martedì 25 aprile 2017
Il 92,2% dei 9mila intervistati (dai 18 ai 32 anni ) dichiara di non essere riuscito a realizzare i propri desideri formulati l'anno passato di uscire dalla famiglia di origine
Giovani tra ansie e delusioni su lavoro e formazione
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Il tema del lavoro risulta sempre più legato al mondo giovanile italiano dal quale emerge forte la preoccupazione nei confronti di una condizione di difficoltà che non fa intravedere sbocchi lavorativi e che risulta accentuata da una crisi economica che ha colpito molti Paesi e tutte le fasce d'età. Ma le nuove generazioni sono anche il "nuovo che produce nuovo". Non vengono per essere uguali alle generazioni dei genitori e dei nonni. Sono quindi il modo attraverso cui una società costruisce e innova il proprio futuro cercando di compiere con successo il percorso di transizione alla vita adulta nonostante il rischio di impoverimento materiale, frustrazione psicologica e disagio sociale. Tutto questo in un contesto sempre più legato alla coscienza della necessità di un investimento personale nella formazione grazie alla quale si preparano alla vita oltre che al mondo del lavoro. È questo il quadro che emerge dal Rapporto Giovani 2017 dell'Istituto Toniolo realizzato con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo.

Il Rapporto si è basato su un campione di oltre 9mila giovani tra i 18 e i 32 anni. La fotografia del mondo giovanile italiano presenta una generazione in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, con freni culturali e istituzionali alla messa pienamente in campo di tutto il proprio potenziale, troppo spesso misconosciuto e sottoutilizzato. Il 92,2% degli intervistati dichiara di non essere riuscito a realizzare i propri desideri formulati l'anno passato di uscire dalla famiglia di origine. Sotto la lente d'ingrandimento gli snodi principali della transizione alla vita adulta: la formazione, il lavoro, l'autonomia e le scelte di vita a partire dalla scuola. In tale ambito il Rapporto restituisce il punto di vista dei giovani del contesto scolastico, non solo sulla sua capacità di essere luogo di apprendimento, ma anche su come incide sul benessere individuale e relazionale, oltre che sulle ricadute rispetto agli altri ambiti di vita. Oltre tre quarti del campione complessivo concorda nel sostenere che l'istruzione scolastica serve in primo luogo ad attrezzare la persona, accrescendone le abilità e le conoscenze (80,5%), promuovendo la capacità di ragionamento (75,9%) e di stare con gli altri (75,3%).

Sei intervistati su dieci sono convinti che l'istruzione sia anche una risorsa utile per affrontare la vita (60,5%). Il Rapporto attesta come il percorso formativo sia determinante sulla carriera lavorativa, sia sulle pratiche di partecipazione sociale e politica. In tale contesto il 31% dei giovani con licenza media o titolo inferiore e il 31,6% dei qualificati ha dichiarato di aver svolto volontariato, la percentuale sale al 41,4% tra coloro che hanno concluso gli studi con il diploma di scuola superiore e al 51,7% nei laureati. Invece per quanto riguarda la partecipazione ad attività di pressione pubblica (petizioni, raccolte firme, manifestazioni di piazza, campagne di sensibilizzazione sui social network) il 61 % degli intervistati con la laurea ha dichiarato di avere preso parte, contro il 49,7% di quelli con licenza media o inferiore.

«Se vogliamo ancora sperare in un futuro migliore - spiega Alessandro Rosina, docente di Demografia all'Università Cattolica di Milano e coordinatore del Rapporto Giovani - non dobbiamo considerare i giovani come i "perdenti" da proteggere in un mondo diverso dal passato, ma le risorse principali per contribuire a cambiare il mondo nella direzione auspicata».

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