giovedì 24 agosto 2017
La Banca centrale europea ha centrato gli obiettivi del Qe, ma il governatore avvisa che occorre prepararsi a sfide future e adattarsi alla realtà senza dogmatismi
Draghi: il Quantitative easing funziona. E Berlino apre sul fondo salva-stati Esm
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Il Quantitative Easing – la massiccia immissione di liquidità da parte della Bce – sta funzionando. Bisogna però prepararsi a sfide future e ad «adattarsi» a nuove realtà senza dogmatismi. Alla vigilia del suo atteso intervento, domani a Jacskon Hole, Mario Draghi ha usato l’occasione dell’incontro dei premi Nobel a Lindau, in Germania, per lanciare i suoi messaggi senza però sbilanciarsi sul futuro del Qe.

E questo mentre il tabloid Bild rivelava il piano del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble di utilizzare il fondo salva-stati Esm per aiutare i Paesi in crisi.

«Ampie ricerche empiriche – ha detto Draghi – hanno affermato il successo di queste politiche (il QE, ndr) nel sostenere l’economia e l’inflazione, sia nell’Eurozona, sia negli Usa». Draghi ha ricordato che fino alla crisi greca «i debiti sovrani erano ritenuti privi di rischio, e questo al di là del rating dei titoli. La crisi della Grecia ha distrutto questa illusione e ha indotto a valutare nuovamente, in modo generale, i rischi nella Ue». L’intervento della Bce era indispensabile, e «le azioni decise negli ultimi dieci anni nella politica monetaria e nella regolazione e supervisione hanno reso il mondo più resiliente». Anche se, ha avvertito, «dovremo continuare a prepararci per nuove sfide».

Bisogna restare capaci di rispondere in modo adeguate alle nuovi realtà: «Quando il mondo cambia – ha detto Draghi – come ha fatto dieci anni fa, le politiche, specialmente la politica monetaria, devono essere adattate. Tale adattamento, mai facile, richiede valutazioni oneste e senza pregiudizi sulla nuova realtà con sguardo libero, non gravato dalla difesa di paradigmi precedentemente osservati e che hanno perso ogni potere esplicativo». Un messaggio chiaro ai rigoristi e dogmatici che per anni hanno avversato le politiche di Draghi, soprattutto in Germania. Come lo stesso presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che proprio ieri si è fatto sentire quasi a «controcanto» del presidente. «Secondo le nostre previsioni di giugno – ha detto Weidmann al quotidiano finanziario Börsen-Zeitung – non c’è l’esigenza reale di prolungare per il prossimo anno il programma di acquisto, è necessaria piuttosto una uscita ordinata», con «un chiaro piano» da comunicare a mercati e opinione pubblica.


Parlando di «falchi», ha colpito l’indiscrezione della Bild sui piani di Schäuble sull’Esm, concepito come fondo per salvare stati a rischio default, come la Grecia. Il ministro tedesco, scrive la Bild, propone di usarlo «non solo in caso di fallimento, ma anche per migliorare le congiunture in periodi negativi e in casi di catastrofi naturali».

Un piano che andrebbe incontro alle richieste del presidente francese Emmanuel Macron, che insiste per un bilancio dell’Eurozona, da usare proprio per aiutare i Paesi in difficoltà economiche. «La Germania, attraverso la porta di servizio – ha lamentato la Bild – metterebbe a disposizione soldi dei contribuenti, per sostenere una maggiore crescita di Italia, Francia and co». In realtà Schäuble come condizione mette quella di un maggior potere di controllo da parte dell’Esm (che si fonda su un accordo intergovernativo) sui conti pubblici degli Stati membri, un modo per ridurre i poteri della Commissione Europa considerata da Schäuble troppo «politica». E qui la Germania, che nell’Esm è «azionista di maggioranza» (avendo sottoscritto 190 dei 700 miliardi di euro di cui dispone il fondo), avrebbe molta più voce in capitolo. In serata una portavoce di Schäuble ha precisato che «non sono previsti eurobond, né pentole miliardarie, in gioco c’è lo sviluppo dell’Esm e l’approfondimento dell’eurozona». Del resto, ha aggiunto, «i Paesi non saranno scaricati delle loro responsabilità», mentre «garanzia e controllo politico sulle decisioni devono andare allo stesso livello».

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