giovedì 29 maggio 2014
​Il presidente nel corso dell'assemblea annuale degli industriali sprona il governo a fare le riforme e boccia come imperdonabili le macchie su Expo.
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​È il momento di costruire un'Italia nuova, la disponibilità delle imprese c'è tutta, il governo non deve deluderle e deve fare le riforme di cui c'è bisogno - altrimenti non si aggancia la crescita - passando ai fatti forte anche del mandato popolare che ha ricevuto. Così il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi nel suo intervento d'apertura dell' assemblea annuale dell' associazione degli industriali. Ai sindacati Squinzi dice di guardare al mondo, perché è finito il tempo delle liturgie; poi avverte che i corruttori devono stare fuori, perché fanno male alla comunità e al mercato. Da lui anche la sollecitazione a favorire la contrattazione aziendale virtuosa, che lega i salari ai risultati aziendali.La crescita sperata quest'anno potrebbe non esserci, ma il risultato del voto di domenica fa sperare dando forza alla politica delle riforme, ha detto Squinzi, fiducioso che ora il semestre di presidenza italiana dell'Ue possa essere l'occasione per ridurre gli eccessi dell'austerity. Nella relazione all'assemblea annuale di Confindustria, Squinzi avverte che "anche quest'anno la crescita che vorremmo vedere non ci sarà e, assieme alla crescita, non ci sarà il lavoro", riferendosi al -0,1% del Pil registrato da Istat nel primo trimestre."Il governo può agire con determinazione, con il vento della delegittimazione popolare alle spalle L'azione vivace dell'inizio e un risultato elettorale straordinario come questo del voto ci fanno sperare che la stagione delle riforme istituzionali adesso parta per davvero", ha aggiunto il numero uno di viale dell'Astronomia. Squinzi auspica che il semestre italiano di presidenza dell'Ue, che inizia a luglio, sia l'occasione per ridurre gli eccessi delle politiche di austerity: "L'Italia è il Paese più adeguato e convinto per sostenerlo e ha oggi un mandato forte. Dopo più di cinquant'anni l'Europa deve ripartire nuovamente dallo spirito di Roma".

Un appello forte è arrivato sul tema corruzione. I corrotti devono stare fuori da Confindustria, ha detto Squinzi, che ha definito "imperdonabili" le macchie a Expo."A noi il dovere di difendere la nostra casa dai corruttori che ci danneggiano e di denunciare i corrotti che ci taglieggiano", ha detto Squinzi all'assemblea annuale dell'associazione degli industriali. "Queste persone non possono stare in Confindustria".Il presidente degli imprenditori italiani, riferendosi agli episodi di corruzione nell'ambito dell'Expo di Milano venuti recentemente alla luce, ha detto che "qualsiasi macchia si faccia all'Expo non è grave, è imperdonabile, perché la si fa a danno dell'intero Paese". 

Sul tema del lavoro Squinzi ha chiesto al governo di semplificare e rendere più flessibile il contratto a tempo indeterminato e detassare il salario di produttività anche se nasce da un'iniziativa unilaterale dell'imprenditore. Gli industriali chiedono azioni efficaci per la formazione e il ricollocamento dei lavoratori, e hanno dato la disponibilità al governo a impegnare in questo senso loro fondi, come spiegano rappresentanti di Confindustria.Gli industriali vorrebbero che venisse favorita la contrattazione aziendale che lega i salari ai risultati aziendali: bisogna "consentire di decontribuire e detassare il salario di produttività anche se nasce dall'autonoma decisione dell'imprenditore", ha spiegato Squinzi. Confindustria lamenta ancora difficoltà ad accedere al credito mentre gli investimenti stentano a ripartire e apprezza quindi le misure con cui il governo sta spingendo il nuovo strumento dei minibond.

Confindustria confida in un prossimo intervento della Banca centrale europea che blocchi sul nascere il rischio di eventuali spirali negative legate ad effetti di recessione e deflazione. Il presidente degli industriali ha esortato a un cambiamento di strategia politica economica in Europa affinché "riprenda il passo della crescita", che c'è altrove ma non in Europa. Per questo si deve agire "abbandonando il rigore fine a se stesso che ha giovato e gioverebbe solo a chi è più forte", ha detto Squinzi.

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