internazionale è stato ampiamente affrontato e evidenzia scarsa percezione sull’urgenza ed importanza di aiutare i cittadini a comprendere le loro necessità economiche. Le esperienze internazionali hanno infatti largamente dimostrato che: 1. L’educazione finanziaria efficace non è un corso ma un percorso di accompagnamento, che assiste nel corso del tempo l’utente a definire e realizzare progetti di vita personali e familiari. Per valutarne l’efficacia, bisogna predisporre sistemi di misura. 2. L’oggetto è il benessere collettivo, tema di politica sociale, e pertanto il modello non può essere veicolato dal pubblico o dal privato ma solo da una rete nella quale pubblico e privato cooperino mettendo al centro il benessere del cittadini. 3. L’educazione efficace non è finanziaria ma complessiva, e deve supportare le scelte dei cittadini in tema di budgeting, debiti, protezione assicurativa, pensione e risparmio ed investimenti finalizzati a perseguire i propri obiettivi. 4. Laddove vi siano (ed è questo il caso) norme tecniche di qualità che descrivono l’educazione fatta a regola d’arte e definizioni operative su cosa è o non è educazione finanziaria, mettersi a 'reinventare la ruota' non appare consigliabile. 5. Sebbene siano rilevanti programmi educativi per giovani e studenti, oggi la crisi di welfare richiede programmi specifici per adulti. 6. Popolazioni particolari richiedono programmi specifici: i cittadini più vulnerabili (migranti, disabili, inoccupati…) devono ricevere programmi ad hoc. 7. La parola d’ordine di un programma di educazione finanziaria deve essere 'efficacia'. Se, dopo tante riflessioni, quanto sopra non viene ritenuto sufficiente, sarebbe interessante conoscerne i motivi. © RIPRODUZIONE RISERVATA risparmio dietro le quinte
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: