mercoledì 11 giugno 2014
Oltre l’85% degli imprenditori ritiene che i rischi siano oggettivamente aumentati rispetto al passato.  Mentre all’estero il 73% dei vertici aziendali la considera una funzione chiave (nella foto Stefano Barlini si occupa di risk management in Crowe Horwath).
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Crescono in Italia di circa il 20 per cento le richieste di risk manager, ma solo una minoranza delle grandi aziende ha deciso di gestire il rischio di impresa con processi e strutture dedicate. Oltre l’85% degli imprenditori ritiene che i rischi siano oggettivamente aumentati rispetto al passato.  Mentre all’estero il 73% dei vertici aziendali considera l’area rischi come una funzione chiave, capace di fornire gli strumenti necessari ad affrontare le incertezze esterne e interne sul raggiungimento dei propri obiettivi, le imprese italiane non sono ancora allineate alla media europea in quanto a maturità dei loro sistemi di gestione del rischio. Sono questi i dati dell’Osservatorio di Crowe Horwath, società di revisione e consulenza, che organizza periodicamente corsi sul risk management. La società fa parte di Crowe Horwath International, tra i primi dieci network internazionali di revisione e consulenza globale presente in oltre 100 Paesi, specializzata nei servizi di Audit, Risk Consulting, Advisory e Tax and Legal con sedi a Milano, Roma, Torino, Padova. Il risk manager è una figura che sta dunque diventando sempre più diffusa in Italia e all’estero. Supportano le aziende a gestire con maggiore consapevolezza e capacità le incertezze, derivanti sia dal contesto interno che esterno, che esse devono affrontare nel perseguire i propri obiettivi. La gestione del rischio riguarda le più diverse aree e settori: dalla responsabilità civile ai prodotti, dall’inquinamento all’affidabilità dei sistemi informatici, dagli investimenti alle politiche di credito, fino alle persone e all’infrastruttura dell’azienda. A conferma di questo interesse crescente sul tema della gestione del rischio, recentemente si è tenuto per la prima volta in Italia a Milano il corso sullo standard ISO 31000 Risk management - principles and guidelines che si ripeterà in successive edizioni a cominciare da quella dell’ottobre del 2014. Organizzato da Crowe Horwath, insieme al Global Institute for Risk Management Standards (“G31000”), il corso ha avuto molte adesioni con ben sette certificazioni professionali “Certified ISO 31000 Risk Management Professional” rilasciate ai partecipanti che hanno superato l’esame finale. The Global Institute for Risk Management Standards con marchio G31000 è una organizzazione no profit dedicata alla promozione della conoscenza dello standard ISO 31000 sul Risk Management."Lo standard ISO 31000 sul Risk Management - spiega Gabriele Boleso, chairman di Crowe  Horwath - sta ottenendo sempre più consensi ed adesioni in ambito internazionale, essendo già stato ufficialmente adottato come proprio standard dai principali Paesi dell’UE, tra cui Italia (con la norma UNI ISO 31000:2010), Germania, Gran Bretagna e Francia, nonché dagli USA, Canada, Brasile, Giappone, Russia, Cina, Australia eccetera. Lo standard ISO 31000 ha come suo scopo principale quello di migliorare la performance di qualsiasi tipo di organizzazione nel perseguimento dei propri obiettivi (strategico, tattico, operativo) e ambito (finanziario, operativo, conformità, progetti, prodotti, salute e sicurezza, etc.), gestendo al meglio l’incertezza che ne caratterizza il raggiungimento. Il rilevante numero di aziende e di professionisti interessati alla materia del Risk Management, nonché il fatto che si trattasse della prima edizione in Italia, ha senza dubbio favorito una rilevante partecipazione da parte di prestigiose aziende italiane, sia quotate che non quotate, interessate ad approfondire la conoscenza dello standard ISO 31000. Tutto ciò al fine di rivedere e migliorare il proprio sistema di Risk Management (es. Sistema di controllo interno e di gestione dei rischi ex art. 7 del Codice di Autodisciplina delle società quotate) ovvero rafforzare taluni programmi in risposta a specifici rischi (es. Modelli di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del D.Lgs. 231/2001) in essere presso tali aziende". 
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