venerdì 15 dicembre 2023
Presentato il rapporto Intesa-Centro Einaudi: nel 2023 cresce sia la percentuale dei risparmiatori sia quella del reddito accantonato. La casa è il bene rifugio, solo la prima vale 4mila miliardi
Tempo di shopping per le famiglie italiane che fronteggiano l'inflazione incrementando la propensione al risparmio

Tempo di shopping per le famiglie italiane che fronteggiano l'inflazione incrementando la propensione al risparmio - Fotogramma

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Il risparmio prima di tutto. Gli italiani non si sono fatti scoraggiare da due anni di inflazione elevata e hanno continuato, magari tagliando sui consumi, a fare quello che hanno sempre fatto: mettere da parte qualcosa temendo tempi peggiori. I dati emersi dall’indagine di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi presentata stamattina, sul “Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2023” fotografano una situazione in miglioramento rispetto all’anno scorso. La ricerca ha analizzato l’impatto dell’inflazione sui comportamenti dei risparmiatori e i suoi effetti su redditi, consumi, liquidità, scelte concrete di investimento e di indebitamento.

Alla presentazione hanno preso parte Gregorio De Felice (Chief Economist della Banca), Beppe Facchetti e Giuseppe Russo (rispettivamente, presidente e direttore del Centro Einaudi) e Umberto Filotto (docente di Economia presso l’Università di Tor Vergata e presidente della FEduF).

Nel 2024 inflazione all'1,8% in Italia. La prospettiva per il 2024 è quella di un ritorno alla normalità. "Le banche centrali hanno vinto la loro battaglia nella lotta all'inflazione - ha commentato De Felice - Hanno influenzato la componente domestica dell'inflazione. Hanno evitato second round effect sulla diffusione dell'inflazione e il contenimento della domanda ha calmierato i prezzi delle materie prime energetiche”. Con riferimento all'area dell'euro, le stime di Intesa indicano un rallentamento dell'inflazione al consumo dal 5,4% di fine 2023 al 2,3% nel dicembre del prossimo anno, seguito da una stabilizzazione intorno alla soglia del 2 per cento dall'inizio del 2025. Per quanto riguarda l'Italia, il dato è visto in calo all'1,8 per cento nel 2024, dal 5,9 per cento dell'anno in corso.

Il 54,7% delle famiglie risparmia. Tornando all’indagine la premessa è che il 95 per cento delle famiglie dichiara di essere finanziariamente indipendente, in aumento rispetto al 93 per cento dell’Indagine 2022, a conferma che (malgrado le difficoltà dello scenario) l’autonomia reddituale resiste. La quota delle famiglie che riescono a risparmiare raggiunge i valori massimi del pre-pandemia (54,7 per cento contro il 53,5 per cento nel 2022). Sale anche la percentuale media di reddito risparmiata (12,6 per cento, dall’11,5 per cento del 2022). Tra le motivazioni del risparmio, risaltano la casa (30 per cento) e i figli (16 per cento); solo il 5 per cento dichiara di aver accantonato risorse per far fronte all’aumento dei prezzi. Per un terzo del campione, il risparmio è “precauzionale”, cioè senza un’intenzione precisa. Preoccupa, all’opposto, il numero di famiglie in condizioni di fragilità finanziaria: se insorgesse una spesa imprevista di 5.000 euro, solo il 37 per cento avrebbe una disponibilità immediata per farvi fronte.

La ricchezza resta sul conto corrente. Italiani decisamente bocciati in educazione finanziaria. Solo il 38 per cento del campione è in grado di dare una definizione corretta dell’inflazione: oltre un quarto la confonde con il livello dei prezzi, qualcuno con il deprezzamento della valuta. Era dagli anni Ottanta che non si vedeva un’ondata inflazionistica così consistente ma non ha provocato un cambiamento drastico nella gestione delle proprie risorse economiche. La quota di ricchezza detenuta in forma liquida ha toccato nel 2023 il 48 per cento, in aumento dal 44 per cento nel 2022. E il paradosso è che la liquidità viene considerata da molti come un’arma di difesa contro l’inflazione.

Investitori prudenti, bene le obbligazioni. Sul fronte degli investimenti la sicurezza è rimasta saldamente al primo posto tra i parametri indicati. Cresce il ricorso alle obbligazioni, scelte da un quarto del campione, mentre crolla il risparmio gestito (-15%). La Borsa resta un «terreno da dissodare», negli ultimi 12 mesi solo il 4,2 per cento del campione ha comprato azioni. Nell’ambito degli investimenti alternativi, dominano l’oro (che interessa il 23 per cento degli intervistati) e i fondi etici ESG (13 per cento).

Mattone bene rifugio ma a parte il mutuo gli italiani non si indebitano. In condizioni di alta inflazione, il mattone continua a essere considerato l'investimento migliore: la ricchezza immobiliare degli italiani è rilevante e l'indagine la stima a ridosso dei 4.000 miliardi di euro solo per la prima casa, oltre il doppio del Pil. Il mercato immobiliare è sempre ambito dagli italiani ma meno accessibile per i giovani. I mutui appaiono però ancora sostenibili: solo per l'8,2 per cento degli intervistati è alla soglia critica di un terzo delle entrate nette annuali della famiglia. Non c'è nel Dna degli italiani un'abitudine ad indebitarsi per i consumi correnti: nel 2023 solo il 9,8 per cento del campione ha dichiarato di aver in corso un prestito rateale, mentre appena il 3,3% sta rimborsando più di una rata.

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