martedì 27 febbraio 2018
Pensioni minime più ricche e reddito di dignità tra le altre proposte
Antonio Palmieri, Forza Italia

Antonio Palmieri, Forza Italia

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L’introduzione della flat tax come misura principale per ridurre la disoccupazione e la povertà. Antonio Palmieri, classe 1961, da 17 anni parlamentare nelle file di Fi è il responsabile del partito per le nuove tecnologie nonché uno dei curatori storici delle campagne elettorali di Berlusconi. É candidato nella circoscrizione Lombardia 2. È convinto che l’introduzione di un’aliquota fissa al 23% possa far emergere il sommerso e liberare nuove risorse da investire nella lotta alla povertà.

In Italia una delle diseguaglianze più evidenti è quella tra le nuove generazioni, alle prese con la precarietà del lavoro, e le vecchie, più tutelate. Quali proposte in questo senso?
Abbiamo proposte molto chiare che vanno in due direzioni. Da una parte rimettere in moto il sistema delle imprese e dall’altra assumere i giovani attraverso un sistema di decontribuzione secca di tre anni più tre per gli under 35. I dati di questi ultimi cinque anni ci dicono che la situazione è molto peggiorata, ci sono 10 milioni di persone sotto il livello di povertà.

In cosa consiste di preciso la flat tax?
Per noi è la chiave di volta attraverso cui instaurare un nuovo rapporto tra i cittadini e lo Stato. Il punto di partenza è un innalzamento della no tax area dagli attuali 8mila a 12mila euro. Una misura di sostegno alle famiglie meno abbienti che avrà come effetto collaterale anche quello di generare nuovi consumi. Per i redditi medio-alti invece, l’aliquota fissa al 23%, con detrazioni per i figli e per le persone con disabilità, può avere come effetto positivo un ravvedimento operoso e una lotta reale all’evasione che porterà risorse da redistribuire.

In quale direzione pensate di reinvestire queste risorse?

Negli sgravi per le assunzioni dei giovani ma anche per portare le pensioni minime a mille euro e per introdurre il reddito di dignità, vale a dire un’integrazione al livello minimo di sussistenza calcolato in base al costo della vita sul territorio. Le misure introdotte dai governi del Pd, come il Jobs Act e il Rei non hanno in realtà affrontato i problemi nella maniera migliore.

Un’altra delle grosse diseguaglianze nel Paese è quella tra il Nord e il Sud.

Proprio per questo la proposta di far emergere il sommerso è fondamentale, in cinque anni di avranno risultati concreti. Oltre alla questione della legalità che noi abbiamo affrontato impegnandoci nella lotta contro le mafie c’è un grosso problema infrastrutturale e di utilizzo dei fondi europei. Per uscire dalla crisi è necessario uno scatto in avanti in termini di responsabilità condivisa.

Quali misure nello specifico per la difesa dell’ambiente, un altro dei tasti dolenti per l’Italia?
Accelerare negli incentivi legati all’utilizzo di risorse rinnovabili e nel processo di alfabetizzazione degli italiani. Penso ad esempio al tema dei rifiuti che purtroppo vede ancora molte resistenze culturali soprattutto al Sud contro infrastrutture quali i termovalorizzatori che adesso hanno un impatto sull’ambiente molto contenuto. O alla vicenda della Tap in Puglia con l’oleodotto bloccato per posizioni ideologiche.

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