martedì 28 gennaio 2020
Il Cic-Consorzio italiano compostatori stima un’occupazione di circa 9.900 posti di lavoro e 1,8 miliardi di euro di fatturato
Più occupati con la salvaguardia di suolo e clima
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Da oggi la battaglia per la salvaguardia del suolo, preziosa risorsa per la conservazione dell'ecosistema e la mitigazione della crisi climatica, ha un nuovo alleato. È nata la Re Soil Foundation, con l'obiettivo di
promuovere la ricerca scientifica e tecnologica, le attività di formazione e divulgazione per dare vita ad una rivoluzione produttiva che punti su una bioeconomia sostenibile con al centro i territori.
La nuova fondazione, presentata a Roma, frutto della collaborazione tra Novamont, Politecnico di Torino e Università di Bologna si propone «di dare un impulso per una politica che vada verso un reale cambiamento, dalla salute del suolo al concetto chiave di rigenerazione territoriale»: con i terreni fertili del pianeta infatti si potrebbero assorbire 0,7 miliardi di tonnellate di carbonio all'anno, l'equivalente delle
emissioni da combustione dei fossili nell'intera Unione Europea. Secondo i soci fondatori «è urgente una rete di monitoraggio e sensoristica che potenzi il catasto dei suoli. Ed è indispensabile una direttiva europea che si occupi direttamente di suolo, come avviene per fauna, flora, biodiversità, acqua, aria e clima». Uno studio dello European Compost Network sottolinea come ogni anno in Europa vengono generate circa 96 milioni di tonnellate di rifiuto organico. Di queste circa un terzo (32 milioni) viene correttamente raccolto e trattato, generando occupazione in area rurale (18mila posti di lavoro, uno ogni 1.380 tonnellate) e urbana (5mila posti di lavoro, uno ogni 4.500 tonnellate). Il rimanente rifiuto organico, che al momento non viene trattato negli appositi impianti di compostaggio e digestione anaerobica, è pari a 64 milioni di tonnellate, potrebbe generare ulteriori 52mila posti di lavoro in area rurale e 16mila in area urbana. Il potenziale totale di posti di lavoro generati dalla corretta gestione del rifiuto organico in Europa è quindi pari a 91mila posti di lavoro, di cui 70mila in area rurale e 21mila in area urbana. A livello italiano il Cic-Consorzio italiano compostatori, prendendo in considerazione la filiera della raccolta-trattamento-tecnologie per la valorizzazione del rifiuto organico, stima un’occupazione di circa 9.900 posti di lavoro e 1,8 miliardi di euro di fatturato, valori che potrebbero crescere fino a 13mila addetti e 2,4 miliardi di euro se la raccolta differenziata del rifiuto organico fosse estesa a tutti i comuni italiani.

Catia Bastioli,
ad di Novamont e membro della Mission Board sul suolo della Ue spiega: «Re Soil Foundation quindi si occuperà di favorire l'educazione e la formazione a tutti i livelli, dalle scuole elementari alle università, di favorire progetti territoriali in cui sperimentare sul campo le diverse soluzioni tecnologiche e lavorerà sullo sviluppo di standard adeguati per la qualità del suolo come riportare la materia organica in suolo».

I soci fondatori ribadiscono quindi che «il suolo è una risorsa non rinnovabile» e tra i dati allarmanti lanciati anche nella Giornata Mondiale del suolo del 5 dicembre scorso ricordano che per formarne uno strato di soli dieci centimetri ci vogliono ben 2mila anni. In Italia più del 4% del territorio è sterile e oltre il 21% è considerato a rischio desertificazione. Secondo i soci della neonata Re Soil Foundation - lanciata oggi a Roma - inoltre c'è una correlazione stretta, ma complessa tra la gestione dei suoli, agricoltura e crisi climatica: la perdita di materia organica nei terreni è responsabile a livello globale del 20% delle emissioni di CO2 nell'atmosfera e il settore agricoltura e foreste è responsabile di poco meno di un quarto delle emissioni globali di gas a effetto serra. Inoltre a livello globale i costi annuali stimati del degrado del suolo variano tra 18 miliardi di dollari e 20 trilioni di dollari mentre la perdita di servizi ecosistemici a causa del degrado del suolo costa tra i 6,3 e i 10,6 trilioni di dollari all'anno, pari al 10-17% del Pil mondiale.

Per l'ad di Novamont «la creazione di una strategia di bioeconomia sostenibile, basata sui territori» quindi «parte dall'utilizzo di rifiuti organici come compost per ridare fertilità ai terreni». «In Europa - specifica - su un totale di 96 milioni di tonnellate di rifiuto organico, soltanto il 33% viene riciclato mentre il 66% finisce ancora in discarica. L'Italia sta un po' meglio, con un riciclo intorno al 50%, ma resta ancora moltissimo da fare". Secondo
Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino che vestirà la carica di presidente della Fondazione «in questo scenario diventa fondamentale attivare azioni specifiche per creare consapevolezza del problema e per intervenire sui diversi settori delle filiere integrate» anche «in sinergia con le comunità locali per un modello di sviluppo che metta al centro un suolo sano e pulito, fondamentale per la vita sul pianeta Terra». Per Francesco Ubertini, rettore della Alma Mater Studiorum - Università di Bologna «contro la pressione antropica, è necessario invertire la rotta, favorendo l'apporto di materia organica nel suolo e la sua assimilazione e, nel contempo, un suo uso più sostenibile e sapiente» puntando così «su ricerca, innovazione ma anche formazione e informazione».

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