sabato 28 settembre 2019
Primo sabato del consumo responsabile e dei cash mob in 26 città: oltre a chi va a fare la spesa, sono coinvolti i produttori locali e alcune catene della grande distribuzione
Oggi la «domanda» siamo noi che compriamo
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In 26 luoghi in tutta Italia oggi sarà possibile effettuare una scelta chiara, netta e concreta per cambiare i modelli produttivi e le abitudini di consumo a favore di uno sviluppo sostenibile (INFO PER PARTECIPARE SUI SITI nexteconomia.org e saturdaysforfuture.it). È il giorno del primo cash mob etico dei Saturdays for future, l’iniziativa promossa dal portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini e dal presidente del comitato scientifico di NeXt Leonardo Becchetti con l’obiettivo di far diventare il penultimo giorno della settimana, quando la maggior parte dei consumatori fa la spesa, quello della sensibilizzazione verso una transizione non più rinviabile. Dopo il venerdì del clima, ecco un’altra mobilitazione sul piano nazionale dedicata al futuro. Sono previste iniziative a Milano come a Roma, Bologna, Firenze, Torino e Napoli. Ma sono coinvolti anche tanti Comuni più piccoli in tutto il territorio nazionale. Così in alcuni supermercati, negozi e botteghe che hanno aderito alla campagna sarà possibile effettuare una spesa responsabile e sostenibile premiando aziende che seguono princìpi in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Uniti. I protagonisti dei Saturdays for future, infatti, oltre ai consumatori sono anche le realtà della Gdo e quelle produttive che sono impegnate concretamente su questo fronte.

PRODUTTORI Il portale degli artigiani che fa da ponte con l'Africa

Una piattaforma di prodotti artigianali che sfida l’e-commerce globale e un ponte con l’Africa, per sostenere l’imprenditoria locale, in particolare quella giovanile e al femminile. Antonio Intiglietta, presidente di Ge.Fi e padre dell’Artigiano in Fiera, è un convinto sostenitore dei «Saturdays for future». Anzi, un antesignano della sostenibilità: l’Artigiano in Fiera è nato proprio dall’attenzione ai prodotti del territorio, in termini di tutela dell’ambiente, delle tradizioni e del lavoro.

«L’artigianato e l’agricoltura sono gli ambiti dell’economia nei quali la persona gioca ancora oggi un ruolo primario» esordisce Intiglietta. Sia la persona che con il suo lavoro e la sua inventiva «crea qualcosa di bello per gli altri», sia quella che acquistando riconosce un valore a quei prodotti e fa una scelta etica. «Il rispetto della natura è stato da sempre un elemento fondamentale per noi, l’utilizzo della materia prima di qualità e la sua trasformazione» continua Intiglietta. La kermesse milanese nata 25 anni fa e continua a riscuotere un successo globale: ha fatto conoscere al grande pubblico la bellezza e la varietà dell’artigianato. L’anno scorso in Fiera erano presenti 3mila artigiani provenienti da 100 Paesi. 150mila i prodotti, cibi e oggetti unici che sfidano la globalizzazione e raccontano una storia. Accanto all’"evento esperenziale" come lo definisce Intiglietta (la fiera è diventata una sorta di festa per le famiglie che arrivano da ogni parte d’Italia), ci sono altri due progetti che stanno mettendo radici.

Il primo è Artimondo, il sito di e-commerce nato nel 2014 che ha come obiettivo promuovere, in Italia, in Europa e nel mondo, l’autenticità, l’originalità e la qualità nei prodotti alimentari, della cosmetica e dell’abbigliamento made in Italy. «Abbiamo voluto fare un passaggio ulteriore rispetto alla Fiera e dare continuità all’uso consapevole della spesa, consentendo di acquistare durante tutto l’anno prodotti artigianali unici» spiega Intiglietta. In vendita 7mila prodotti di 400 artigiani. Articoli autentici, perché escludono qualsiasi forma di imitazione e contraffazione, originali perché presentano caratteristiche proprie che li distinguono da altri e di qualità perché, oltre richiamare valori e tradizioni di un territorio, sono realizzati nel rispetto dei processi naturali e dell’ambiente.

L’altro progetto, ancora in fase di costruzione, è la realizzazione di un "ponte" con l’Africa. Un piano di cooperazione per una rete tra imprese artigiane e gli operatori della formazione professionale italiane e africane, con particolare attenzione ai giovani, alle donne e al tema dell’innovazione. «Vogliamo aiutare gli artigiani a diventare imprenditori di se stessi. In collaborazione con l’università Cattolica stiamo realizzando progetti di formazione rivolti ad una trentina di persone. Il nostro obiettivo è quello di far diventare l’Italia e l’Europa il luogo dello scambio e dell’interscambio, sostenendo le economie locali» spiega Intiglietta. In particolare la collaborazione riguarda l’Egitto, con progetti di micro-imprenditorialità nel tessile, nella ceramica e nella bigiotteria, il Marocco, la Tunisia e il Madagascar.

DISTRIBUZIONE «Dai venerdì delle proteste ai sabati delle proposte»

La sostenibilità è entrata nel lessico comune, l’attenzione dei cittadini è altissima ma a livello pratico i consumi cambiano molto lentamente. Anche perché si scontrano con abitudini consolidate e l’incertezza economica. Altromercato, la maggiore organizzazione del commercio equo-solidale in Italia, è uno dei promotori della campagna lanciata da ASvis e NeXt con l’obiettivo di promuovere un consumo etico, che debutta oggi con la prima giornata di mobilitazione.

«Abbiamo aderito da subito alla proposta di Leonardo Becchetti e Enrico Giovannini: ci è sembrato essenziale unire ai venerdì della proteste, che ha visto i giovani scendere in piazza in oltre 160 città, i sabati della proposta» spiega il vicedirettore Alessandro Franceschini. Passare dalla denuncia ai fatti, "votando" con il portafogli al momento di fare la spesa. Comprando meno, ma comprando meglio. Perché dietro un prezzo eccessivamente conveniente c’è sempre un conto che qualcun altro sta pagando.

La storia di Altromercato, impresa sociale formata da 105 soci che gestisce rapporti con 155 organizzazioni di produttori (60mila artigiani e 430mila contadini) in oltre 45 paesi, inizia 25 anni fa. Il punto di partenza è stata la sostenibilità sociale, vale a dire il sostegno ai piccoli produttori dei paesi del Sud del mondo. «Sono stati proprio loro, alle prese con i danni enormi legati ai cambiamenti climatici, che in questi paesi sono molto più evidenti, a spingerci a fare della sostenibilità ambientale un perno del commercio solidale» spiega Franceschini. Gli aspetti sociali e ambientali sono legati a doppio filo insomma, soprattutto quando si parla di coltivazioni come caffè, zucchero e cacao. A questi prodotti storici, che ancora oggi sono i più venduti, si sono aggiunti negli anni altri due settori: quello della frutta fresca e quello dei prodotti italiani, compresi quelli provenienti dall’economia carceraria. «Sette anni fa abbiamo deciso di tutelare anche alcuni prodotti italiani a partire dal pomodoro – spiega Franceschini – per denunciare situazioni di sfruttamento che non sono poi così diverse da quelle che trent’anni fa combattevamo nei paesi in via di sviluppo». Il riferimento è soprattutto al caporalato nelle campagne del Sud Italia.

La filosofia di Altromercato non conosce confini, insomma. L’impegno prioritario è la tutela delle persone che devono essere equamente retribuite, la lotta alla speculazione e allo sfruttamento, la cura e il rispetto per la terra. Nelle 250 botteghe sparse sul territorio italiano oggi ci saranno eventi e dibattiti, offerte, assaggi e prodotti in omaggio. In 20 negozi ci saranno dei cash mob con l’obiettivo di attirare i consumatori mentre l’evento principale sarà a Genova al porto Antico in collaborazione con NexT. «Abbiamo deciso di lasciare autonomia alle realtà sul territorio, ognuno si è organizzato come riteneva opportuno» spiega Franceschini.

Una mobilitazione dal basso, insomma, che tiene conto delle diverse sensibilità e necessità. Un primo passo per costruire un’alternativa, ragionevole e ragionata, al consumismo senza misura.

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