lunedì 28 gennaio 2013
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​Ridurre il peso del fisco scongiurando prima di tutto l'ulteriore scatto Iva, escludere dall'Imu gli immobili strumentali delle imprese, assicurare lo smobilizzo dei crediti nei confronti della P.A., avanti con le semplificazioni. Sul fronte del lavoro semplificare l'apprendistato, favorire il lavoro delle donne, Mezzogiorno e internazionalizzazione delle imprese. Sono questi alcuni dei punti contenuti in un'agenda di 80 pagine che Rete Imprese Italia presenta oggi alle forze politiche.Nel dossier di 30 pagine di Rete Imprese, presentato dal presidente di turno Carlo Sangalli, al primo punto figura la riduzione della pressione fiscale (in particolare archiviazione Iva, razionalizzazione dell'Irpef, taglio dell'Irap, revisione della riscossione coattiva); rilievo anche al nodo del credito alle imprese, oltre al proseguimento dell'azione di semplificazione, sviluppo del mercato del lavoro (lancio del nuovo apprendistato, sostegno al welfare contrattuale bilaterale, stop a solidarietà impropria tra i settori, con la revisione dei versamenti per l'indennità di malattia a carico di comparti, come commercio e artigianato, il cui tiraggio è basso). E ancora, necessità di investimenti in infrastrutture ed energia; nuove politiche industriali dei servizi; sostegno allo sviluppo dell'internazionalizzazione delle imprese, sviluppo della leva turismo. La mobilitazione dell'organizzazione che conta 2,5 milioni di aziende e occupa 14 milioni di lavoratori, coinvolge oggi 80 piazze in tutt'Italia. L'intervento di Sangalli è stato seguito da oltre 300 associazioni territoriali e oltre 30mila imprenditori.SANGALLI: SENZA IMPRESA NON C'È SALVEZZA"Oggi si alza in Italia la voce di centinaia di migliaia di imprese per chiedere una svolta nella politica economica del Paese. Siamo qui per dirlo tutti insieme e a gran voce: senza impresa non c'é futuro, senza impresa non c'é salvezza dell'Italia". Lo ha detto il presidente di Rete Imprese Italia Carlo Sangalli. "La disperazione delle piccole imprese che noi oggi rappresentiamo deriva da una domanda interna desolatamente ferma. Per questo chiediamo di archiviare definitivamente l'aumento Iva ed è questo punto che ci divide dal manifesto della Confindustria".
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