martedì 13 aprile 2021
Un calo del 7% nonostante l'emergenza pandemia: si passa dai 3.940 milioni nel 2019 a 3.670 milioni di euro nel 2020
L'Italia taglia i fondi per l'aiuto ai paesi poveri
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Mentre l'impegno dei maggiori paesi donatori europei a sostegno della cooperazione cresce nel 2020, l'Italia taglia di ben 270 milioni i fondi dell'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS), destinati a sostenere la ripresa dei paesi poveri dalla pandemia, passando da 3.940 milioni nel 2019 a 3.670 milioni di euro nel 2020, con un calo del 7,1% in termini reali. Un dato su cui incide da un lato il crollo del 23% dell'aiuto bilaterale – ossia dell'impegno diretto dell'Italia nel sostegno ai paesi in via di sviluppo – e dall'altro la mancanza di trasparenza, anche per il 2020, negli stanziamenti in aiuto allo sviluppo gestiti dal ministero degli Interni, che vengono riconosciuti come tali solo in minima parte dall'Ocse. Un quadro quindi che vede l'Italia fare marcia indietro nel proprio impegno a sostegno dei paesi poveri, nel momento in cui sarebbe ancora più necessario a causa dell'impatto devastante della pandemia come sottolineato dall’Oxfam.

Il quadro generale mostra uno stanziamento totale in aiuto pubblico allo sviluppo dai Paesi Ocse di 161,2 miliardi di dollari nel 2020 (+3,5% rispetto al 2019), di cui 72,7 miliardi dai 19 maggiori donatori europei, con un aumento del 7,8% rispetto al 2019 e una media dello 0,50% in rapporto al loro reddito nazionale. Solo 6 i paesi che centrano l'obiettivo dello 0,7%, in linea con gli impegni presi in sede internazionale oltre 50 anni fa e con gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Danimarca, Germania e Regno Unito, che comunque riduce il proprio impegno. Al contrario, secondo le stime di Oxfam, se i paesi ricchi avessero mantenuto la loro promessa, i budget per gli aiuti sarebbero stati aumentati di 190 miliardi di dollari nel solo 2020, più che sufficienti per i paesi a reddito medio-basso per vaccinare l'intera popolazione dei paesi a basso e medio reddito e garantire l'istruzione di base per tutti.In totale controtendenza, specie tra i paesi Ue, l'Italia che nel 2020 si ferma appena allo 0,22% dei fondi destinati all'aiuto pubblico allo sviluppo, in rapporto al proprio reddito nazionale, nonostante il calo del Pil dovuto alla pandemia, senza il quale si sarebbe attestata allo 0,20% o anche più giù.

Nella lista dei 13 paesi che diminuiscono il loro impegno, spiccano inoltre Australia, Corea e Regno Unito. L'aiuto italiano cala e continua ad essere distorto dalla mancanza di trasparenza del ministero dell'Interno. Anche nel 2020, nonostante il calo degli arrivi di migranti degli ultimi anni, si aggrava il tema della mancanza di trasparenza dei fondi gestiti dal ministero dell'Interno. Quelli rendicontati all'OCSE nel 2020 passano da 397 milioni a 206 milioni, pari alla metà dell'anno precedente, a fronte di un 1,5 miliardi inseriti inizialmente in legge di bilancio, come "spesa rifugiati" in Italia. Allo stesso tempo cala da 248 a 233 milioni di euro, anche l'aiuto italiano per i paesi più poveri e (estremamente) fragili. Mentre i paesi ricchi hanno adottato misure eccezionali per rispondere alla pandemia impiegando migliaia di miliardi per finanziare i piani nazionali per la ripresa – avverte Oxfam – la stessa urgenza dovrebbe guidare la loro risposta internazionale: aumentando i budget per gli aiuti, riallocando i loro diritti speciali di prelievo e agendo con urgenza sulla cancellazione del debito dei paesi poveri. Al contrario molti aiuti continuano ad arrivare tramite prestiti. Sul tema colpisce infatti quanto poco ha fatto la cooperazione italiana sul fronte della pandemia e nel settore sanitario.

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