giovedì 14 novembre 2013
I dirigenti della pubblica amministrazione italiana sono i più pagati dell'area Ocse. Con il loro stipendio medio di 650 mila dollari l'anno guadagnano poco meno del doppio dei secondi classificati, i neozelandesi, e quasi il triplo rispetto alla media Ocse.
EDITORIALE Superstipendi all’italiana e la risposta svizzera Francesco Riccardi
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I senior manager della pubblica amministrazione centrale italiana nel 2011 sono stati i più pagati dell'area Ocse, con uno stipendio medio di 650.000 dollari (483.767 euro), quasi il triplo della media dei Paesi dell'Organizzazione, che si attestava allora a 232.000 dollari (172.667 euro). Se gli alti dirigenti della Nuova Zelanda conquistano il secondo posto (ma ben distanziati a 396.772 dollari) paesi come Francia e Germania sono assai meno generosi dell'Italia con i rispettivi funzionari: a Parigi, infatti, la media D1 è di poco superiore a 260 mila dollari, mentre a Berlino si portano a casa 231 mila dollari. Ma anche alti dirigenti statunitensi e giapponesi non si discostano di molto da queste cifre.Scendendo invece ai dirigenti di fascia inferiore (D2), il nostro paese si conferma estremamente generoso con 381.447 dollari di retribuzione, rispetto ai 175 mila della media Ocse: anche qui, non c'è confronto con americani (252 mila dollari) o britannici (229 mila), per non parlare dei greci, a poco più di 81 mila dollari.Secca la replica del ministero della Funzione pubblica, che in una nota sostiene che la rilevazione Ocse sia "stata compiuta su soli sei ministeri, quelli in comune tra tutti i paesi europei" e che i valori più alti rilevati "sono riferiti a casi molto limitati relativi a posizione di vertice". "Nel calcolo dei valori, oltre alla retribuzione lorda del dirigente, sono stati inclusi inoltre i contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro, che sono molto più alti in Italia rispetto a tutti gli altri paesi considerati, su percentuali vicine al 40%", aggiunge il ministero, spiegando che i dati, relativi al 2011, non tengono conto del conto del "drastico intervento legislativo fatto successivamente". Nel 2012, il governo guidato da Mario Monti ha posto un tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici che non permette di superare, anche cumulando, il trattamento economico del Primo presidente della Corte di Cassazione, attestato a 302.937 euro annui lordi.
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