martedì 23 maggio 2023
Il Parlamento ha approvato la legge che dà il via libera ai cantieri per una spesa prevista di 48 miliardi su 25 anni ed elimina i progetti di riduzione del ruolo dell’atomo
La centrale di Triscastin, uno dei tanti impianti atomici francesi in attività

La centrale di Triscastin, uno dei tanti impianti atomici francesi in attività - Ansa

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Sulla sponda sinistra del Reno, in Francia, avanti tutta con l’atomo. Su quella destra, in Germania, indietro tutta, con lo smantellamento programmato delle centrali. In piena crisi energetica europea, le due maggiori economie continentali s’oppongono sul nucleare, obbligando il resto d’Europa a scegliere. Tanto più dopo l’avvio da parte di Parigi di una campagna diplomatica attiva in materia, con annessa promessa di partenariati industriali rafforzati.
Nell’ultima intervista televisiva dall’Eliseo sulla Francia da reindustrializzare, non è sfuggito a a nessuno un insolito riferimento encomiastico di Emmanuel Macron verso gli «italiani». Su un tema, proprio l’atomo, su cui generalmente Parigi è avara di complimenti verso l’estero. Gli italiani in questione sono i nostri 3 connazionali fondatori della startup Newcleo, registrata in Inghilterra ma con sedi pure in Italia. Grazie ai brevetti detenuti, legati pure all’eccellente livello italiano nella ricerca in fisica nucleare, si preparano a investire nella regione di Lione fino a 3 miliardi di euro entro il 2030. L’obiettivo? Perfezionare e collaudare il minireattore nucleare SMR del futuro, nel quadro di una corsa in cui, paradossalmente, la Francia ultra-nuclearizzata arranca da tempo in termini tecnologici, dopo la “sbandata” presa dai mastodontici reattori Epr di base di terza generazione: un fiasco industriale da manuale, fra difetti e ritardi, con grande sperpero di denaro pubblico.
Non a caso, sotto la presidenza di François Hollande, Parigi sembrava pronta a innestare il freno. Ma adesso, considerando pure le nuove incertezze geopolitiche, Macron ha deciso di avviare un piano di rilancio a lungo termine del settore, tanto ambizioso da ricordare quelli degli anni Settanta. Ben vengano dunque gli «italiani» e gli altri inventori e imprenditori d’ogni contrada per contribuire a un sogno ormai neppure troppo velato di Parigi: costruire la futura “Europa dell’energia” con un pilastro centrale piantato nel cosiddetto “ecosistema nucleare” francese.
La settimana scorsa, il Parlamento francese ha approvato il «progetto di legge sull’accelerazione della costruzione nucleare», che prevede 6 nuovi reattori entro il 2050. Di che far arrabbiare Berlino.
Sono stati così soppressi, en passant, i vecchi limiti che la Francia si era imposta, ovvero l’obiettivo di ridurre il nucleare sotto il 50% del mix energetico e quello di una produzione annuale massima di 63 gigawatt. Ingenti, ora, i nuovi investimenti per il piano dei nuovi reattori Epr “migliorati”: 48 miliardi su 25 anni, anche se molti temono sforamenti come quelli visti fin qui. A ciò vanno aggiunti i circa 50 miliardi assegnati al rinnovo del parco nucleare esistente, già in fase avanzata. In termini d’occupazione, si prevedono circa 100mila nuovi posti di lavoro nel prossimo decennio.
Ma Parigi sa bene che la partita si giocherà pure su scala europea. La Commissione Ue è tendenzialmente anti-nucleare, con la presidente Ursula von der Leyen che giudica l’atomo «non strategico» per il futuro europeo. Sullo sfondo, i detrattori continentali dell’atomo non digeriscono la classificazione fin qui del nucleare fra le “energie verdi” dell’Ue. Dunque, nessuno si sente di escludere prolungate contese in materia, pure giuridiche.
Anche per questo, la Francia promuove i lavori del gruppo degli 11 Paesi Ue “nuclearisti” all’origine della neonata Alleanza europea per il nucleare, che si è riunita a Parigi la settimana scorsa, con parole d’incoraggiamento anche per l’Italia, presente come “osservatore”. Chiarissimi i punti cruciali all’ordine del giorno, fra loro logicamente legati: dipendenza dal combustibile nucleare russo e sviluppo dell’industria nucleare europea. Anche per contribuire alla soluzione del primo problema, che riguarda le centrali Ue dell’Est, il gruppo francese Orano sta potenziando le proprie capacità di arricchimento del combustibile per i reattori. Insomma, una Francia pronta ad aiutare tutti. Non proprio in una chiave disinteressata.

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