mercoledì 15 luglio 2015
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«Leggendo il report dell’Istat sulla povertà in Italia nel 2014, si respira un’aria di cauto, ma sostanziale ottimismo», commenta Francesco Belletti, presidente del Forum. «Gli esperti ci dicono che negli ultimi anni l’incidenza della povertà assoluta e della povertà relativa è rimasta sostanzialmente invariata. “Invariata” significa che la situazione non è peggiorata, non che è, anche solo di un soffio, migliorata, e questo non autorizza nessuna forma, sia pur velata, di ottimismo. Tanto più se le famiglie in povertà assoluta rappresentano il 6,3% del totale e la povertà relativa colpisce un altro 10,3% delle famiglie. Complessivamente il 16,6% delle famiglie italiane vive in condizioni di profondo disagio, se non di fame. E stiamo parlando di oltre quattro milioni di famiglie e di quasi 12 milioni di persone. «Ma siamo proprio sicuri che la situazione non sia, quanto meno, peggiorata? Purtroppo non è così o non lo è per tutti. Le famiglie più deboli in assoluto, quelle con almeno tre figli, sono precipitate ancora più in basso. In povertà assoluta erano il 14,4% nel 2013 e sono diventate 16,4% nel 2014 e quelle con i figli minori sono diventate addirittura il 18,6% con un punto di percentuale in più. «Anche le famiglie in condizione di povertà relativa sono aumentate: circa diecimila nuclei in più rispetto al 2013. Ma se andiamo a cercare ancora quelle che stanno peggio del peggio troviamo che la famiglie con almeno due figli minori in povertà relativa sono passate dal 15,6% al 18,5%. «C’è poi da tener conto delle famiglie straniere in povertà assoluta sono il 23,4% con numeri assoluti che diventano sempre più significativi al crescere dell’immigrazione». «Una situazione che non si può esitare a definire drammatica e che segnala la distanza tra gli indicatori economici della ripresa e le reali condizioni della vita quotidiana delle famiglie» conclude Belletti. «Ci possono essere emergenze più grandi in Paese civile? Ci auguriamo che queste cifre, depurate dai falsi ottimismi, circolino anche sui tavoli del governo».
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