lunedì 31 ottobre 2016
Una ricerca di Pwc analizza il livello di occupazione, scolarizzazione e formazione professionale. L'Italia si piazza in fondo alla classifica su 35 Paesi. In cima Svizzera, Germania, Austria
Italia ultima tra i Paesi Ocse per giovani e lavoro
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Ultima su un totale di 35 Paesi presi in esame, con una performance addirittura peggiore della tanto malmessa Grecia. E’ l’Italia che troppo spesso non garantisce un futuro lavorativo ai suoi giovani. A far indossare la maglia nera al Belpaese è lo studio Young Workers Index elaborato dalla multinazionale della consulenza aziendale Pwc. Questo indice si ottiene analizzando tre parametri chiave (il livello di occupazione, quello di scolarizzazione e il tasso di formazione professionale dei giovani tra 15 e 24 anni nei paesi Ocse) e collegando i risultati al potenziale economico.

Perché l'Italia è maglia nera

L’Italia paga indubbiamente un alto livello di senza impiego tra le ultime generazioni (che sfiora il 40%), un gap ancora ampio tra scuola e lavoro e un elevato numero di Neet. Al contrario dei tre Paesi in cima alla classifica - Svizzera, Germania ad Austria – che hanno saputo mantenere bassi livelli di disoccupazione giovanile dopo la recessione globale (un risultato dei sistemi educativi che promuovono formazione professionale ed apprendistato) ed hanno consentito di minimizzare la componente di giovani rimasta esclusa dal mercato del lavoro. "Nello studio abbiamo identificato tre leve chiave che caratterizzano il mercato del lavoro nei Paesi con le migliori performance - spiega Francesco Ferrara, Partner di PwC -. Innanzitutto, un sistema educativo duale come quello tedesco, che combina educazione scolastica e formazione professionale così da offrire molteplici opzioni per i giovani nella loro transizione al mondo del lavoro. Secondariamente anche un differente approccio da parte delle aziende rispetto all`ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, con iniziative come brevi esperienze professionali, mentoring e consulenza mirata a supporto dell`engagement dei giovani e della loro preparazione. Infine, anche l'attenzione all'inclusione sociale attraverso forme di recruiting innovative è importante per mitigare le barriere che più ostacolano l`ingresso nel mondo del lavoro di giovani provenienti dai contesti socio-economici meno avvantaggiati".

Il potenziale di crescita bruciato

L’Italia è in coda. Ma proprio per tale ragione avrebbe il più alto potenziale di crescita se riuscisse a collocare la sua forza giovane. L'Italia è uno dei Paesi che potrebbe beneficiare di più della riduzione del numero di giovani tra i 20-24 anni non iscritti a scuola, non occupati e non in formazione professionale (i Neet, appunto). Se in Paesi come Regno Unito, Usa e Francia deriverebbe uno slancio economico pari al 2-3% del Pil in Italia, Turchia, Spagna e Grecia la spinta addizionale sarebbe addirittura del 7-9%. L’equivalente di 140 miliardi che, invece, nel Belpaese vengono bruciati.

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