mercoledì 9 febbraio 2011

Dal 2000 il grave fenomeno nel nostro Paese è diminuito del 23%, più che nel resto del Continente. Mentre, a sorpresa, il numero dei giovani drop out quasi raddoppia in Svezia (+46,6%) e aumenta in Finlandia (+10%)

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Il futuro dell’Europa dipende dai giovani. Con queste parole si apre la Comunicazione della Commissione europea che denuncia il grave fenomeno dell’abbandono scolastico. Sei milioni di giovani 18-24enni in Europa lasciano scuola e formazione con, al massimo, la licenza media. Di questi, il 17,4% ha completato soltanto la scuola primaria. Dal 2000 il fenomeno dell’abbandono scolastico è diminuito di 3,2 punti percentuali registrando, nel 2009, un tasso di abbandoni del 14,4%, dato ancora troppo lontano dalla soglia del 10% fissata per l’ormai trascorso 2010. Pochi numeri bastano per fare il punto della situazione anche in Italia. Nel 2009 quasi un 18-24enne su cinque (il 19,2%) abbandonava istruzione e formazione senza conseguire un titolo secondario superiore. Tuttavia, in nove anni il nostro Paese ha registrato una significativa riduzione nel tasso di abbandoni, pari al 23,5%.  Più di quanto abbiano fatto gli altri Paesi europei, che, in media, hanno registrato cali del 18,2%. Senza contare che alcuni Stati hanno persino visto crescere, fino quasi a raddoppiare, il numero di giovani drop out: è questo il caso del +46,6% svedese o il +10% finlandese. Una vera sorpresa, a prima vista, per Paesi che sono sempre indicati come il paradiso delle politiche sociali e le avanguardie del progresso. La risposta a questo fenomeno è giunta il 31 gennaio con una Comunicazione della Commissione europea, accompagnata da una densa relazione tecnica e una proposta di Raccomandazione per il Consiglio. I documenti di Bruxelles offrono con disinvoltura buoni propositi, strumenti concreti e una lista di misure di prevenzione, intervento e compensazione per riportare a scuola i giovani. Tra queste, le riforme dei sistemi d’istruzione e formazione, l’orientamento, la flessibilizzazione dei percorsi educativi e formativi, la promozione dell’istruzione e formazione professionale, l’incontro con soggetti esterni alla scuola, dalle famiglie alle imprese. Non si può certo dire che la Commissione abbia portato una ventata di freschezza nel dibattito sul tema dell’abbandono scolastico. Ma la strada, quanto meno, è ora tracciata con chiarezza. Forse, almeno con riferimento all’Italia, non avrebbe guastato interrogarsi sul perché la scuola ogni anno espelle e rifiuta così tanti giovani, spesso descritti come demotivati e svogliati. Che sia (anche) la stessa scuola ad essere, almeno un pochino, sbagliata, inadatta e impreparata alle sfide di oggi e di domani?
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