venerdì 23 luglio 2010

Circa 800 operai dello stabilimento di Mirafiori hanno sfilato per protestare contro contro lo spostamento della produzione della nuova monovolume "L Zero" nel Paese Balcanico. Cota: «Gli operai piemontesi non battono la fiacca».
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«Tra le organizzazioni firmatarie di Pomigliano d'Arco e la Fiat il dialogo non si è interrotto» commenta così Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, salute e politiche sociali. «Mi auguro che le parti, innanzitutto tra di loro, dimostrino la capacità di continuare a tessere quel filo costruttivo. Nel momento in cui ci segnalassero l'esigenza, noi siamo immediatamente pronti a convocare le parti. Nel frattempo -continua Sacconi- stiamo a guardare e ovviamente sviluppiamo un' azione diplomatica per il buon esito dei negoziati tra di esse. La scelta industriale di produrre la monovolume della Fiat in Serbia, personalmente non ho ben compreso se quella produzione era destinata a Mirafiori».«Siamo molto contenti della decisione della Fiat. Questa scelta apre tanti posti di lavoro e tante possibilità». L'unica a esultare per la decisione di fiat di trasferire parte della produzione dallo stabilamento di Mirafiori in Serbia è l'ambasciatore serbo in Italia Sanda Raskovic Ivic: «Siamo un paese in transizione, un paese povero paragonato agli altri paesi d'Europa; il guadagno di un operaio è pari a 400 euro - ha proseguito l'ambasciatore - ma lo stato serbo ha previsto incentivi per gli investitori». Come ad esempio l'esenzione delle tasse per 10 anni, oppure un finanziamento pubblico fino a 10mila euro per ogni operaio assunto.«Mi rifaccio a quello che ha detto il mio esimio collega (Calderoli ndr): non sta nè in cielo nè in terra». Così il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha risposto ai cronisti a Venezia a proposito dell'annuncio di Fiat di voler spostare in Serbia la produzione della nuova monovolume della casa torinese.Cresce intanto la protesta a Torino: circa 800 lavoratori hanno manifestato davanti agli stabilimenti di Fiat Mirafiori e un migliaio a quello dell'Iveco questa mattina, in occasione dello sciopero di due ore, dalle 9 alle 11, contro lo spostamento della produzione della nuova monovolume "L Zero" in Serbia e il mancato premio di produzione. Lo fa sapere il segretario regionale della Fiom-Cgil, Giorgio Airaudo, precisando che, mentre lo sciopero alla Mirafiori era indetto solo dal suo sindacato, alla Iveco la protesta è stata unitaria, con il supporto anche di Uilm e Fim-Cisl. «Lo sciopero è andato bene - spiega - e siamo soddisfatti, l'adesione è stata di circa il 60%» .Ora quello che conta, sottolinea Airaudo, è che a Torino rimanga la produzione di auto nuove. «L'unico modello recente attualmente in produzione - spiega - è quello della Mito. Multipla, Punto, Idea e Musa, che escono dallo stabilimento di Mirafiori, sono modelli vecchi. Potrà anche non essere la nuova monovolume L Zero, ma a Torino si devono produrre modelli nuovi».Questa mattina, un corteo di alcune centinaia di lavoratori è partito, sfidando la pioggia che cade a tratti su Torino, dal cancello 9 dello stabilimento di Fiat Mirafiori e ha attraversato le vie limitrofe. Alla manifestazione, organizzata dalla Fiom Cgil in concomitanza con lo sciopero di due ore, hanno preso parte gli operai dei reparti carrozzeria e meccanica. «Da Torino a Pomigliano ai ricatti non ci pieghiamo», è lo slogan più ripetuto. L'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, è al centro delle contestazioni. «Marchionne passerà alla storia come il primo amministratore delegato che non ha pagato il premio di produzione». dice Luisa, 18 anni in Fiat. «Se si sente davvero italiano come dice i posti di lavoro li tenga in Italia - incalza Domenico, da 22 anni alla Fiat - Finora da lui abbiamo visto solo licenziamenti e cassa integrazione».LE CRITICHE DEL SINDACATODuro l'attacco di Maurizio Landini, segretario della Fiom Cgil: «La Fiat è in difficoltà sul mercato, soprattutto in Europa, i prodotti sono vecchi e poco competitivi e si cerca di creare una cortina fumogena dando la  colpa ai sindacati e ai lavoratori». La testa della Fiat si sta spostando, secondo Landini, in America e «Pomigliano è stata una prova per soggiogare i lavoratori e i sindacati. Se Fabbrica Italia significa che i salari italiani devono  competere con quelli polacchi, serbi e magari cinesi allora la partita è persa, perchè ci sarà sempre  chi guadagna un euro in meno di noi».COTA: GLI OPERAI PIEMONTESI NON BATTONO LA FIACCA«Gli operai piemontesi le macchine le fanno e bene, non battono la fiacca». E Torino non è Pomigliano: così il governatore del Piemonte Roberto Cota che spiega cosa dirà a Sergio Marchionne con il quale è  determinato ad incontrarsi dopo che l'ad Fiat ha prospettato il trasferimento da Mirafiori in Serbia della produzione della nuova monovolume della casa torinese. A Marchionne Cota dirà prima di tutto «che i patti si rispettano. Quando ci eravamo visti mi aveva illustrato il nuovo piano industriale e aveva detto in modo esplicito: "Nei prossimi cinque anni aumenterò i posti di lavoro in Piemonte"», ricorda Cota.«Mirafiori non è Pomigliano, ci sono condizioni molto diverse - aggiunge poi il presidente della Regione -. Il Piemonte è fatto da gente che lavora e che le auto le produce rispettando tutti i criteri necessari per mantenere un elevato standard di qualità ed un alto livello di produttività. Non c'è bisogno di accordi speciali», aggiunge Cota.
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