mercoledì 29 novembre 2023
L'Istat fotografa un crollo dei livelli di fiducia su fatturato, produzione ed ordini: mai così basso da aprile 2021
Imprese sfiduciate, per l'Ocse Pil in crescita dello 0,7% anche nel 2024
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Imprese italiane sempre più sfiduciate. A novembre il clima peggiora per il quarto mese consecutivo raggiungendo il livello più basso da aprile 2021. Più ottimisti i consumatori, dopo quattro mesi negativi, con un aumento dei livelli di fiducia che però si mantiene al di sotto del livello medio registrato nel periodo gennaio-ottobre 2023, con le aspettative sulla disoccupazione, che sono in lieve peggioramento.

La riduzione dell'indicatore della fiducia delle imprese, sottolinea l'Istat, è determinata dal peggioramento della fiducia nei servizi di mercato e nelle costruzioni. In particolare, segnali contrastanti provengono dai quattro comparti economici indagati: nei servizi e nelle costruzioni si stima una decisa riduzione dell'indice di fiducia (da 98,0 a 96,4 e da 163,8 a 161,3, rispettivamente); nella manifattura e, soprattutto, nel commercio la fiducia è invece in miglioramento (l'indice sale, nell'ordine, da 96,1 a 96,6 e da 106,1 a 107,4).

Quanto alle componenti degli indici nella manifattura, peggiorano leggermente i giudizi sugli ordini mentre crescono le attese sulla produzione e le scorte sono giudicate in lieve decumulo. Nelle costruzioni si stima un deterioramento di tutte le componenti.

Nei servizi di mercato, infine, si evidenziano dinamiche negative per tutte le componenti dell'indice di fiducia. Con riferimento al commercio al dettaglio, i giudizi sulle vendite sono in peggioramento e le scorte di magazzino mostrano un lieve accumulo; le attese sulle vendite, invece, aumentano marcatamente, specie per la grande distribuzione.

A pesare anche un nuovo aumento dei prezzi alla produzione con l’Istat che segnala un rialzo su base mensile dell'1,5% e una diminuzione del 9,5% su base annua (a settembre il calo era del 14,1%).

Segnali poco incoraggianti arrivano dai dati macroeconomici diffusi ieri dall’Ocse. Il Pil in termini reali dell'italia "crescerà dello 0,7% sia nel 2023 che nel 2024, nonostante il calo dei prezzi dell'energia e l'atteso rafforzamento della spesa connessa al Next Generation EU, per poi proseguire con un incremento moderato nel 2025 (1,2%).

"L'inasprimento delle condizioni finanziarie, l'erosione dei redditi reali dovuta alla modesta crescita dei salari e all'elevata inflazione, accompagnati dal ridimensionamento delle straordinarie misure di sostegno fiscale connesse alla crisi energetica . avverte l'organismo parigino - peseranno sui consumi privati e sugli investimenti. Nel 2024 questi andamenti sfavorevoli saranno compensati solo in parte dalla spesa finanziata dai risparmi residui delle famiglie accumulati durante la pandemia, dalle riduzioni ad hoc delle imposte sul reddito e dall'attesa ripresa degli investimenti pubblici connessi ai fondi di Next Generation EU.

I consumi e gli investimenti privati rimarranno modesti". Quanto all'inflazione, sottolinea l'Ocse, "dovrebbe diminuire gradualmente nel periodo 2024-25, sulla scia del calo dei prezzi dell'energia e della moderata crescita dei salari nominali. Nel 2025 il sostegno al reddito reale delle famiglie derivante da una maggiore crescita dei salari reali, dal costante sostegno degli investimenti pubblici e dal rafforzamento delle esportazioni nette legato al rilancio della domanda esterna determinerà una modesta ripresa". Per l'Ocse, i rischi per la crescita "rimangono al ribasso. Tra di essi, il principale è rappresentato da un irrigidimento delle condizioni finanziarie maggiore del previsto, che potrebbe scaturire da una politica monetaria più restrittiva della zona euro o da un aumento del premio di rischio sui titoli di Stato italiani.

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