martedì 6 dicembre 2022
Al via l’accordo Asl Roma 2-Inail-Comitato Italiano Paralimpico per un progetto di ricerca sulla sport-terapia nella disabilità
La firma dell'accordo

La firma dell'accordo - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Ricominciare a vivere. Non arrendersi e anzi ottenere ulteriori successi e gratificazioni personali grazie allo straordinario potere dello sport. In quest’ottica e per diffondere maggiormente tra gli addetti ai lavori, i medici e i pazienti questa consapevolezza, è stato siglato l’accordo di collaborazione tra l’Asl Roma 2, l’Inail e il Comitato Italiano Paralimpico per un progetto di ricerca sulla sport-terapia nella disabilità, nelle mielolesioni e amputazioni d’arto e per la ricerca applicata allo sport paralimpico. È prevista una progettualità di tipo sperimentale, mediante l’introduzione del Pits-Piano individuale terapeutico sportivo. Il Pits costituirà un programma riabilitativo, nel quale lo sport diviene mezzo per recuperare l'abilità e strumento utilizzato a fini terapeutici - in favore del paziente affetto da trauma spinale o amputazione di arto e anche del paziente affetto da disabilità per traumi o malattie degenerative dell’apparato locomotore. Il progetto offre anche la possibilità di uno studio prospettico, in cui monitorare la qualità della vita, gli outcome legati al benessere psico-fisico, il livello di inclusione sociale e di abilità motoria. «È bello essere parte di un progetto che vede fondere insieme le energie di più istituzioni nella ricerca di soluzioni di salute per tutti, con un messaggio culturale molto forte: lo sport per stare meglio», sottolinea Giorgio Casati, dg della Asl Roma 2. L'obiettivo è la messa a punto di un programma riabilitativo, nel quale lo sport diviene strumento per recuperare l'abilità ed è utilizzato a fini terapeutici, in favore del paziente affetto da trauma spinale o amputazione di arto e anche del paziente affetto da disabilità per traumi o malattie degenerative dell’apparato locomotore.

L'atleta Daniela De Blasis

L'atleta Daniela De Blasis - Archivio

Tante le storie di chi avuto benefici dall'attività fisica. Come nel caso di Daniela De Blasis, 56 anni, da sempre una sportiva, gioca a calcio e pratica il canottaggio, a Roma, sul Tevere, da oltre dieci anni. Il 12 ottobre 2018 gli esiti di un incidente di moto le procurano una gravissima lesione spinale che le impedirà di tornare a camminare. Dopo i primi mesi di operazioni, cure, terapie, speranze, la squadra del suo circolo - il CC3Ponti di Roma, con i tecnici Riccardo Dezi e Giulia Benigni e i canottieri - sono andati a prenderla e l'hanno rimesso in barca, al timone. All’inizio aveva bisogno che uno di loro fosse con lei. Ora no. Quest’estate ha addirittura timonato, per due tratte, nel percorso Vienna-Bratislava della Discesa del Danubio, a remi, con equipaggi misti di atleti normodotati e diversamente abili, ritrovandosi così tra le prime atlete paraplegiche a gareggiare al timone in competizioni ufficiali. «La spinta dello sport e il calore della squadra sono stati fondamentali – racconta Daniela, ora pararowing cat. PR1 – non solo per il mio recupero fisico, per il quale la disciplina, l’impegno quasi quotidiano nel pararowing e lo sforzo richiesto, sono stati decisivi, ma anche e soprattutto per il mio benessere psicologico, aiutandomi a vivere il mio nuovo presente, a proiettarmi verso il domani, senza guardarmi indietro, ma piuttosto apprezzando quello che ancora posso realizzare. Mi hanno permesso di non arrendermi. A casa con l’insostituibile sostegno della mia famiglia e al circolo, sul fiume, in mezzo alla mia squadra, non ho avuto il tempo e l’occasione di piangermi addosso. Devo per l’80% allo sport, in questo caso uno sport di squadra, il recupero della mia serenità e del mio entusiasmo». Una storia come tante, ma poco conosciute ai più, che testimonia, lasciando poco spazio ai dubbi, come lo sport non sia solo un momento di aggregazione e competizione, ma anche un eccezionale mezzo per favorire il recupero fisico e psicologico, nello stretto rapporto corpo-mente, e strumento tra i più idonei da inserire nell’attività riabilitativa. La disabilità destabilizza inevitabilmente il benessere psicofisico della persona e un approccio integrato, con la sport-terapia, consente di lavorare sul recupero nel pieno delle potenzialità, sfruttando le abilità che uno sportivo disabile è incentivato a coltivare e mettendo a frutto non solo le pratiche di avviamento allo sport, ma soprattutto la preparazione degli atleti paralimpici nelle diverse discipline.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: