venerdì 23 febbraio 2024
Al 1° gennaio 2022 le strutture erano 12.576, con un’offerta complessiva pari a 414mila posti letto (di cui soltanto l’11% al Sud) e gli ospiti 356.556. Oltre 341mila i lavoratori
Il convegno di Roma

Il convegno di Roma - Snalv Confsal

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Al 1° gennaio 2022 i presidi residenziali attivi in Italia erano 12.576, con un’offerta complessiva pari a 414mila posti letto (di cui soltanto l’11% al Sud) e gli ospiti 356.556, dei quali oltre tre su quattro anziani. I lavoratori impiegati in queste strutture sono più di 341mila, cui va sommata una componente di oltre 31.500 volontari e poco più di 4mila operatori del servizio civile. Oggi gli anziani non autosufficienti sono quasi quattro milioni; si stima che nel 2041 saranno 9,8 milioni le persone destinate a vivere sole e nel 2050 il 34,5% degli individui avrà più di 65 anni. Di fronte a questo evidente e inarrestabile invecchiamento della popolazione, il nostro sistema socio-sanitario si trova a fare i conti con la mancanza del 21,7% degli infermieri necessari, 13% dei medici e 10,8% di operatori socio-sanitari e c’è una forte discrepanza tra la domanda e l’offerta di simili figure professionali, anche tra i giovani neo-diplomati: non sono reperibili 59.100 posti di lavoro. Alla carenza di personale specializzato si sommano poi i problemi dello stress e delle inadeguate condizioni contrattuali ed economiche, cui sono sottoposti i lavoratori del comparto.

Per tutti questi motivi, Snalv Confsal ha redatto tre proposte per la riforma sull’assistenza agli anziani, attualmente all’esame delle commissioni parlamentari, riportate all’interno di un documento (chiamato Piattaforma), discusso e approvato da una rappresentanza di oltre 300 lavoratori del ramo socio-sanitario, iscritti al sindacato. Uguali stipendi tra pubblico e privato, con l’equiparazione delle retribuzioni dei dipendenti delle strutture accreditate a quelle dei colleghi del pubblico impiego, standard organizzativi adeguati sull’intero territorio nazionale, con la garanzia di un numero minimo di operatori a quello degli utenti assistiti, programmazione preventiva del fabbisogno di personale, con la creazione di un sistema di monitoraggio. Questo è, in sostanza, quanto chiede Snalv Confsal alla politica.

Piena apertura del governo e delle istituzioni alle proposte formulate dal sindacato autonomo Snalv Confsal in merito alla riforma sull’assistenza agli anziani, il cui iter di approvazione è appena iniziato. «La Conferenza delle Regioni sta lavorando per offrire standard adeguati di assistenza socio-assistenziale a tutte le amministrazioni regionali - spiega Emma Staine, coordinatrice nazionale della commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni e assessore regionale alle Politiche sociali in Calabria -. La Calabria parte da una situazione sanitaria svantaggiata e si sta impegnando per recuperare il ritardo. Stiamo cercando di risolvere tutte le diseguaglianze nazionali. Dobbiamo, innanzitutto, investire nella formazione del personale socio-sanitario, come sottolinea, giustamente, Snalv Confsal».

«Ci vuole un’alleanza tra pubblico e privato, in cui il privato svolga un ruolo predominante - rimarca Cesare Damiano, presidente dell'associazione Lavoro & Welfare - . Va diminuita la pressione fiscale, bisogna aumentare i salari del personale del comparto socio-assistenziale e puntare su welfare, con politiche di sostegno per anziani e bambini. Sposo in pieno la battaglia che Snalv Confsal sta portando avanti con caparbia e ragionevolezza».

Per Massimiliano Maselli, assessore ai Servizi sociali, persona e disabilità della Regione Lazio, «è indispensabile investire su assistenza territoriale e di prossimità per arrivare a una vera e propria presa in carico dell’utente. La Regione Lazio sta andando proprio in questa direzione, ma ha bisogno di collaborare con tutte le istituzioni e le componenti della comunità economica e sociale, a partire dai sindacati».

«Il sistema di welfare italiano non è pronto a farsi carico dei bisogni di una popolazione sempre più longeva e i professionisti che operano nelle strutture accreditate subiscono un'ingiustificabile disparità di trattamento rispetto ai colleghi del pubblico impiego, con stipendi inferiori anche di 300 euro al mese, a causa di normative regionali disomogenee e standard organizzativi inadeguati - conclude Maria Mamone, segretaria generale di Snalv Confsal - . Per questo abbiamo convocato a Roma una rappresentanza di lavoratori iscritti al sindacato per presentare, alle istituzioni e alle altre parti sociali, un documento programmatico con analisi e proposte. Da tempo Snalv Confsal ha avviato un dialogo con i ministeri della Salute e del Lavoro, la Conferenza delle Regioni e le singole Regioni per risolvere le problematiche del settore socio-sanitario. Un percorso che ha portato all’approvazione della Piattaforma, i cui contenuti ci auguriamo vengano recepiti nell’impianto della riforma che riguarda gli anziani, al momento all’esame del Parlamento».


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