mercoledì 15 maggio 2019
Presentato il VII Rapporto realizzato dall’Osservatorio “Generazione Proteo” della Link Campus University di Roma
Stop al posto fisso, attratti dall'autoimprenditorialità
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Animati da una spiccata propensione all’altruismo sia nella dimensione privata che nella sfera pubblica, i giovani mostrano un rinnovato interesse per la politica, sono informati e sanno motivare le proprie opinioni. Critici verso un’Europa in cui ritengono che l’Italia conti poco o nulla e da cui si aspettano un impegno attivo sulla questione dei migranti, auspicano un cambiamento e per questo andranno a votare in massa il prossimo 26 maggio. Sul modello di Greta Thunberg, si candidano al ruolo di attori protagonisti del presente. Questo il ritratto della generazione tracciato dal VII Rapporto di ricerca realizzato dall’Osservatorio “Generazione Proteo” della Link Campus University, che quest’anno ha intervistato circa 10mila studenti italiani tra i 17 e i 19 anni. «La nostra ricerca – dichiara il prof. Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio “Generazione Proteo” – conferma il permanere di un disallineamento tra il mondo adulto e i giovani, cui tuttavia questi ultimi rispondono rivelando un inarrestabile desiderio di reazione, che abbiamo sintetizzato nella definizione di “giovani re-attori”. Tuttavia, nel loro candidarsi ad attori protagonisti del presente, i nostri giovani hanno bisogno di essere legittimati in questo ruolo dal mondo adulto e dalle Istituzioni. La generazione dei re-attori ci ha lanciato un assist e sta a noi, mondo adulto, scegliere se sostenere o meno la sua candidatura. Ma con la consapevolezza che, in assenza di un tempestivo riscontro, i giovani (questo ci dice la nostra ricerca) sceglierebbero, se potessero, di vivere un’altra epoca o di nascere in un altro Paese». I risultati del VII Rapporto sono stati presentati nel corso della conferenza stampa nel corso della quale sono intervenuti il presidente della Link Campus University Vincenzo Scotti, il prof. Fabrizio Fornari (Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara), la prof.ssa Anna Maria Giannini (Sapienza-Università di Roma), il giornalista David Parenzo. A concludere i lavori il vice ministro del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, prof. Lorenzo Fioramonti. La conferenza stampa ha aperto ufficialmente la IV edizione di #ProteoBrains, la “due giorni” annuale di confronto e dibattito tra centinaia di studenti, provenienti da tutta Italia, e che quest’anno ha ospitato ai tavoli tematici dieci special guest espressione della cultura del suono (musicisti, doppiatori, sound designer, speaker eccetera).

Europa. Due pesi, due misure. Lontani da giudizi netti sull’Europa, i giovani intervistati tendono a privilegiare posizioni più sfumate che, se da un lato abbracciano un’interpretazione positiva dell’Unione Europea vista come una potenza internazionale (21%) e come garante della sicurezza in caso di conflitti (18,9%), dall’altro ne mettono in luce criticità e defezioni. Il giudizio complessivo sull’Europa appare infatti viziato non soltanto dalla percezione di una confederazione in cui tutti gli Stati non hanno lo stesso peso (25,3%) – a cominciare dall’Italia che il complessivo 59,4% circa degli intervistati giudica “per nulla” (9,3%) o “poco” (50,1%) influente – ma anche dall’opinione diffusa di una incapacità di gestione dell’emergenza immigrazione (20,3%). Proprio sulla questione della chiusura dei porti ai migranti, gli intervistati tornano a rimarcare il compito imprescindibile dell’Europa nel dipanare una problematica complessa (37,6%). Sempre su questo argomento il 24,4% dei giovani si dichiara a favore della chiusura dei porti, laddove il 22,1% lo condanna come un gesto ritenuto indegno di un Paese democratico.

Elezioni europee: tutti alle urne per dovere civico. Alla vigilia delle elezioni europee, gli intervistati sembrano comunque avere le idee chiare sulla loro partecipazione alla consultazione elettorale: l’80% di loro si recherà infatti alle urne, principalmente perché – e in maniera del tutto speculare a quanto emerso nel VI Rapporto di ricerca (2018) con riferimento alle elezioni politiche – “votare costituisce un dovere civico” (76,6%). No all’“Italexit”, sì all’Unione culturale europea. In larga misura favorevoli all’Europa, solo pochi intervistati vorrebbero una “Italexit”: l’80% circa voterebbe infatti “no” a un referendum che decreterebbe l’uscita del nostro Paese dall’Europa, mentre è meno netto il giudizio sull’uscita dall’Euro, preferita da uno studente su tre (34,8%). Oltre che per la sua dimensione politica, l’Europa viene percepita dai giovani anche come un processo culturale, come suggerito da quegli intervistati per i quali essere cittadini europei significa “costruire una cultura condivisa” (31%), mentre passano in secondo piano gli aspetti economici (18,6%).

Interesse per la politica: segnali di ripresa. I giovani mostrano segnali di una rinnovata attenzione nei confronti della politica, contrariamente al sentire comune. La percentuale di coloro che si dichiarano interessati alla politica risulta infatti significativa e, seppur ancora confinata a un limitato segmento della popolazione giovanile, fa registrare una decisa impennata, crescendo dal 30% del 2016 al 41% nel 2019, con un incremento complessivo dunque di 11 punti percentuali in tre anni.

Troppo diversi, non dureranno a lungo.
Consapevoli delle profonde differenze esistenti tra le forze politiche che compongono l’attuale esecutivo, i giovani esprimono perplessità quando si parla dell’alleanza di governo, che per i più non durerà a lungo (32,8%). I più critici ritengono invece che l’alleanza rappresenti solo un modo per spartirsi le poltrone (27,5%). Ma non manca chi plaude al suo operato ritenuto in linea con le promesse elettorali (10,7%) e chi considera il contratto un “modello di governo” per il futuro (8,4%).
Le priorità del Governo. La lotta alla povertà è in cima alla lista delle priorità che gli intervistati assegnano al governo (21,7%), seppure si tratta di una classifica in cui fatica a emergere una specifica esigenza, giacché il ventaglio delle priorità per i giovani risulta vasto e ricomprende al suo interno tanto la già citata lotta alla povertà, quanto il contrasto alla criminalità (15,9%), la riduzione delle tasse (14,4%), la gestione dell’immigrazione (12,9%), le politiche per l’occupazione (12,7%), la riduzione dell’evasione fiscale (10,3%), le politiche per l’ambiente (10%).

Reddito di cittadinanza: due giovani su tre sono favorevoli. Ben vengano politiche come il “reddito di cittadinanza” che raccoglie i favori del complessivo 67,2% degli intervistati e che, in presenza dei necessari controlli (37,7%), contribuirà non solo a rilanciare l’economia (9,2%), ma anche a ridare dignità alle persone (20,3%). Complessivamente circa la metà degli studenti ne farebbe richiesta, perché non rinuncerebbe a un aiuto economico (20,5%) e perché ritiene che si tratti di un’opportunità e di un supporto alla ricerca del lavoro (23,4%).

Favorevoli alla legittima difesa. La quasi totalità dei giovani intervistati ritiene giusto sparare a un ladro che entra in casa, anche se i più legittimano tale comportamento solo in presenza di un reale e oggettivo pericolo di vita (44,4%). Per contro vi è un complessivo 12,8% di contrari per i quali sparare rappresenta un comportamento sbagliato in qualsiasi situazione (4,2%), e secondo cui non può esserci giustizia fai-da-te in un Paese democratico (8,6%).

Bye bye “posto fisso”. Pensando al proprio futuro, la povertà spaventa (22,1%). Non a caso, chiamati a indicare un’immagine per esprimere l’idea del disagio sociale, gli intervistati scelgono quella del suicidio di un padre di famiglia che ha appena perso il lavoro (33,4%) o di un anziano che rovista nella spazzatura (25,4%). Ma è soprattutto con il timore di un lavoro non coerente con i propri sogni (41%) che gli intervistati fanno i conti. Un lavoro cui i giovani guardano in modo diverso rispetto al passato, rifuggendo la sicurezza del “posto fisso” che per la metà degli intervistati assume un’accezione negativa, giacché non rinuncerebbero alle proprie ambizioni per il fantomatico “posto fisso” (29%), faticherebbero a fare lo stesso lavoro per tutta la vita (6,2%), così come sono convinti che ormai il lavoro piuttosto che cercarlo, bisogna crearselo (14,9%). Per contro, a difendere il “posto fisso” sono quei giovani che vedono in un lavoro sicuro l’unico modo per fare progetti futuri (33,7%).

Il lavoro si crea a partire dalle passioni.
D’altra parte, i giovani guardano in modo nuovo al mercato del lavoro: attratti dall’idea di fondare una start up, considerata un’opportunità di crescita personale e professionale (23,4%), nonché un’occasione per diventare imprenditori di sé stessi (21,5%), restano affascinati anche dalle nuove professioni. Come quella dell’influencer, al quale i giovani riconoscono il talento di aver trasformato un hobby in un business (40,9%) e che, lungi dall’essere solo una moda (14,4%), viene considerato il lavoro del futuro (9,4%). Un’opinione condivisa anche per un’altra figura professionale, quale quella del gamer: a fronte infatti di un complessivo 20% circa che dichiara di “video-giocare” – chi a livello professionistico (3,5%), chi in maniera amatoriale (15,6%) – è opinione diffusa che si tratti di persone che hanno avuto il grande merito di far fruttare una passione personale (48,5%), riuscendo quindi a lavorare divertendosi (15,8%).

Pena di morte. Si attesta a livelli ancora molto elevati la percentuale dei giovani favorevoli alla pena di morte (28,4%), nonostante un sensibile calo rispetto al passato (34,5% nel 2018). Tra le motivazioni a sostegno della pena capitale, la convinzione che un grave crimine vada ripagato con la propria stessa vita (51,6%), che possa essere un deterrente in grado di favorire la riduzione dei crimini (17,3%), e che si tratti di uno strumento in grado di assicurare giustizia alle vittime e ai loro familiari (21%). C’è tuttavia da segnalare come, rispetto alle precedenti edizioni della ricerca, ad essere cresciuta sensibilmente è la percentuale dei giovani che si dichiarano contrari alla pena di morte: dal 35,8% del 2017 al 55,6% del 2019.

Scuola: centralità al ruolo degli insegnanti, a loro giudizio “sottopagati”. I giovani intervistati investono i propri insegnanti di grandi responsabilità, non mancando di riconoscere l’importanza e l’autorità del loro ruolo: se infatti oltre uno studente su tre ritiene quello dell’insegnante uno dei mestieri più importanti (35,1%), e che richiede una vocazione (25,5%), i giovani sono consapevoli che si tratti però di un lavoro spesso sottovalutato oltre che sottopagato (30,3%). L’importanza della figura degli insegnanti è riconosciuta dagli stessi genitori secondo i quali – riferiscono gli intervistati – dovrebbe essere sempre rispettata la loro autorità (37,4%), nonché il loro ruolo, insieme a quello della famiglia, nell’educazione dei ragazzi (37,3%).

Alternanza scuola-lavoro: una buona opportunità, solo se migliorata. Giudizi contrastanti sull’alternanza scuola-lavoro, che raccoglie i favori di chi la ritiene un’opportunità per avvicinarsi al mondo del lavoro (29,6%) e per arricchire il percorso di studi affiancando la pratica alla teoria (13,3%), ma anche le lamentele di quanti invece la reputano una perdita di tempo (36,3%), oltre che un’occasione data alle aziende per avere manodopera senza costi (7,8%).

Regionalizzazione dell’istruzione. Decisamente più critici invece rispetto alla regionalizzazione dell’istruzione: i giovani credono infatti in una didattica universale e con programmi scolastici uguali per tutti (30,4%), e sono preoccupati delle conseguenze che un simile provvedimento potrebbe produrre in termini di un ulteriore divario tra le Regioni più ricche e quelle meno abbienti (29,1%).

Smartphone a scuola: plebiscito contro il divieto. La dipendenza dei ragazzi dallo smartphone emerge prepotentemente in riferimento ad alcuni comportamenti “devianti” messi in atto a scuola: se infatti quasi 1 studente su 4 (23,7%) dichiara di non riuscire a concentrarsi nello studio senza avere accanto il cellulare, ben 1 studente su 3 (33,9%) non riesce a seguire un’intera lezione senza guardare il proprio smartphone, cui si aggiunge chi controlla le notifiche persino durante le interrogazioni (11,5%). Motivo per cui vi è un plebiscito contro il divieto di utilizzo a scuola dello smartphone (78,7%).

Hate-speech: fake news e minacce social alla reputazione. Riflesso della degenerazione della nostra società (32,9%), l’utilizzo e l’esasperazione dei toni e dei linguaggi violenti appartiene, secondo i giovani, soprattutto alla Rete e ai social network (37,6%), molto più che alla politica (20%) o alla televisione (12,8%), ma nonostante ne facciano quotidianamente esperienza, uno studente su tre non sa cosa sia l’hate-speech (32,7%). Ma la Rete si sa, nasconde molte insidie tra le quali preoccupa maggiormente la diffusione di materiale riservato o intimo (27,3%), mentre spaventano meno il furto di identità (15,2%) o la violazione dell’account social (14,6%). D’altra parte, secondo oltre la metà dei giovani Proteo (57%) è proprio la diffusione di foto, video, scherzi offensivi, sia online che offline, a danneggiare la reputazione di un ragazzo oggi, più di un fisico non attraente (12,6%). Tra le altre minacce della Rete non possono non essere menzionate le fake news, considerate anch’esse pericolose e in grado di minare la reputazione di una persona (24%) e che oggi trovano, secondo gli intervistati, terreno fertile tanto nella volontà di condizionare negativamente fatti o personaggi pubblici o politici (27,5%), quanto nella superficialità della condivisione online dei contenuti (26,9%) e nella costante ricerca dei “like” (23,2%).

L’altruismo come stile di vita. Tra i compiti più importanti affidati ai genitori, quello di insegnare ai propri figli ad aiutare gli altri (45,3%), un’esigenza che si rispecchia nell’alta percentuale di intervistati impegnati attualmente in attività di volontariato (36,2%) o che vorrebbero esserlo in futuro (33,3%), e che vedono nella solidarietà uno strumento per provare a cambiare il mondo che li circonda (32,5%) o fare qualcosa di concreto per la società in cui vivono (26,9%). Quest’apertura all’altro si riflette anche nell’elevato parere favorevole alla donazione degli organi (89,4%), così come nell’atteggiamento degli intervistati che, accanto a una persona disabile vorrebbero e proverebbero in qualche modo a essere utili (39,3%), e che rispetto alla controversia sui vaccini assumono una chiara presa di posizione a favore, avendo a cuore la salvaguardia della salute di tutti (44,5%) e, soprattutto, di quella dei bambini (35,5%). “Altruismo”, peraltro, fa rima non solo con “solidarietà”, ma anche con “inclusione”. Soprattutto nei confronti degli omosessuali, che per la maggioranza degli intervistati non hanno nulla che li renda diversi dagli altri (54,5%); semmai, come sostiene il 19,2%, essi contribuiscono a una società più aperta e nuova.

Il modello Greta. I giovani italiani plaudono inoltre all’iniziativa della giovane attivista svedese Greta Thunberg contro il cambiamento climatico e alla quale si riconosce il merito di aver portato all’attenzione del dibattito pubblico un tema così importante (40,5%) e di aver sollecitato l’impegno personale di altre persone seguendo il suo esempio (12,5%). Ciononostante, un giovane su quattro circa ritiene che la sua attività, seppur meritevole, non riuscirà a cambiare le cose e produrre effetti concreti e immediati (26,4%). Far sentire la propria voce è tuttavia importante (per 60,8% si tratta di “uno dei principi essenziali della società”), anche quando si tratta di esprimere il proprio dissenso. Quanto alle modalità attraverso cui fare ciò, la Rete resta lo strumento più efficace (39,2%), nonostante vi sia chi crede che il modo migliore per esprimere il proprio dissenso sia scendere in piazza (18,7%) o andare a votare (16,3%).

Sì o no? Favorevoli alla legalizzazione delle droghe leggere (53,9%), gli intervistati sono invece contrari all’acquisto di alcolici (72,3%) o sigarette (69,8%) da parte dei minorenni, così come esprimono perplessità sulla possibilità della patente di guida a 16 anni (47,4% i favorevoli, 38,1% i contrari). Consapevoli dell’importanza del sesso sicuro, sostengono l’iniziativa di distribuire preservativi a scuola (56,2%), mentre faticano a tenere separate la sfera della sessualità da quella dell’affettività, dal momento che i più ritengono il sesso meno divertente e soddisfacente in assenza di sentimenti (39,3%). Appoggiano le pratiche dell’aborto (60,8%), della fecondazione assistita (64%) e del suicidio assistito (51,6%); difendono in maniera decisa le unioni miste (84,1%); si dividono infine sull’opportunità di adozione di un figlio da parte di coppie omosessuali (47,2% i favorevoli, 33% i contrari).

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