lunedì 30 giugno 2014
Indagine condotta su un campione di oltre 1.250 candidati e circa 80 responsabili Hr. Oltre il 40% degli intervistati ritiene che sulla rete convergano i canali più efficaci per trovare offerte coerenti con il proprio profilo.
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La ricerca di lavoro si fa sempre più digitale e passa attraverso una pluralità di strumenti. A dirlo InfoJobs.it in un’indagine sulle nuove modalità di ricerca di lavoro e selezione del personale, condotta su un campione di oltre 1.250 candidati e circa 80 responsabili Hr. Oltre il 40% dei candidati intervistati ritiene, infatti, che sulla rete convergano i canali più efficaci per trovare offerte coerenti con il proprio profilo. Se gli aspiranti lavoratori indicano i portali online di recruiting (17,7%), il sito internet delle aziende (13,9%), i social network (4,7%) e le applicazioni dedicate (3,9%) come i modi migliori per trovare un impiego, rimane uno zoccolo di quasi il 27% ancora convinto che il passaparola e le conoscenze personali, magari anche tramite social network, siano i canali in assoluto più utili. Le Agenzie per il lavoro rimangono importanti per quasi un candidato su sei, mentre le inserzioni sui giornali sembrano perdere valore e sono oggi preferite solo dal 7,2% dei candidati. La rilevanza dei portali di recruiting trova conferma nel fatto che solo un intervistato su dieci afferma di non aver più modificato il proprio curriculum vitae dopo averlo pubblicato, mentre quasi il 60% degli intervistati considera fondamentale il continuo aggiornamento dei profili e dei curricula online perché ritenuti il principale biglietto da visita verso le aziende. Circa un candidato su tre è tuttavia un po’ pigro in rete e non considera indispensabile una revisione costante delle proprie informazioni on line perché convinto che il contatto decisivo si giochi in fase di colloquio. Per i responsabili Hr intervistati da InfoJobs.it, dieci anni fa era il mondo offline con i suoi diversi canali ad avere la meglio nei processi di selezione (inserzioni sui giornali, 27,2%; università e business school, 7%; agenzie per il lavoro 7%; centri per l’impiego, 3,5%), mentre i portali on line di recruiting venivano utilizzati solo dal 10,5% delle imprese e il sito aziendale dal 14%. Oggi le cose sono decisamente cambiate: a guidare la classifica dei canali più utilizzati sono proprio i portali on line di recruiting (34%), insieme al sito web aziendale (20,9%) e ai social network (9,2%). Le aziende si fidano ancora del passaparola per trovare i candidati migliori (13,1%), ma questo canale è decisamente meno importante rispetto a dieci anni fa (22,8%). Quanti degli aspiranti lavoratori hanno concretizzato il sogno di un posto di lavoro proprio grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie o rispondendo a un annuncio on line? Circa i tre quinti del campione risponde positivamente: se il 35,4% ha ottenuto almeno un colloquio, ben un italiano su 4 ha trovato lavoro proprio grazie al digital recruiting, solo il 2,9% tramite social network. A guidare la classifica dei social network maggiormente usate figurano Linkedin (39,3%) e Facebook (23,6%). Che i social media abbiano una rilevanza sempre maggiore nella vita di tutti i giorni, specie tra i più giovani che si sono affacciati al mondo del lavoro recentemente, lo testimonia il fatto che oltre la metà dei candidati presta attenzione ai contenuti da pubblicare sulle pagine personali.Il 32,7% del campione è consapevole che i profili social possano costituire una vetrina accessibile anche a chi si occupa di selezione, mentre il 28,5% arricchisce le proprie pagine per condividere capacità ed esperienza anche con la rete degli amici. Una buona percentuale di intervistati (38,8%) rimane comunque convinto che i social network debbano rimanere confinati esclusivamente alla sfera privata.Solo il 20% dei responsabili Hr afferma di aver assunto qualcuno basandosi esclusivamente sui social media, mentre la grande maggioranza delle aziende intervistate, l’80%, non lo ha mai fatto. Anche se il 65% dei responsabili Hr ammette di consultare i profili social dei candidati a vario titolo, per raccogliere informazioni utili ai fini della selezione (18,7%), per farsi una prima idea della persona che entrerà al colloquio (18,7%) o solo per semplice curiosità (8,75%), molti danno un’occhiata in rete solo dopo aver incontrato la persona per non lasciarsi influenzare e ben il 35% pensa che i social network debbano rimanere privati. Non sono solo le imprese a verificare la reputazione digitale dei candidati. Oltre la metà degli intervistati dichiara di valutare la presenza on line di un’azienda prima di procedere alla candidatura. È proprio dalle informazioni reperibili sul web (44,3%) e dal sito aziendale (32,2%) che gli aspiranti lavoratori realizzano l’immagine di un’azienda, mentre sono pochi quelli che si fanno oggi influenzare dalla pubblicità (1,3%), dal prestigio del marchio o del prodotto (6,4%).E’ solo il 15,9% del campione a dichiarare di avere una chiara strategia per migliorare la percezione dell’azienda quale luogo ideale di lavoro, mentre il 33,3% spiega di avere pianificato per i prossimi mesi alcune iniziative a riguardo. Tra coloro che non si sono mossi in questo ambito, una sostanziale quota (35%) afferma di non averci pensato per ragioni economiche, mentre il 15,9% non percepisce il valore di questo tipo di politiche.Innegabile rimane tuttavia l’impatto che il digitale e le nuove tecnologie stanno avendo sulle aziende che, da parte loro (oltre il 57% del campione), si stanno attrezzando anche economicamente con investimenti a partire dal 20% per aumentare la loro presenza on line. E lato Hr, cosa cambia? Se per il 32,9% degli intervistati è necessario frequentare e conoscere i social network per aumentare l’efficacia dei processi di selezione e per l’11,4% è importante capire e analizzare le dinamiche social dei candidati, la maggior parte dei selezionatori (55,7%) conferma che il colloquio rimane ancora il momento fondamentale in cui conoscere e valutare una persona.
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