venerdì 22 settembre 2023
Tra speculazioni, prestiti più cari e prezzi di energia e alimentari fissati in dollari, gli Stati emergenti vedono crollare le loro economie
In Nigeria cambio record per la naira, Pakistan salvato dal Fmi ma costretto all’austerità

In Nigeria cambio record per la naira, Pakistan salvato dal Fmi ma costretto all’austerità - Imagoeconomica

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In tempi di rialzo dei tassi il mercato speculativo sa bene dove andare a colpire. Chi ha viaggiato nei Paesi fragili del Sud del mondo ha notato come le economie locali viaggino su un doppio binario, quello delle valute locali e quello delle valute forti, quelle che, dollaro Usa in testa, fungono da bene rifugio affidabile e stabile. Ebbene, i repentini aumenti del costo del denaro decisi nell’ultimo anno dalla Fed americana e dalla Banca centrale europea hanno avuto effetti non solo sui mercati interni, ma anche in quelli locali dei Paesi in via di sviluppo. Stati come la Nigeria, prima economia africana, o il Pakistan, indebitati in dollari o in altre valute forti, hanno visto non solo crescere il costo delle materie prime (in gran parte fissato in dollari Usa), ma anche aumentare il peso del debito estero rispetto al Pil, con il risultato che è molto più difficile onorare lo stesso debito, con il rischio default. Altri Paesi, come Argentina e Libano, hanno ormai un’inflazione stabile a tre cifre.

Mercoledì la naira nigeriana è crollata ai minimi sul mercato nero, guidata principalmente dalla domanda speculativa di una massa di investitori che puntano ad accaparrarsi dollari come riserva di valore. Per avere un dollaro Usa, due giorni fa servivano 980 naira nigeriane sul mercato nero, mentre su quello ufficiale, lo stesso cambio era dato a 773,50. Secondo un operatore di mercato, «la pressione sulla valuta locale mostra che la liquidità nel mercato ufficiale non è in grado di sostenere circa 400 milioni di dollari di cui gli importatori di petrolio hanno bisogno mensilmente per importare combustibili raffinati, dato il loro controllo del 70% del mercato».

L’eccesso di domanda di valuta forte, secondo gli analisti, viene incanalato dagli speculatori verso il mercato informale, ampliando così il divario con il mercato ufficiale. Per la Banca centrale nigeriana, una delle sfide chiave sarà dunque quella di aumentare la liquidità del dollaro nel Paese per sostenere la valuta locale. I debiti pubblici dei Paesi in via di sviluppo sono aumentati quasi ovunque, prima a causa della pandemia di Covid-19 e, successivamente, a causa dei rincari dell’energia e dei beni alimentari. Il rialzo dei tassi ha fatto il resto. Rimettere a posto i conti pubblici, in un momento in cui è costosissimo chiedere nuovi prestiti, è un fardello non da poco. Il Fmi parla di «brutale stretta finanziaria», una stretta che amplia i divari tra Paesi ricchi e poveri.

«Non siamo in grado di contrarre nuovi prestiti ora», ha ammesso di recente il ministro delle Finanze nigeriano Olawale Edun, sottolineando che la Nigeria, un gigante da 200 milioni di abitanti. Il governo locale, di recente, ha avviato riforme come l’abolizione dei sussidi sul carburante e la rimozione delle restrizioni sul tasso di cambio ma l’inflazione è aumentata a dismisura: a luglio di quest’anno ha raggiunto il +24%.

In Argentina, Paese da molto tempo in crisi economica, ad agosto il dollaro Usa ha continuato la sua scalata soprattutto nel mercato nero, dove ha toccato i 560 pesos per un dollaro contro i 280 del cambio ufficiale, un nuovo record assoluto. Il governo ha così preso di mira gli importatori, gli unici a cui era ancora permesso comprare dollari al prezzo ufficiale. Il Pakistan, evidenziava di recente AsiaNews, ha perso in meno di un anno 3,7 miliardi di dollari di rimesse a causa della svalutazione della rupia. In conseguenza di tassi di cambio sempre meno favorevoli, gli emigrati pachistani, soprattutto coloro che lavorano nelle monarchie del Golfo, preferiscono utilizzare canali informali per inviare le rimesse a casa, causando ulteriori perdite, considerando anche che le rimesse sono ciò che contribuisce a sostenere la bilancia dei pagamenti. Il default, per ora, è stato evitato grazie a un prestito del Fmi di 3 miliardi di dollari, ma al costo di ulteriori tagli di spesa e aumenti dei prezzi dei carburanti che rischiano di fare ulteriormente aumentare le tensioni sociali nel Paese.

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