
Un momento della presentazione della ricerca - Archivio
«L'Italia sta perdendo giovani talenti e cervelli». A lanciare il grido d'allarme allo Spazio Mastai - Palazzo dell'Informazione AdnKronos, in piazza Mastai 9, a Roma, Gianni Scaperrotta, ceo Nhrg, in occasione della presentazione della ricerca Talenti in fuga: un'emergenza da affrontare, che l'Osservatorio di Nhrg ha svolto per capire quali siano le motivazioni che spingono i giovani ad andare all'estero per trovare lavoro e realizzazione. «Stiamo andando - spiega - verso un invecchiamento lavorativo e i nostri giovani talentuosi, con un livello di istruzione alto, scelgono di andare a lavorare all'estero, con un impatto sulla nostra economia e sulla nostra previdenza. Ciò che attrae il giovane non è tanto lo stipendio, ma il fatto che all'estero le aziende mettono in primo piano, la meritocrazia e il rispetto del bilanciamento privato-lavoro. Per le nuove generazioni, infatti, il lavoro è importante, ma non è la cosa più importante. Stato, istituzione e imprese devono fare qualcosa per trattenere e agevolare i giovani a restare; siamo già in ritardo ma possiamo ancora fare qualcosa per far cambiare idea ai ragazzi prendendosene cura e formandoli».
Il tema della fuga dei giovani all'estero è sempre più attuale nel nostro Paese e sempre di più le aziende vivono la difficoltà di individuare talenti da assumere al fine di garantire un livello di competenza interno, in grado di rispondere alle esigenze e alle richieste del mercato. Per tale motivo e per questa indagine, l'Agenzia per il lavoro ha deciso di rivolgersi direttamente ai propri (attuali e passati) giovani lavoratori e a quelli che potenzialmente potrebbero diventarlo. Questi gli elementi sintetici di rilievo della ricerca. Totale target raggiunto: circa 4mila. Risposte ricevute: 2.018. Età target 18-35 anni. Sul totale dei giovani che hanno risposto, gli uomini e le donne si distribuiscono equamente e il range di età maggiormente rappresentato è dai 26 ai 35 anni con il 69%. Il 42% è laureato e il 49% è occupato e non è in cerca di un nuovo lavoro.
Tra gli elementi motivazionali, i più rilevanti sono la fiducia e la stima che ispira il vertice aziendale e gli strumenti forniti per raggiungere gli obiettivi assegnati. Entrambe le risposte risultano rilevanti per il 45%. Tra i fattori che spingono i giovani a trasferirsi all'estero, i più rilevanti sono la meritocrazia, l'opportunità di crescita professionale e uno stipendio più alto. Tali risposte rappresentano il 72% ed è coerente con il motivo di insoddisfazione del lavoro in Italia che è rappresentato dallo stipendio basso e scarse opportunità di crescita. Nella ricerca di lavoro il 62% dei giovani non ricevono risposte e le proposte economiche che ricevono sono per il 56% non completamente in linea con le aspettative o il percorso di studi. L'elemento che lega i giovani alle Aziende italiane e al restare/tornare in Italia risiede nelle relazioni familiari e lavorative con i colleghi. Le risposte alle domande aperte confermano la schiacciante rilevanza che i giovani sono interessati ad un trasferimento all'estero al fine di trovare una migliore soddisfazione economica e di crescita professionale, nonché una qualità della vita che gli consenta di avere più tempo libero e più flessibilità. L'importanza dei legami affettivi, sia nella vita privata che lavorativa, resta l'elemento di maggior attaccamento al paese attuale, mentre non sono rilevate risposte di attaccamento al proprio Paese. Molto rilevante il dato dell'inefficacia delle aziende nel rispondere alle candidature dei giovani che in maggioranza rilevano la mancanza di risposte e di offerte non in linea con le proprie aspirazioni. A tal proposito i canali scelti per la quasi totalità del campione restano i portali di ricerca e i social.
Daniela Spaziano, responsabile Hr di Nhrg, ricordando i risultati della ricerca afferma che «tra i fattori che spingono i giovani a trasferirsi all'estero, i più rilevanti sono la meritocrazia, l'opportunità di crescita professionale e uno stipendio più alto». «Tali risposte - osserva - rappresentano il 72% ed è coerente con il motivo di insoddisfazione del lavoro in Italia che è rappresentato dallo stipendio basso e scarse opportunità di crescita. Nella ricerca di lavoro il 62% dei giovani non ricevono risposte e le proposte economiche che ricevono sono per il 56% non completamente in linea con le aspettative o il percorso di studi. L'elemento che lega i giovani alle aziende italiane e al restare/tornare in Italia risiede nelle relazioni familiari e lavorative con i colleghi». «Le risposte alle domande aperte - illustra - confermano la schiacciante rilevanza che i giovani sono interessati ad un trasferimento all'estero al fine di trovare una migliore soddisfazione economica e di crescita professionale, nonché una qualità della vita che gli consenta di avere più tempo libero e più flessibilità. L'importanza dei legami affettivi, sia nella vita privata che lavorativa, resta l'elemento di maggior attaccamento al paese attuale, mentre non sono rilevate risposte di attaccamento al proprio Paese. Molto rilevante il dato dell'inefficacia delle aziende nel rispondere alle candidature dei giovani che in maggioranza rilevano la mancanza di risposte e di offerte non in linea con le proprie aspirazioni. A tal proposito i canali scelti per la quasi totalità del campione restano i portali di ricerca e i social».
«I risultati emersi dall'Osservatorio Nhrg concordano con gli elementi di una ricerca che presenteremo tra 20 giorni. Siamo all'interno della più grande rivoluzione culturale e sociologica della storia dell'umanità. I giovani hanno una cognizione del tempo diversa da quella che avevamo noi. Dobbiamo fare uno sforzo per capirli in modo da far incontrare domanda e offerta di lavoro. I ragazzi cercano un ambiente di lavoro che li faccia realizzare non solo in campo professionale, ma anche rispetto ai propri progetti di vita». A dirlo Agostino Di Maio, direttore generale di Assolavoro.