sabato 13 giugno 2020
Confindustria Alberghi ha lanciato un’indagine per offrire un monitoraggio delle riaperture e dell’andamento occupazionale
Un'addetta al ricevimento a lavoro

Un'addetta al ricevimento a lavoro - Archivio

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Confindustria Alberghi ha lanciato un’indagine che nelle prossime settimane seguirà la Fase 3 nel comparto per offrire un monitoraggio delle riaperture e dell’andamento occupazionale. La prima indagine - realizzata dall’8 all’11 giugno - ha evidenziato una situazione che si presenta molto complessa. Attualmente solo il 25% delle strutture è aperta, di queste il 50% circa nelle località di mare, mentre il restante 50% tra città d’arte e campagna. Il settore termale non sembrerebbe ancora essersi messo in movimento, ma questo può derivare dalla tempistica dei relativi protocolli.

L’indagine osserva anche la situazione del lavoro, gli occupati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche in questo caso i dati non sono confortanti, ma largamente attesi. Tutti gli operatori che hanno risposto segnalano allo stato di aver potuto richiamare in servizio parte dell’organico. Anche sul fronte dei lavoratori stagionali, il numero degli assunti è di gran lunga inferiore se paragonato a quello dell’anno precedente. Alle strutture ancora chiuse è stato anche chiesto di indicare se la riapertura è in programma nelle prossime settimane, ma solo il 20% ha dichiarato l’intenzione di riaprire da qui a fine giugno.

I dati rispecchiano pienamente il sentire degli operatori. La situazione partiva da un fermo quasi totale del settore con oltre il 95% delle strutture alberghiere chiuse e oltre il 97% dei lavoratori in cassa integrazione. La situazione si sta modificando molto lentamente e la cautela induce le aziende ad attendere. La riapertura infatti è condizionata da diversi fattori, la domanda è debolissima e i costi per gestire la sicurezza anti Covid-19 sono significativi. Tra i pochi che aprono, prevalgono le strutture di mare che hanno una stagionalità strettamente legata al clima. Decisamente in maggiore difficoltà l’offerta delle città, condizionata dai mercati internazionali e dal turismo business, che oggi è sostanzialmente ancora ferma in attesa che la domanda possa rimettersi in movimento.

Comunque, anche dove si è deciso coraggiosamente di riaprire, le presenze in albergo sono molto basse e quindi gli organici, non sono al completo e parte dei lavoratori resta ancora in cassa integrazione. Anche per quanto riguarda l’assunzione dei lavoratori stagionali, i numeri sono ben più bassi dell’anno precedente.

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