giovedì 4 agosto 2016
​Secondo il ministro dell'Economia per la banca Monte dei Paschi di Siena non esiste rischio risoluzione come accaduto a dicembre con Etruria, Chieti, Ferrara e Marche.
«Non c'è crisi di sistema per le banche in Italia»
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Le banche italiane non sono «in una situazione di crisi sistemica» né sono fonte di vulnerabilità per altri sistemi bancari. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, avvia alla Camera una manovra di rassicurazione sullo stato di salute degli istituti di credito italiani, scossi dai risultati degli stress test europei risultati negativi per Mps e, in misura minore, per Unicredit. La banca milanese ieri ha continuato a soffrire in Borsa ma nel complesso  Piazza Affari ha rifiatato e il ministro ha svolto la sua informativa in un clima dei mercati meno concitato dei due giorni precedenti, quando diverse banche avevano subito perdite a doppia cifra. Caldo invece il clima politico.

 

Secondo Capezzone (Cor) il piano del governo per mettere in sicurezza le banche «sta fallendo » e le rassicurazioni di Padoan sono «solo valium ». Per il M5S «toppa dopo toppa i problemi si ingigantiscono» e il ministro dovrebbe dimettersi. Padoan ha replicato osservando che «le polemiche inconsulte» nuocciono al Paese ». Nel merito secondo il ministro, l’esito delle simulazioni 'sotto sforzo' compiute dall’Eba (l’autority bancaria Ue) «conferma la resilienza del sistema italiano». Il risultato è sostanzialmente positivo se si tiene conto, ha spiegato, «della severità della prova, della lunga e pesante fase recessiva attraversata dall’economia italiana e delle ripetute tensioni cui gli intermediari finanziari sono stati sottoposti negli ultimi anni».

 

All’origine dei problemi del sistema bancario, secondo il ministro, «ci sono numerosi fattori: la crisi economica, la rigidità strutturali che si sono accumulate nel tempo e a cui la politica non ha dedicato attenzione, in alcuni casi gli errori del management, in altri casi la condotta illecita del management». Sul punto Padoan è stato chiaro: «Chi ha sbagliato deve pagare. E noi siamo come sempre fiduciosi nell’azione della magistratura e favorevoli alle azioni di responsabilità da parte dei nuovi organi amministrativi». 

 

 Quanto al problema dei crediti deteriorati, Padoan riconosce che in Italia lo stock è elevato ma questo «non è di per sé una minaccia per la stabilità finanziaria, visto che le risorse che le banche hanno accantonato a copertura di tali crediti e le garanzie che le assistono sono ampie ». Tuttavia lo smaltimento, necessario per «facilitare» la ripresa del credito, «richiederà inevitabilmente del tempo», ha precisato il ministro, che proprio ieri ha firmato il decreto attuativo delle Gacs, le garanzie pubbliche per permettere la creazione di un mercato dei Npl. Quanto alla situazione di Mps, Padoan ha sottolineato che la vicenda del gruppo senese «è completamente estranea a scenari di risoluzione e, comunque, ad aiuti di Stato».

 

Il piano di rilancio dell’istituto, che prevede oltre alla cessione delle sofferenze un aumento di capitale da 5 miliardi di euro, «è completamente privato» e non rientra nell’ambito delle procedure di bail-in. Parlando di Atlante, il fondo di investimento promosso dal governo per sostenere gli aumenti di capitale bancari, il ministro ha ribadito di non aver intenzione «di forzare alcuna scelta di adesione allo strumento». Gli operatori, ha spiegato, «sono liberi di fare le proprie scelte». Ieri Alberto Olivetti, presidente di Adepp (associazione delle casse previdenziali dei professionisti), ha confermato che «allo stato attuale non ci sono le condizioni per procedere all’investimento» in Atlante 2, il fondo che parteciperà alla ricapitalizzazione di Mps. Ogni cassa deciderà autonomamente «una volta ricevute le direttive formali da parte dei ministeri».

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