giovedì 22 giugno 2017
Schillaci (Nissan): «Nei prossimi 5 anni più novità di quelle degli ultimi 30. Gli incentivi? Utili ma non indispensabili: la gente sa scegliere ciò che migliora la vita. E il progresso non si ferma»
Daniele Schillaci, vice presidente esecutivo vendite e marketing e direttore mondiale dei veicoli elettrici di Nissan

Daniele Schillaci, vice presidente esecutivo vendite e marketing e direttore mondiale dei veicoli elettrici di Nissan

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«Nei prossimi 5 anni la mobilità mondiale subirà una trasformazione più forte di quella che ha registrato complessivamente negli ultimi 30 anni. E in quest’ottica l’automobile elettrica non è solo un’opzione ma una strada obbligata: non esiste un futuro che possa farne a meno...». Parola di Daniele Schillaci, che nel suo ruolo di vice presidente esecutivo vendite e marketing, e direttore mondiale dei veicoli elettrici di Nissan è l’italiano con il più alto ruolo dirigenziale in un marchio automobilistico straniero.

Dal suo ufficio di Yokohama, in Giappone, lei può vantare una visione globale di come ci sposteremo nei prossimi anni e di quello che accadrà sulle nostre strade, compreso il grado di accettazione delle nuove tecnologie...

«L’utilità è il concetto base. Nel 2025 avremo tante auto a batteria su strada, ma sarà sempre il cliente a decidere se cambiare, perché ha la capacità di capire immediatamente se può davvero migliorare la propria vita. Intelligent Mobility è la nostra risposta a chi si preoccupa di come muovere le persone in un mondo migliore. E che vuole cambiare per risolvere i problemi legati all’ambiente e alla sicurezza».

Tre i pilastri su cui si fonda la strategia di Nissan: Intelligent Driving ovvero la guida autonoma, Intelligent Power, cioè l’elettrificazione e Intelligent Integration, che per il vostro marchio non vuol dire solo connettività...

«Infatti. Intelligent Integration significa anche Vehicle-to-grid, la tecnologia cioè grazie alla quale l’auto quando è ferma può cedere la sua elettricità alla rete. Con il V2G, il cliente dell’auto elettrica sa che da domani la sua vettura rappresenterà un costo variabile permanente perché il collegamento alla rete diminuisce il costo dell’energia di casa. E questa sarà una rivoluzione epocale. Per fare un esempio, è stato calcolato che se in una città come Londra tutte le auto fossero dotate di Vehicle-to-grid, produrrebbero l’energia sufficiente per il fabbisogno della rete elettrica dell’intera Inghilterra. Siamo solo all’inizio, ma il potenziale è enorme e l’accelerazione verso il cambiamento è davvero forte».

Nonostante sia già stato avviato anche a Genova un progetto sperimentale, il V2G però in Italia ancora non è permesso. E nel nostro Paese in generale l’approccio all’elettrico è ancora all’età della pietra, o poco oltre...
«Una situazione incomprensibile questa, perchè l’Italia ha un parco circolante vecchio, con 10 anni di età media delle sue vetture, e soprattutto 4,5 milioni di Euro 0, auto cioè molto inquinanti. Sarebbe insomma il Paese ideale per realizzare una politica seria sulle tecnologie pulite».

Perchè allora poco si muove, e perchè nei confronti dell’elettrico resistono comunque molte perplessità da parte del pubblico?
«L’autonomia limitata di queste vetture è il primo fattore psicologico contrario, la mancanza di infrastrutture di ricarica il secondo. Ma nostri studi interni hanno dimostrato che garantendo un’autonomia di 300 km con un “pieno” di elettricità, la preoccupazione dei clienti cade. E a questa soglia siamo ormai molto vicini. Per i tempi invece, già oggi l’80% di ricarica della batteria di una Leaf si completa in appena 25 minuti. Quanto alle stazioni di ricarica, con Enel e con molte società private stiamo lavorando da tempo per moltiplicare le colonnine, e anche con le istituzioni pubbliche il dialogo si è riaperto in maniera costruttiva, partendo dalla definizione del Road Map con il precedente governo».

Anche la mancanza di incentivi sull’elettrico sta influendo in maniera negativa?
«Chi è disposto a spendere di più per consumare e inquinare di meno avrebbe diritto a godere di parcheggi gratuiti, accesso alle Ztl e alle corsie preferenziali: vantaggi che al momento non ci sono, o ci sono solo in parte. Incentivare significa anche questo, non è necessario che lo stato si accolli parte del prezzo della vettura. Comunque l’elettrico sta funzionando benissimo anche senza incentivi nei veicoli commerciali: flotte come quelle di DHL hanno compreso l’affidabilità e la riduzione delle spese di manutenzione dei veicoli a batteria, e aziende come Poste Italiane o Amazon anche se delegano a privati la loro distribuzione ormai chiedono che almeno parte delle flotte di chi consegna sia elettrica».

Intanto nuovi soggetti si sono inseriti nel mercato, affiancandosi ai costruttori tradizionali. Cosa pensa ad esempio di Tesla e della sua rivoluzionaria filosofia della mobilità?
«Ben vengano nuovi concorrenti, l’importante è essere davanti a tutti. E Nissan sull’elettrico può vantarsi di esserlo. Penso alla Leaf di seconda generazione che sarà anche meglio della Tesla: debutterà l’anno prossimo e sarà l’icona della Intelligent Mobility. Ma anche alla Qashqai, appena rinnovata e che debutterà a ottobre: dalla primavera del 2018 avrà il primo embrione di guida autonoma ProPilot che consentirà la guida assistita in autostrada, come in seguito anche la X-Trail».

Lei insomma sembra molto ottimista...
«Il bello del progresso è che la gente sceglie quello che semplifica la vita: quando c’è una tecnologia più eccitante e “pulita” è difficile farne a meno. Interi settori e prodotti industriali sono scomparsi perchè il progresso li ha superati. Il mondo, per fortuna, non si ferma».

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