giovedì 12 novembre 2020
La storia di Secursat, tra innovazione, esplorazione ed apertura al mondo femminile
Il Ceo Giuseppe Calabrese

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Sicurezza. Una parola che spesso suona come un mantra, perché in qualunque ambito ne sentiamo il bisogno.

Di sicurezza si occupa Secursat azienda nata nel 2013 con la volontà di integrare i sistemi di security tradizionali sulla rete realizzando così un concetto moderno di monitoraggio, manutenzione ed assistenza da remoto. Il modello sviluppato nel settore bancario è stato esteso al Retail, al Real Estate, all’industria ed alle infrastrutture critiche come stadi, energia e trasporti. Secursat ha sedi ad Asti, Milano e Roma e monitora dai propri Security Operation Centres i siti dei clienti garantendo business continuity e disaster recovery e concentra gli investimenti sullo sviluppo di strategie basate su Cloud Computing, Data Analysis e Iot, per sviluppare modelli di sicurezza innovativi capaci di prevenire gli scenari di rischio in Italia e all’estero.

È guidata dal fondatore e Ceo Giuseppe Calabrese che la descrive come “un'azienda che sin dalla sua origine ha tenuto in considerazione il cambiamento degli scenari internazionali e interpretato la digitalizzazione e ciò ci ha permesso di superare i periodi di crisi che si sono succeduti sino ad oggi". Non per nulla Secursat è stata inserita tra le migliori 400 aziende in Italia per crescita di fatturato dallo studio dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza che individua le aziende del Belpaese in maggiore espansione economica. Su 12mila aziende candidate Secursat è entrata tra le 400 migliori con una crescita del 15.8 % del fatturato tra il 2016 ed il 2019.

Un fatturato che nel 2019 è stato di 7 milioni e 200mila euro. “Molto importante questo riconoscimento – sottolinea Calabrese – ne siamo orgogliosi”. Un successo economico che si è tradotto anche in un incremento di posti di lavoro. Quello lavorativo è un ambiente giovane e dinamico, con un'età media sotto i 35 anni e dove il 45% dei nuovi entrati proviene da una formazione universitaria: “Abbiamo investito molto nella formazione e nelle risorse – sottolinea il Ceo – arrivando ad una media di 90 ore a testa l'anno". Al proposito aggiunge “È importante la crescita del fatturato, è importante avere risultati operativi positivi ma la cosa di cui sono più orgoglioso è che si è abbassata l'età media, abbiamo assunto giovani perché servono competenze nuove, nuove energie, capacità di comprendere i cambiamenti, gli scenari, i nuovi bisogni e da questo punto di vista siamo un mix tra giovani esploratori tecnologici e competenze tradizionali".

Giovani sì e le donne? “La percentuale femminile: tra i giovani inseriti in azienda nell'ultimo anno e mezzo il 75% sono donne” puntualizza. E si tratta di un elemento che fa la differenza in un contesto, la sicurezza, tipicamente maschile. Perché le competenze non hanno differenza di sesso: “il nostro development manager è una donna di 27 anni che proviene dagli studi in Bocconi e nel suo team di sei persone quattro sono donne". “Vogliamo costruire un modello nuovo di azienda – chiosa Calabrese – grazie a sostenibilità ed inserimento di giovani”. “Siamo dei manager della sicurezza, e noi seguiamo un percorso del valore, ossia che tutto quanto riguarda la sicurezza sia un valore più che un costo come si tende a pensare”.

C'è però sempre il tema della privacy: “Non è tanto un tema tecnologico – osserva Calabrese – ma di come è gestito il processo, nel senso che la privacy è un elemento importante per come viene tutelata, ossia il come accedo ai dati e non che i dati ci siano. Il dato della telecamera ci deve essere, il tema vero sono le regole di accesso. Su questo lavoriamo molto con i nostri clienti".

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