giovedì 14 aprile 2011
Nel nostro Paese, secondo Regus, l'indice di fiducia si attesta su un valore di 92, contrariamente a una media mondiale di 125. Benché figuri fra i Paesi più industrializzati del mondo, l'Italia si attesta all'ultimo posto insieme con la Spagna.
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A livello mondiale la ripresa economica è in atto e le previsioni positive delle aziende sono confortate da risultati reali; ma l'Italia fa fatica a tenere il passo.  A rivelarlo è l’ultima ricerca Regus, che ha raccolto le opinioni di oltre 17mila aziende in tutto il mondo per racchiuderle nel “Indice di Fiducia”.Dal 2010 si è registrata una crescita dell'indice di fiducia. Attualmente questo trend si riscontra nei dati che evidenziano come, fatturato e profitti, siano cresciuti assecondando le aspettative espresse nell'indice dello scorso anno. Questo si è verificato mediamente in tutto il mondo. In Italia, tuttavia, aspettative e risultati non sembrano convergere. Nel nostro Paese, infatti, l'indice di fiducia si attesta su un valore di 92, contrariamente a una media mondiale di 125. Benché figuri fra i Paesi più industrializzati del mondo, l'Italia si attesta all'ultimo posto insieme con la Spagna. Le spiegazioni sul perché l’indice di fiducia sia così basso si possono evincere da questi dati: • Solo il 12% delle aziende italiane ha registrato una crescita dei profitti, mentre la media mondiale è del 41%;• Solo il 25% delle aziende italiane ha registrato una crescita del fatturato, contro una media mondiale del 50%. Per questo motivo, solo il 9% delle aziende italiane ritiene che una ripresa economica forte sia davvero in atto nel Paese, mentre la media mondiale è del 31%.Questa situazione si riflette anche nelle previsioni: • Solo il 67% delle aziende italiane, contro l'80% di quelle mondiali, ritiene che il fatturato crescerà nei prossimi 12 mesi;• In generale, il 62% delle aziende ritiene che l'Italia si avvierà verso una vera ripresa economica solo nella prima metà del 2012.Il sondaggio inoltre rivela un trend al rialzo delle spese di alcune divisioni, soprattutto quelle legate alle vendite e al marketing, ma che esclude quelle legate alle sedi e agli immobili.  L'81% delle aziende in tutto il mondo prevede infatti di congelare o addirittura tagliare la spesa sugli immobili e in Italia l'80% delle aziende prevede di seguire questo trend. Tali dati sono confortati da altri studi di ricerca che rivelano un trend generale volto alla riduzione dei costi delle attività lavorative. Mauro Mordini, direttore Regus Italia, Malta e Israele commenta: «A livello mondiale, il fatto che l'indice di fiducia sia in ripresa è un'ottima notizia e lo è pure il fatto che tante aziende stiano registrando un aumento del fatturato e del profitto.  L'aumento programmato delle spese di alcune divisioni per il 2011 conferma che la fiducia sta tornando. Tuttavia, pare che le aziende stiano investendo solo dove l'utile netto è assicurato, come le vendite e il marketing, mentre gli investimenti sugli immobili continueranno a diminuire nel 2011.  Si tratta di un chiaro cambiamento di rotta se paragonato agli ultimi anni, quando il rilancio economico, unitamente all'occupazione in crescita, avrebbero generato un vero e proprio boom nell'investimento di proprietà commerciali.    Avendo risentito della recessione, le aziende ora preferiscono ridurre il rischio e optare per soluzioni più flessibili e scalabili, tenuto conto che aspettative e risultati non sembrano convergere».
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