sabato 16 aprile 2022
Con il versamento della prima rata all’Italia da 21 miliardi di euro il Piano di ripresa e resilienza può entrare nel vivo Ecco quali sono le modalità di finanziamento
Pnrr, così si spendono i soldi
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Dopo aver incassato a inizio settimana la prima rata da 21 miliardi, che si aggiunge ai 24,9 miliardi di prefinanziamento già ricevuti lo scorso anno, l’opera di ' ricostruzione' che passa attraverso i fondi del Pnrr è ufficialmente partita. Qualcuno la chiamava 'casa comune' già nel 1957, quando sentirsi europei significava applicare gli stessi dazi doganali e aiutare l’agricoltura. Del resto, a dieci anni dalla fine della seconda guerra mondiale, un’alleanza che non si limitasse a cannoneggiare un nemico poteva sembrare una stranezza. Per molto tempo, i Paesi del Nord hanno continuato a pensarla così ed è per questo che l’accordo che ha dato vita al Next Generation Eu rappresenta veramente un cambio di passo. Via i patti di stabilità e le troike, via anche il Mes che ha diviso anche la nostra classe politica.

Il cambio di passo. Con il piano di ripresa postpandemico, varato alla fine del 2020, per la prima volta l’Unione europea investe una cifra mostruosa, pari a oltre duemila miliardi di euro; per la prima volta la alimenta attraverso l’emissione di bond garantiti da tutti i Paesi membri e per la prima volta caratterizza il suo modello di sviluppo keynesiano con dei forti connotati etici, perché ipotizza che investire nella sostenibi-lità, nell’inclusione sociale e nei diritti delle persone generi non solo giustizia ma anche ricchezza. Per il momento, questa è solo un’ipotesi, ma per dimostrarla, l’Ue da oltre un anno ha messo a disposizione di tutti i Paesi ingentissimi finanziamenti a fondo perduto e prestiti, alimentati dai bond di Next Generation Eu (806 miliardi) e dal bilancio a lungo termine (1208 miliardi). Quest’ultimo agirà in questa partita utilizzando i fondi strutturali, che da noi sono famosi come occasioni perse, dal momento che non riusciamo mai a sfruttare appieno le risorse che ci mettono a disposizione, ma lo farà in modo nuovo, perché mentre nella programmazione ordinaria si rimborsano gli investimenti sulla base della spesa e la rendicontazione ha come oggetto - esemplificando - le fatture inviate a Bruxelles, in questo caso i funzionari dell’Ue vengono a verificare che i soldi spesi si siano trasformati in ferrovie, tecnologie, posti di lavoro, scuole ed asili. Aperti e funzionanti. Sennò i soldi non te li danno.

La novità del prestito. Sicuramente, anche il super-prestito obbligazionario Next Generation Eu è una novità assoluta e non perché l’Unione non abbia fatto mai ricorso a questi strumenti finanziari, ma perché per la prima volta la garanzia di rimborso del prestito, che è il presupposto di ogni emissione, è condivisa 'in solido', cioè non risponde in solido il singolo socio ma tutti quanti. Non sarebbe una grande novità se a valle di questa garanzia vi fossero le vecchie regole del Mes e della troika, cioè che i soldi raccolti vengono assegnati sulla base di condizioni rigidissime, ad esempio a condizione che il beneficiario attui delle riforme strutturali che garantiscano la sua capacità futura di rimborsare il prestito ottenuto. In questo caso, invece, i soldi che vengono raccolti sono assegnati a chi ne fa richiesta 'semplicemente' sulla base dell’impegno a realizzare ciò che è stato convenuto, e ciò significa che alla base c’è un patto tra eguali, inconcepibile solo fino a qualche anno fa ma che la crisi del Covid ha convinto tutti ad abbracciare e che probabilmente la crisi ucraina rafforzerà. Naturalmente, nel bilancio a lungo termine 2021-2027 resteranno i fondi strutturali ma anche qui le vecchie regole continueranno a valere solo per una parte dei progetti, poiché quelli che rientreranno nel Dispositivo di ripresa e resilienza seguiranno questa nuova impostazione.

Quanti sono i soldi. La Commissione europea assegna i fondi di Next Generation Eu a chi ne fa richiesta in base a una serie di criteri e a condizione che si impegni a realizzare opere o riforme in linea con una serie di obiettivi condivisi a livello comunitario (innovazione, ambiente, salute, ecc.), che si ritengono utili a creare ricchezza, giustizia sociale e miglioramento ambientale. Degli 806,9 miliardi totali del pacchetto, 338 vengono assegnati a fondo perduto e 385,8 sotto forma di un prestito trentennale. Questi soldi sono erogati attraverso il dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza che è il 'papà' del Pnrr, nel senso che i piani nazionali di resistenza e resilienza sono lo strumento con cui il Paese partner e l’Europa condividono gli investimenti da fare a livello nazionale. Completano il pacchetto Next 83,1 miliardi che, transitando nei fondi strutturali, vanno a finanziare alcuni programmi europei che attingono anche al bilancio di lungo termine (1208 miliardi). Quest’ultimo si muove in parallelo al Next Generation Eu, che però è uno strumento temporaneo e ha come focus la ripresa postpandemica, mentre il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 (cioè il bilancio di lungo termine) copre un’area di interventi più vasta. I due rubinetti finanziari alimenteranno insieme gli interventi che danno impulso al mercato unico e all’innovazione, alla coesione e all’ambiente, mentre gli interventi su migrazione, sicurezza, cooperazione e pubblica amministrazione continueranno a essere finanziati solo con risorse del bilancio comunitario. Rispetto al passato, il bilancio dell’Ue seguire criteri paralleli al Next: più della metà delle risorse sosterranno la modernizzazione e l’ambiente e il 30% servirà a combattere i cambiamenti climatici. Una delle novità più importanti è che l’Europa sta spostando i soldi verso il futuro: per la prima volta non si investe più solo nel funzionamento della macchina e negli investimenti tradizionali della 'casa comune', ma quasi il 32% delle risorse sono dirette a priorità nuove. Un altro - e sostanziale - cambio di passo.

Da dove vengono i soldi. Il primo finanziamento del Next Generation Eu è il prestito obbligazionario con scadenza trentennale che l’Ue ha cominciato ad emettere ricorrendo al margine di manovra del bilancio europeo, che è la differenza tra l’importo massimo che l’Ue può chiedere agli Stati membri e l’importo massimo dei fondi che può spendere. L’emissione di obbligazioni non è una novità per l’Europa, mentre lo è l’importo 'mostruoso' che è stato deliberato e soprattutto lo è è la scelta che se ne faccia garante l’Unione nel suo complesso, cioè che tale emissione sia garantita in solido da tutti i partner e non soltanto da chi ne beneficerà. Una scelta politica, che prima del Covid 19 era sempre stata rigettata dai Paesi del Nord. Aiuta, e di molto, il successo dell’operazione anche il fatto che essa consen- te di non perdere rating e tenere bassissimo il tasso d’interesse, rendendo la componente di prestito del Dispositivo così interessante per i Paesi ad alto spread come il nostro, che hanno deciso di indebitarsi più di altri, chiedendo di accedere non solo ai contributi a fondo perduto ma anche - e massicciamente - a questi prestiti. L’Italia confida nel fatto che, da qui al 2058, rimborsare questi prestiti si rivelerà conveniente e comunque, già oggi, se dovessimo emettere debito a copertura dei nostri investimenti, saremmo costretti a riconoscere all’investitore un tasso d’interesse maggiore di quello applicato dallo strumento tenuto a battesimo dal Next Generation Eu. Non a caso, i Paesi del Nord insistono affinché questa scelta eccezionale resti eccezionale. Un’altra parte delle risorse del Dispositivo, cioè i finanziamenti a fondo perduto dei quali non si richiede la restituzione al beneficiario, sarà rimborsata dal bilancio europeo, che dura sette anni e viene alimentato dai contributi degli Stati membri, basati sul gettito dell’Iva e sul reddito nazionale, e dai dazi versati da chi importa merci nei 27 Stati membri. Poiché però questa volta serviranno più soldi, perché gli investimenti che stiamo facendo dovranno essere sostenuti nel tempo, è stata introdotta la plastic tax: ad ogni chilo di imballaggio di plastica smaltito e non riciclato viene applicato un prelievo di 0,80 euro che serve certamente a incentivare gli Stati membri a ridurre i rifiuti di imballaggio e stimolare la transizione dell’Europa verso un’economia circolare, ma intanto permette di fare cassa. Più o meno la stessa idea che potrebbe portare a istituire altre tasse, come quelle sui prodotti che vengono importati da Paesi meno severi con le emissioni di carbonio, come la riforma del sistema di scambio delle quote di emissione e come quella sul digitale. Sono allo studio anche una imposta sulle transazioni finanziarie, un contributo dei partner collegato al settore societario o una nuova base imponibile comune per l’imposta sulle società. Per capirci, quando vi chiederete chi paga quella scuola nuovissima che stanno costruendo vicino a casa vostra oppure i computer che stanno installando nei tribunali per accelerare i processi, sappiate che siete sempre voi, ma solo se si tratta di un prestito, perchè se è un finanziamento a fondo perduto quell’opera sarà stata finanziata anche dai contributi dei nostri concittadini tedeschi e polacchi, francesi e spagnoli, così come è molto probabile che nel Languedoc o nella Murcia sorgerà una scuola tutta nuova che pagherete anche voi. Siamo di fronte a una redistribuzione netta di risorse - cosa ben diversa dai fondi della programmazione ordinaria dei fondi europei - ed è particolarmente importante sul piano politico, perché significa che l’Italia ha convinto gli altri partner a regalarle dei soldi per fare qualcosa che ha codeciso con la Commissione europea. Se, infine, il nuovo computer che appare nella scuola dei vostri figli viene acquistato con un prestito Next, dovete ricordarvi che lo ripagherete a condizioni convenienti in trent’anni (2028-2058) e che - considerato il vostro merito di credito, ossia la bassissima reputazione finanziaria di cui gode l’Italia - non avreste potuto comprarlo diversamente o comunque avreste dovuto chiedere un finanziamento ad un interesse molto meno vantaggioso. Ecco, ora sapete a cosa vi serve l’Europa.

Come si spendono i soldi. Le sovvenzioni del Dispositivo per la ripresa e la resilienza vengono suddivise tra i Paesi europei in base a diversi criteri, tra cui il Pil pro capite, la disoccupazione, la popolazione e l’impatto della pandemia. È fin troppo evidente che alcuni di questi criteri, tra cui l’ultimo, ci vedono in pole position tra i beneficiari. Noi abbiamo presentato e ci siamo visti approvare da Bruxelles un Pnrr che cuba 191,5 miliardi: 68,9 ci saranno dati a fondo perduto – e ciò rappresenta il vero successo politico del Gabinetto Draghi, che ha convinto i Paesi del Nord a regalarci tutti questi soldi – e i restanti 121,4 in prestito. Altri 13 miliardi arriveranno dal fondo React Eu. Inoltre, il nostro Paese ha integrato il Pnrr con un piano complementare da 30,6 miliardi che finanzia quelle operazioni propedeutiche agli investimenti del Pnrr ma che, in base agli accordi europei, non possiamo finanziare con quello strumento, come ad esempio una strada. Per contro, alcune opere conformi agli accordi erano già state deliberate, finanziate e persino accantierate prima del Pnrr e sono state inserite nel piano, semplicemente modificando le procedure, attraverso mini-riforme che potenziano la fase della programmazione e dei controlli e snelliscono quella autorizzativa. Con il decreto 77, ad esempio, è stata semplificata la valutazione d’impatto ambientale.

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