sabato 2 aprile 2011

I ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano sono concentrati al Sud, ma anche in alcune province del Centro e del Nord. La maggior parte è inattiva e ha la licenza media o un diploma superiore

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Giovani, carini e... nullafacenti. Non lavorano, non vanno a scuola, non seguono alcun corso di formazione. Secondo le classificazioni internazionali sono i Neet: Not in employment, education and training. In Italia sono oltre due milioni – per la precisione 2.043.615 nel 2009 – i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non hanno trovato un posto e non proseguono negli studi. In parte del tutto inattivi e in parte alla (vana) ricerca di un’occupazione. Ma chi sono? Dove vivono? E quale preparazione hanno?Al di là del dato numerico complessivo calcolato dall’Istat, uno studio dello staff statistico di Italia Lavoro per la prima volta ha analizzato il fenomeno in profondità. Fornendo alcuni spaccati inediti. Com’è ovvio l’incidenza del 21,2% di Neet sulla popolazione giovanile, per il 56,5% femmine e il 43,5% maschi, è una media che riassume situazioni assai differenti. Anzitutto sul piano territoriale, con il Mezzogiorno che fa registrare un valore di oltre 30 punti, fino a toccare il 33,3% nel caso delle femmine e il 27,4% nel caso dei maschi. Valori doppi e anche più rispetto ai tassi delle altre ripartizioni territoriali, con il Nordest al 13,2% di media, il Nordovest al 15,4% e il Centro al 16,1%.Il fenomeno è quindi fortemente concentrato al Sud e l’analisi della situazione nei singoli territori lo conferma. Le prime 35 province per tasso di giovani Neet sono infatti del Mezzogiorno, con i record di Napoli (37%), Catania (36,4%), Brindisi (36,3%) e Palermo (36,3%), in parallelo ai dati delle regioni Campania (valore medio 33,5%), Sicilia (33%), Calabria (28,8%) e Puglia (28,6%).Il problema però va anche oltre la "questione meridionale" e si segnalano ripartizioni del Centro e del Nord con tassi comunque rilevanti. Lo studio dell’agenzia tecnica del ministero del Lavoro segnala ad esempio «un gruppo di territori, con percentuali superiori ai 18 punti, che si collocano a ridosso dei mercati del lavoro più critici», fatto di realtà provinciali come Frosinone, Massa-Carrara, Rieti, Livorno, Chieti, Imperia, Gorizia, Terni, Latina, Ascoli Piceno. Tra le migliori, invece, spiccano Lucca (7,7%), Bologna (9,3%), Padova (9,8%) e Bolzano (9,8%).Altro dato assai interessante è la distinzione, all’interno del perimetro di chi non lavora e non studia, tra i ragazzi che restano alla ricerca di un’occupazione e di quelli invece del tutto inattivi. A livello nazionale il 57,7% dei giovani Neet maschi sono inattivi, mentre il 42,3% sono in cerca di lavoro. A livello regionale, la percentuale più alta di giovani inattivi rispetto a quelli in cerca si registra in Calabria (71,1%) e molte regioni del Mezzogiorno presentano valori superiori al 60%, come Campania (67,7%), Puglia (61,2%) e Sicilia (61,1%). L’unica regione del Nord a superare tale soglia è il Trentino Alto Adige con un valore pari al 60,3%.Per quanto riguarda i giovani Neet in cerca di occupazione, invece, i valori più alti si registrano nelle Marche (58,9%) e in Piemonte (54,8%). Particolare la situazione per le sole donne. A livello nazionale c’è una netta prevalenza di coloro che sono in stato di inattività (72%), rispetto a quelle in cerca di occupazione (appena il 28%). Un dato che si conferma anche nei singoli territori passando dal caso peggiore della Campania (80,6% di inattive e 19,4% persone in cerca) a quello migliore del Lazio (57,6% di inattive e 42,4% persone in cerca).Qualche sorpresa la riserva anche l’analisi condotta da Italia lavoro sul titolo di studio posseduto. I valori più alti, in tutte le regioni, si registrano, sia per i maschi sia per le femmine, per i giovani in possesso di diploma di scuola superiore di 4-5 anni (7,9% l’incidenza sul totale dei giovani in Italia) e per chi possiede solo la licenza media (8,9%). Per quest’ultimo titolo di studio si evidenziano valori particolarmente elevati, e pari a circa il doppio delle media nazionale, in Campania (15,6%), Puglia, Sardegna e Sicilia. Relativamente pochi e con scarse differenze territoriali, invece, i laureati Neet (2,1%).
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