martedì 12 dicembre 2023
Secondo Bankitalia i prestiti al settore privato sono diminuiti del 3,2% annuo. Duecentomila le famiglie che hanno saltato una o più rate del mutuo. Depositi in calo del 5% in un anno
Prestiti alle famiglie, un'altra frenata. Tassi sui mutui al 4,72%
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Avete provato a chiedere un mutuo casa e la vostra banca ha detto di no? Avete visto i vostri risparmi assottigliarsi sempre di più, tra caro-energia ed inflazione? Avete chiesto un prestito per acquistare un’auto e vi hanno chiesto rimborsi record? In questo 2023 che si chiude con la speranza di un veloce taglio ai tassi di interesse – la decisione della Bce, giovedì, seguirà quella della Fed, attesa per domani -, siete decisamente in grandissima compagnia. Lo testimoniano, una volta di più, i dati diffusi ieri da Banca d’Italia, che raccontano di un’Italia in cui la stretta monetaria si fa sentire su famiglie, società e imprese. Ad ottobre diminuiscono, anche se in misura meno accentuata, i prestiti al settore privato e alle società non finanziarie, mentre quelli alle famiglie sono calati in misura maggiore. Il tutto mentre i depositi bancari diminuiscono, segno che tocca fare sempre più affidamento sui risparmi e i tassi di interesse sui mutui per l’acquisto di una casa, spese accessorie incluse, aumentano al 4,72%.

In particolare, i prestiti al settore privato sono diminuiti del 3,2% annuo (-3,6% nel mese precedente). I prestiti alle famiglie si sono ridotti dell'1,1% annuo (erano calati dello 0,9 nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie si sono ridotti del 5,5% (-6,7 nel mese precedente). I depositi del settore privato sono invece diminuiti del 5% annuo (-3,5 in settembre). In particolare, le “famiglie consumatrici” dispongono ora nei loro depositi di 1.104.172 milioni di euro, contro i 1.170.184 milioni dell’ottobre 2022. Parte di questo calo è stato peraltro compensato dalla raccolta obbligazionaria, aumentata del 18% (18,4 in settembre).

Come detto, aumentano anche i tassi sui mutui, al 4,72%, in crescita dello 0,17% rispetto a settembre. “I continui aumenti delle rate mensili scattati negli ultimi due anni pesano fino a quasi +4.400 euro all’anno su chi ha acceso un mutuo a tasso variabile”, ha osservato ieri il Codacons, commentando i dati di Bankitalia. “Considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, per una durata di 25 anni, ossia l’importo più richiesto in Italia da chi accende un finanziamento per l'acquisto di una casa, la rata mensile è salita complessivamente negli ultimi due anni tra i +270 e i +365 euro per effetto di tutti gli incrementi imposti dalla Banca centrale europea a partire dal 2022 – continua l’organizzazione dei consumatori -. Questo significa che una famiglia che ha acceso un mutuo a tasso variabile si ritrova a spendere oggi in media tra i +3.240 e +4.380 euro all’anno rispetto a quanto pagato nel 2021 come conseguenza delle politiche monetarie imposte della Banca centrale europea”.

Si colloca invece al 10,46% il tasso sulle nuove erogazioni di credito al consumo (era il 10,52% nel mese precedente). I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 5,46 per cento (5,35 nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,95 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 5,17 per cento.

Secondo un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, proprio a causa dell’aumento dei tassi, quasi 200mila famiglie italiane con un mutuo a tasso variabile non sono riuscite a rimborsare una o più rate del mutuo nell’ultimo anno. Occhi puntati, dunque, sulle prossime mosse della Bce. Se gli analisti prevedevano un’inversione di tendenza sui tassi per la seconda metà del 2024, alla luce dei dati positivi sull’inflazione questa potrebbe arrivare prima del previsto. Secondo i Futures sull’Euribor (aggiornati al 4 dicembre), l’indice potrebbe scendere già da marzo 2024, passando dall’attuale 3,95% al 3,68%, per chiudere l’anno al 2,68% a dicembre 2024.

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