venerdì 10 settembre 2021
Oltre il 64% delle piccole e medie imprese italiane ha superato il livello iniziale, mentre in sei anni quelle con un livello di servizi elevato sono più che raddoppiate
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Al tempo della pandemia le piccole e medie imprese hanno risposto con il welfare alle esigenze dei lavoratori e dei loro familiari. Ma soprattutto è aumentata la consapevolezza dell’impatto sociale delle aziende sui territori e sulle comunità. Oggi le pmi sono fondamentali per la ripresa e la rinascita del Paese e le loro strategie di welfare sostengono le priorità del Piano nazionale di resilienza e ripresa: salute, donne, giovani, famiglie e comunità. È quanto emerge dal Rapporto Welfare Index Pmi 2021, giunto alla sesta edizione, che ha coinvolto più di 6mila imprese di tutti i settori produttivi e di tutte le dimensioni. Nell’occasione, a 105 aziende è stato assegnato il Welfare Champion, il rating5W (erano 22 nel 2017). L’iniziativa è promossa da Generali Italia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri e con la partecipazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio. «Il Pnrr è una grande opportunità per potenziare il welfare – spiega il ministro del Lavoro Andrea Orlando –. Che il welfare sia importante e non sia una cosa che viene dopo la competitività lo ha dimostrato, purtroppo, la pandemia, visto che i Paesi che stanno reagendo meglio al trauma del virus sono quelli che hanno un welfare più forte. Il welfare può fare molto per i lavoratori in termini di promozione, di protezione, di valorizzazione. È molto importante guardare a come in questi anni è cresciuto un welfare anche aziendale che integra e deve integrare quello pubblico».

Secondo il Rapporto 2021il welfare continua a crescere: oltre il 64% delle pmi ha superato il livello iniziale. In sei anni le imprese con un livello di welfare elevato sono più che raddoppiate, passando dal 9,7% del 2016 all’attuale 21%. Per affrontare la pandemia sono state attuate numerose iniziative: in ambito sanitario, dai servizi diagnostici per il Covid-19 (43,8%) ai servizi medici di consulto anche a distanza (21,3%) a nuove assicurazioni sanitarie (25,7%); nella conciliazione vita-lavoro, con maggiore flessibilità oraria (35,8%) e nuove attività di formazione a distanza (39%) e aiuti per la gestione dei figli e degli anziani (7,2%); a sostegno dei lavoratori e delle famiglie, con aumenti temporanei di retribuzione e bonus (38,2%) e sostengo nell’educazione scolastica dei figli (4,8%); ma anche offrendo contributi alla comunità esterna, come donazioni (16,4%) e sostegni al Sistema Sanitario e alla ricerca (9,2%). La gran parte di queste iniziative sono tuttora in corso e per il 42,7% delle imprese sono strutturali e permanenti. Inoltre, emerge che il 54,8% delle imprese che hanno inserito il welfare nella strategia aziendale ha registrato ritorni positivi sulla produttività.

«Le imprese hanno dimostrato che il welfare oggi può e deve uscire dall’azienda – conclude Marco Sesana, Country manager & ceo Generali Italia e Global Business Lines –. Il welfare è lo strumento di un’azienda che cresce, che prospera, che sta bene e quindi è indice di stato della salute dell’azienda. E se questa azienda esce anche fuori dal proprio ambito con azioni di welfare vuol dire che gli imprenditori capiscono che un’azienda prospera in un territorio prospero».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: