giovedì 20 ottobre 2022
Un lavoratore che resta a casa due giorni a settimana spende 400 euro all'anno in più per luce e gas, ma ne "taglia" mille sul trasporto. Le aziende risparmiano 2500 euro
Smartworking: il caro-bollette dimezza il risparmio
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Il caro-bollette incide per circa quattrocento euro l'anno su chi lavora da casa due giorni a settimana, modalità adottata in molte aziende e pubbliche amministrazioni. A fare i conti in tasca agli italiani una ricerca dell'Osservatorio smartworking della School of management del Politecnico di Milano presentata oggi durante il convegno “SmartWorking: Il lavoro del futuro al bivio”.

Nonostante il caro energia però, con le bollette di luce e gas in netto aumento anche per la maggiore permanenza a casa, il saldo per il dipendente medio resta comunque positivo. Il risparmio a conti fatti sarebbe di seicento euro, dato che lo smartworker che lavora due giorni a settimana da remoto risparmia in media circa mille euro all'anno, soprattutto sui costi di trasporto.

La convenienza è senz’altro maggiore per le aziende, secondo i dati presentati dall’Osservatorio: consentire ai dipendenti di svolgere le proprie attività lavorative fuori della sede per due giorni a settimana permette di ottimizzare l'utilizzo degli spazi isolando aree inutilizzate e riducendo i consumi, con un risparmio potenziale di circa cinquecento euro l'anno per ciascuna postazione. Se a questo si associa la decisione di ridurre gli spazi della sede del 30%, il risparmio può aumentare fino a 2.500 euro l'anno a lavoratore.

«Nel complesso lo smartworking comporta una generale riduzione dei costi sia per i lavoratori sia per le aziende che lo adottano» spiega Fiorella Crespi, direttrice dell’Osservatorio del Politecnico, suggerendo che «in questo momento di grave tensione su costi energetici e inflazione, questo risparmio potrebbe essere impiegato per fronteggiare la crisi e sostenere la redditività aziendale e il potere d'acquisto dei lavoratori. Le organizzazioni potrebbero valutare di restituire ai lavoratori una parte del risparmio ottenuto, ma nella nostra rilevazione oggi solo il 13% delle aziende del campione prevede per i lavoratori che lavorano da remoto dei bonus o rimborsi che non siano buoni pasto».

Intanto il lavoro da remoto comincia a perdere terreno. Nel 2022 scende infatti è sceso il numero di lavoratori agili rispetto allo scorso anno, anche se questa modalità di lavoro continua ad essere utilizzata in modo consistente. I lavoratori da remoto in Italia oggi sono circa 3,6 milioni, quasi 500 mila in meno rispetto al 2021. Il calo si osserva in particolare nella pubblica amministrazione e nelle piccole e medie imprese, mentre c'è una costante crescita nelle grandi aziende, che con 1,84 milioni di lavoratori contano circa la metà degli smart worker complessivi. Per il 2023 la ricerca prevede un leggero aumento dei lavoratori da remoto, fino a 3,36 milioni, che sarebbero 30 mila persone in più rispetto ad oggi, grazie al consolidamento dei modelli di smartworking nelle grandi imprese e a un'ipotesi di incremento nel settore pubblico.

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