sabato 7 dicembre 2019
Lo smart working piace anche in Italia. Anzi, il 50% dei professionisti nel mondo e ben il 54% degli italiani lavora in luoghi diversi dalla sede aziendale per almeno metà della settimana
Lavoro agile, si offrono spazi
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Il lavoro agile (o smart working) piace anche in Italia. Anzi, il 50% dei professionisti nel mondo e ben il 54% degli italiani lavora in luoghi diversi dalla sede aziendale per almeno metà della settimana lavorativa, se non di più. Inoltre, il 75% degli italiani (70% nel mondo) pensa che la scelta dell’ambiente di lavoro sia un fattore chiave nella valutazione di nuove opportunità di carriera e addirittura, per un italiano su tre è più importante poter scegliere da dove lavorare rispetto ad avere più ferie e permessi. Lo smart working non è solo lavorare da casa, anzi: per il 62% dei lavoratori le interruzioni da parte dei figli o di altri familiari possono rendere il lavoro ancora più complicato. Il vero lavoro agile, allora, è quando si può scegliere il luogo migliore per coniugare davvero le esigenze private e lavorative. Qui entrano in gioco gli spazi condivisi: scrivanie, sale riunioni e veri e propri spazi prenotabili anche solo per poche ore in tutto il mondo, tramite app. Non solo semplici spazi, ma centri completi di tutti i servizi: dalla rete Internet alle stampanti, dalla segreteria fino ai servizi di amministrazione.

Milano e Roma vedono una concentrazione di spazi di lavoro flessibile, ma le cosiddette città “secondarie” stanno rapidamente guadagnando un ruolo importante. Basti pensare a realtà come quella di Iwg, che con i suoi marchi Regus, Spaces e Signature è presente non solo a Milano (con 42 centri) e Roma (con 16 centri), ma anche a Torino, Napoli, Bergamo, Padova, Bologna, Brescia, Verona, Genova e Firenze (per un totale di 77 business centre in tutta Italia, compresi quelli in apertura nelle prossime settimane, per una media di una al mese).

«Il lavoro agile piace alle aziende - spiega Mauro Mondrini, Country Manager Italia di Regus - perché permette di entrare più velocemente anche nei mercati internazionali, consente di ridurre le spese di capitale e operative, diminuisce i rischi legati a una gestione “tradizionale” delle sedi aziendali e consente di consolidare il proprio portafoglio clienti, anche grazie al fatto di poterli incontrare con maggiore facilità nelle varie sedi sparse sul territorio nazionale. Piace ai dipendenti perché favorisce una migliore gestione dei ritmi casa-lavoro, migliora la qualità del lavoro e del tempo libero stesso. Nei nostri Centri, per esempio, vengono organizzati incontri di formazione, sessioni di yoga o si può anche semplicemente giocare a ping pong tra una riunione e l’altra».

Proprio Signature by Regus ha inaugurato la sua prima sede italiana, aprendo le porte a un modo nuovo di fare smart working. L’obiettivo è rendere accessibile l’esclusività, proponendo uffici, spazi di coworking, sale riunioni, uffici virtuali e piani di lavoro flessibile che diano la possibilità di lavorare dove e come si vuole, vicino a casa o ai clienti. In Italia Signature parte con la sede di Roma in piazza San Silvestro, presso Palazzo Marignoli, con oltre 2.700 metri quadrati di spazi, per oltre 400 postazioni di lavoro, e sale riunioni.

Nei prossimi mesi è inoltre prevista una crescita significativa, con due nuove aperture in programma nel centro di Milano, per un valore totale dell’investimento in Italia di cinque milioni di euro. Signature by Regus si rivolge ai professionisti del settore finanziario, della consulenza e dei servizi, che hanno così la possibilità di incontrare i propri clienti in sedi prestigiose e in zone centrali della città. Non solo: gli spazi di lavoro flessibili offrono l’opportunità alle aziende di crescere in base alle proprie esigenze, senza incontrare i rischi determinati da una gestione tradizionale delle sedi aziendali.

«Per il primo business centre Signature in Italia - sottolinea Mordini - abbiamo scelto Palazzo Marignoli poiché rappresenta il connubio perfetto tra storia e innovazione: un tempo celebre ritrovo per scrittori, attori, giornalisti e politici, oggi è un esempio di tecnologia e design all’avanguardia. Questo è solo il primo passo di un progetto di sviluppo più ampio che, insieme alle aperture già in programma a Milano, si rivolge alle aziende con una proposta nuova che si propone di rendere accessibili spazi davvero esclusivi e prestigiosi».

Il mercato degli spazi di lavoro flessibile è un segmento del settore immobiliare particolarmente promettente: si calcola che, entro il 2025, il 30% dell’impronta immobiliare totale delle grandi aziende, a livello globale, sarà costituita da spazi di lavoro flessibile. E con Regus lo smart working si fa in franchising.

«La proposta - conclude il manager - si rivolge a imprenditori e manager che abbiano uno spiccato radicamento territoriale, disponibilità finanziaria, spirito di iniziativa, ma anche a proprietari di immobili sul territorio italiano che vogliano mettere a frutto il loro patrimonio, trasformandolo in un prodotto innovativo e all’avanguardia. Il nostro segreto è da sempre quello di saper trasformare qualcosa di rigido, un immobile, appunto, in uno spazio estremamente flessibile. È chiaro che, per riuscire in questo progetto, l’apertura di un business center in franchising debba obbligatoriamente passare per investimenti significativi, più alti rispetto a quelli di un franchising tradizionale, seppur meno onerosi rispetto alla media del settore immobiliare. Con questo progetto, diamo ai franchisee l’opportunità di entrare in un mercato consolidato insieme a un brand che vanta più di 30 anni di esperienza nel settore. Offriamo agli affiliati una serie di servizi per sostenerli nella crescita: consulenza in fase di progettazione, formazione del personale, un confronto costante con il nostro team, la promozione del brand sul mercato, la possibilità di sfruttare la rete Regus di clienti nazionali ed internazionali, la promozione e la vendita dei servizi eccetera. Stiamo già discutendo con alcuni attori italiani, speriamo di poter vedere presto i primi frutti di queste collaborazioni».

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