sabato 22 febbraio 2020
Un nuovo ruolo nella società italiana degli over 65, che sono il 22,7% sul totale della popolazione. In Italia il 17,4% è ancora in attività. Serve un welfare diverso
Anziani, ecco come possono diventare risorse
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Gli anziani come risorsa e non solo come persone che hanno bisogno di essere assistite. Sono 14 milioni, sono cresciuti di oltre mezzo milione dal 2015 a oggi, hanno una ricchezza media più alta del 13,5% di quella degli italiani, i loro consumi vanno a gonfie vele, spendono per musei, mostre, cinema e viaggi, il 17,4% di loro lavora e il 40% addirittura sostiene i figli e le loro famiglie, non vogliono essere chiamati vecchi o anziani, ma “persone mature”. Il quadro emerge dal Rapporto Censis-Tendercapital La Silver economy e le sue conseguenze. Ed evidenzia un nuovo ruolo nella società italiana degli over 65, che sono il 22,7% sul totale della popolazione. In Europa, l’Italia detiene il primato per presenza di longevi, con il 22,8% di anziani, seguita da Grecia (21,9%), Portogallo (21,7%), Finlandia (21,6%) e Germania (21,5%). In dieci anni, nel nostro Paese si è registrata una crescita di 1,8 milioni di persone con almeno 65 anni. Dato negativo anche per i giovani fino a 34 anni (-1,5 milioni). Preoccupante anche il calo delle nascite (-23,7%).

Dallo studio si evince che il 20,7% degli anziani, ovvero oltre 2,8 milioni di persone, non sono autosufficienti e questa situazione costituisce un rischio che cresce con l’avanzare dell’età e che supera il 40% di incidenza oltre gli 80 anni. Gli elevati fabbisogni assistenziali degli anziani sono stati finora coperti soprattutto dalle famiglie, che garantiscono assistenza diretta in almeno sette casi su dieci. Un ruolo importante lo svolgono poi le badanti, circa un milione, con una spesa per le famiglie stimata in circa 9 miliardi di euro. Il modello italiano di welfare familiare e privato inizia però a mostrare segni di cedimento. Troppa pressione sulle famiglie, troppi gli esclusi (circa un milione di anziani hanno gravi limitazioni funzionali e non beneficia di assistenza sanitaria domiciliare). Oltre 2,7 milioni vivono in abitazioni non adeguate alla condizione di ridotta mobilità. Dati che allarmano, anche perché non bastano i 12,4 miliardi di spesa pubblica per l'assistenza a lungo termine, di cui 2,4 miliardi finalizzati alle cure domiciliari, pari al 10,8% della spesa sanitaria complessiva, comunque inferiore al dato Ue del 15,4%.

La situazione, però, sta cambiando e un aspetto rilevante da tenere presente è l’aumento dei “lungoviventi”, ossia persone con più di 80 anni di età. Nel 2019 gli ultraottantenni sono 4.330.074 e rappresentano il 7,2% della popolazione, un aumento del +74,9% dal 2001. Gli ultranovantenni, invece, sono 774.528 e risultano aumentati del +94,5% dal 2001. Infine, cresce anche il numero dei centenari, arrivati a 14.456, in aumento del +129% dal 2001, quando erano 6.313. L’ascesa dei longevi li rende oggi interpreti di una soggettività forte, che significa una personalizzazione dei percorsi di vita dove ciascuno disegna la propria esistenza riempiendola di molteplici attività, ruoli, progetti. Le previsioni per il 2051 annunciano che dagli attuali 13,7 milioni di anziani – pari al 22,8% del totale della popolazione – si passerà a 19,6 milioni, per un'incidenza sul totale della popolazione che sarà pari al 33,2% e un incremento percentuale del +42,4%.

L’analisi di Censis-Tendercapital sulla silver economy fa emergere uno spaccato interessante a proposito di redditi e patrimoni: gli anziani hanno una quota di ricchezza media più alta del 13,5% di quella media degli italiani, mentre per i millennial risulta inferiore del 54,6%. Un dato che spiega anche perché in 25 anni si sia ridotta la spesa dei consumi familiari (-14%), mentre è aumentata quella degli anziani (+23%), che oggi spendono molto di più in cultura, svago e viaggi. Gli anziani, insomma, sono generatori di benessere. Come emerge dal Rapporto, 9,6 milioni si occupano dei propri nipoti e di questi ben 3,6 milioni lo fa regolarmente. Senza considerare poi la mutua assistenza tra anziani (5,1 milioni). L'impegno nel sociale resta una priorità, con 1,2 milioni di anziani che svolgono attività gratuite in associazioni di volontariato.

«Siamo soddisfatti di quanto è emerso dalla proficua collaborazione con il Censis – ha spiegato il presidente di Tendercapital Moreno Zani – e siamo orgogliosi di questo primo Rapporto, che ci permette di valutare al meglio nuove strategie di investimento a sostegno della silver economy e del Paese. Sarà un nostro impegno per il futuro, poiché i longevi rappresentano oggi e ancora di più nei prossimi decenni una risorsa preziosa da non ignorare e valorizzare a vantaggio dell'intera collettività».


«Assistiamo a un processo di trasformazione della dimensione anziana. Si tratta di un una realtà sempre più forte all'interno della società. Oggi in media l'anziano ha la casa di proprietà, una qualità della vita e un livello di consumi elevato, ma non investe. Occorre pertanto sviluppare, all'interno della popolazione anziana, una cultura dell'investimento nel proprio futuro», ha dichiarato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita.

L'incremento della popolazione anziana rappresenta un fenomeno significativo ed è strettamente connesso con la spesa riguardante il welfare e gli investimenti nella silver economy, il cui valore in Italia è stimato intorno ai 620 miliardi di euro. Inoltre, poiché il numero degli over 65 nel mondo passerà da 703 milioni nel 2019 a 1,5 miliardi nel 2050, gli anziani rappresentano una risorsa preziosa per il Paese. L’invecchiamento della popolazione considerato da sempre come una criticità, si sta rivelando un’opportunità di sviluppo per una nuova economia.

«L’invecchiamento della popolazione - ha sottolineato il giuslavorista Gabriele Fava - è un fenomeno comune a tutti i Paesi Ue ed è ancor più marcato in Italia, dove assume dimensioni particolarmente considerevoli ed è destinato a crescere in maniera rilevante. Tradizionalmente l’invecchiamento demografico è stato sempre associato a prospettive negative, in termini di spesa sanitaria e pensionistica e, dunque, è sempre stato visto solo come un costo per la collettività. Negli ultimi tempi, però, si sta registrando un importante cambio di rotta: l’invecchiamento inizia ad essere visto come una risorsa. Occorre creare una vera e propria filiera al servizio della terza età con ricadute importanti sul mercato del lavoro. È un insieme di attività che impatta in maniera trasversale su tutta l’economia. Si pensi al settore farmaceutico, quello dei servizi per la salute e delle residenze per anziani, ma anche al mondo dei servizi culturali e ricreativi, a quello dei viaggi e del turismo, dell’alimentazione e dell’enogastronomia, al mondo dei servizi bancari e assicurativi, e, non ultimo, al mercato immobiliare».

Puntare sulla silver economy, insomma, può rilanciare l’economia del Paese e dei singoli territori. Intorno ai "diversamente giovani" e per loro c’è un complesso di attività economiche che offre servizi materiali e immateriali, beni e prodotti di consumo o investimento e varie forme di assistenza psicologica, riabilitativa e sanitaria. Dal punto di vista turistico, per esempio, il valore economico del turismo senior è rilevante: secondo dati Censis, nel 2018 i consumi degli over 65 per viaggi e vacanze hanno superato i 4,9 miliardi di euro (con un incremento del 38,9% sul 2014-2018), di cui 2,2 miliardi destinati a vacanze con soggiorni di 2-3 notti e 2,6 miliardi per vacanze di 4 o più notti. Oggi l’over 65 è un turista attento e informato, in grado di vagliare, autonomamente, tra le molteplici proposte, la vacanza più adatta a lui. Presta attenzione al prezzo finale del pacchetto turistico, ma tiene conto anche della sua qualità e della sua sicurezza, verifica se ci sono valori aggiunti e controlla l’affidabilità del tour operator. Naturalmente non tutti gli over 65 si affidano al web. Molti, soprattutto coloro che hanno un’età che va oltre i 70-75 anni, si rivolgono alla propria agenzia turistica di fiducia.




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