sabato 16 giugno 2018
Di Maio prova ad accelerare sulle misure occupazionali del testo da portare in Consiglio dei ministri: tornano le tre causali e i rinnovi scendono da cinque a quattro
Stretta sui contratti precari e più tutele ai fattorini
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Un tavolo con le Regioni da convocare tra 7-10 giorni al massimo per impostare l’opera con cui si punta a potenziare i centri per l’impiego; la definizione di una serie di provvedimenti per aumentare paga e tutele per i riders; un aumento degli ostacoli normativi per evitare un abuso di contratti a tempo determinato. Sono i tre fronti principali del 'capitolo lavoro' che sta predisponendo Luigi Di Maio. Gli ultimi due interventi, inoltre, rientreranno in quel pacchetto di misure denominato dal superministro del M5s «decreto dignità». Il vicepremier pentastellato prova a dare così un’accelerazione ai dossier occupazionali più caldi. La deadline è la fine del mese di giugno. Si punta a chiudere in due settimane per ottenere il prima possibile la riconversione del testo da parte del Parlamento. E sui tempi stretti si tiene conto anche della pausa estiva dei lavori delle Camere.

Andando con ordine, ieri il ministro del Lavoro ha dato il via libera al suo staff per organizzare una riunione con gli assessori regionali in cui fare il punto sullo status attuale dei centri per l’impiego. L’incontro servirà a impostare «un progetto organico di ristrutturazione» di strutture teoricamente deputate a far incontrare domanda e offerta di lavoro. «Non abbiamo una banca dati nazionale per far incrociare i due fronti del mercato, è stata fatta solo per Garanzia giovani», ha affermato Di Maio nei giorni scorsi. La cifra pronta a essere stanziata per l’attività propedeutica al reddito di cittadinanza è di 2 miliardi di euro. L’intenzione del capo politico M5s è di far rientrare la somma già nel Def. Sul comparto 'lotta al precariato' si va verso una serie di misure che mettano più limiti alla stipula dei contratti di lavoro a tempo determinato. Verranno reintrodotte le causali, precisamente tre, che Giuliano Poletti aveva eliminato: ragioni tecnico produttive, sostitutive, organizzative. Si abbassa anche il tetto per i rinnovi che passeranno da un massimo di 5 a 4. «L’obiettivo è evitare contratti di durata troppo breve», si spiega. Se rendere più dura la vita alle imprese che eccedono in contratti a termine comporterà un aumento delle assunzioni stabili, però, è tutto da vedere. Per questo motivo nell’entourage di Di Maio non si escludono interventi sul piano fiscale «che rendano molto più conveniente di adesso per il datore di lavoro il ricorso ai contratti a tempo indeterminato».

Infine, i riders. Cioè la categoria che il superministro ha voluto incontrare per prima all’indomani del giuramento del governo gialloverde. Si starebbe andando verso una paga oraria minima tra i 6 e i 7 euro, secondo quanto filtra dal dicastero. «Questi ragazzi avranno finalmente tutte le tutele Inps e Inail, un salario minimo orario e vogliamo espressamente proibire la retribuzione a cottimo», ha promesso Di Maio. L’idea è quella di fare in modo che il destino dei fattorini del cibo a domicilio non sia appeso al cosiddetto «algoritmo », ovvero a quello strumento digitale che dà punti di rating all’addetto in base alla disponibilità fornita di giorni e orari, ai tempi delle consegne e ad altri parametri relativi alle performance. Due giorni fa si è tenuto un nuovo scambio di vedute tramite una «web call» tra Di Maio e i rappresentanti della categoria, a cui dovrebbe seguire un confronto tra governo e piattaforme leader del food delivery. Nel frattempo i riders di Bologna hanno richiamato altri colleghi sotto le Due Torri «per discutere insieme gli sviluppi di questa fase, frutto delle mobilitazioni e dell’organizzazione degli scorsi mesi».

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