sabato 23 ottobre 2021
Il ministro Brunetta ha illustrato ai sindacati le norme su dotazione tecnologica e diritto alla disconnessione. La modalità in presenza dovrà essere quella prevalente
Presentate le linee guida dello smart working per i dipendenti pubblici

Presentate le linee guida dello smart working per i dipendenti pubblici - Reuters

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Rotazione del personale, per garantire i servizi ai cittadini, diritto alla disconnessione per almeno undici ore e dotazione tecnologica fornita dal datore di lavoro. Sono questi tre dei punti chiave delle linee guida sullo smart working degli statali presentate ieri dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ai sindacati. Una rivoluzione che punta, dopo lo stop al lavoro agile in maniera emergenziale scattato il 15 ottobre per 700mila dipendenti (su un totale di 3,2 milioni di statali), ad introdurre una nuova modalità "ibrida" di lavoro. Con regole precise ma senza vincoli numerici, in termini di presenza. Nella bozza non c’è infatti alcun riferimento al tetto del 15% di lavoratori in smart working ipotizzato in un primo momento. L’obiettivo è quello di rendere la modalità in presenza quella prevalente. Le amministrazioni pubbliche dovranno garantire «l’invarianza dei servizi resi all’utenza» ma anche «un’adeguata rotazione del personale». Non sarà consentito, ad esempio, fare lavoro agile cinque giorni a settimana. Sarà tutelato il diritto alla disconnessione, con un periodo di riposo consecutivo giornaliero non inferiore a undici ore. Non ci sarà un vincolo di orario nell’ambito delle ore massime di lavoro giornaliere e settimanali stabilite dai contratti nazionali. Resteranno inalterati i diritti alla fruizione dei permessi orari previsti dai contratti collettivi, di quelli per particolari motivi personali o familiari, sindacali e previsti dalla legge 104. Nelle giornate in cui si fa smart working però «non sarà possibile effettuare lavoro straordinario, trasferte, lavoro disagiato o svolto in condizioni di rischio».

In caso di problematiche di natura tecnica o informatica che rendano impossibile il lavoro da remoto il dipendente sarà tenuto a darne tempestiva informazione al proprio dirigente che potrà richiamarlo in sede. Per esigenze di servizio il dipendente potrà essere richiamato con un preavviso di almeno un giorno. Per quanto riguarda la dotazione tecnologica sarà a carico del datore di lavoro che dovrà garantire anche la connessione. Espressamente vietato l’uso della connessione internet domestica per servizio. «Durante la pandemia lo smart working è stata una decisione saggia, ma unilaterale del governo. Adesso la competenza organizzativa spetterà, come dev’essere, al datore di lavoro, ossia a ciascuna delle 32mila amministrazioni pubbliche, ma la regolazione avverrà attraverso i contratti» ha detto Brunetta ai sindacati spiegando che le linee guida verrano poi recepite dai contratti. Il primo sarà quello delle Funzione centrali (che prevede non solo il lavoro da casa, in cui essere operativi, restare reperibili e disconnettersi, ma anche la possibilità di lavorare da remoto e dall’estero, sia pur con precisi vincoli di tempo e luogo) poi seguiranno quelli per gli enti locali e la sanità. «Da fine gennaio avremo un lavoro agile strutturato, normato, contrattualizzato e organizzato fuori dall’emergenza» ha concluso Brunetta.

Il metodo è stato apprezzato dai sindacati. «La Cisl apprezza la volontà del ministero di creare una visione d’insieme e trovare soluzioni che passino necessariamente attraverso la contrattazione – ha sottolineato il segretario confederale Ignazio Ganga –. Si tratta di una materia delicata che interessa la conciliazione vita-lavoro, la salvaguardia delle fragilità, il necessario rispetto del diritto alla disconnessione, l’irrinunciabile principio di eguaglianza dei diritti tra lavoratori».

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