giovedì 14 marzo 2024
In Italia uno su cinque non studia né lavora. Un patto scuola-imprese. Tante le buone pratiche, anche se bisognerebbe potenziare il microcredito, l'orientamento e la formazione
In calo i giovani che non studiano e non lavorano

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In leggero calo i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet. Nel 2022, il tasso di disoccupazione giovanile era di oltre sette punti percentuali superiore a quello medio europeo e secondo solo alla Romania: in Italia un giovane su cinque non studia né lavora. Ma l'attenzione non deve calare su quella fascia d'età che ha più bisogno di essere formata e orientata. In molti casi, infatti, i ragazzi e le ragazze alle prime difficoltà abbandonano gli studi e si chiudono in sé stessi. «È sulla soglia dei Neet che dobbiamo lavorare, portare al lavoro i giovani», insiste la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone. Dalle rivelazioni dell'Istituto nazionale di statistica sul lavoro «ho guardato un solo dato» e «mi ha colpito positivamente che sia sceso di 2,5 punti percentuali il tasso di disoccupazione giovanile». «Le politiche del lavoro cominciano a dare gli effetti sperati - spiega Rosario Rasizza, presidente di Assosomm -. L'Istat ha certificato un trend che anche le Agenzie per il lavoro avevano registrato già negli scorsi mesi grazie alle nostre analisi in collaborazione con il Censis. E cioè che il 2023 ha visto un'inversione di tendenza significativa rispetto ai Neet, fenomeno che fino a pochi anni fa sembrava endemico della nostra cultura del lavoro. In aumento il numero dei giovani che ha infatti iniziato a lavorare o a frequentare un corso di formazione, in molti casi anche tutte e due le cose. Si è trattato quindi di un vero e proprio connubio tra lavoro e formazione, sempre meno distaccati e sempre più esercitati in parallelo. Nel 2023, le Agenzie per il lavoro hanno formato 353.936 lavoratori, per un totale di 3.100.140 di ore di formazione, in 75.930 corsi diversi».

Un patto scuola-imprese

I Paesi che investono sulla specificità professionale dei sistemi educativi riescono meglio degli altri a ridurre la distanza scuola-lavoro, contrastare il fenomeno Neet e sostenere l’ingresso e la permanenza dei giovani nel mondo del lavoro. È il caso di Germania, Svezia o Paesi Bassi, dove - a livello complessivo - misure chiave risultano la creazione o rafforzamento di un sistema duale, la costruzione di programmi di formazione professionale insieme alle aziende, la differenziazione dell'istruzione superiore attraverso percorsi professionalizzanti e un’attenzione focalizzata ai percorsi di orientamento. Funzionale in questi Paesi è anche la presenza di un sistema scolastico decentrato, dove le scuole, pur finanziate dallo Stato, hanno ampie autonomie nella gestione delle risorse, nella definizione dei curricula e nella costruzione dei percorsi educativi. È a partire da queste politiche che l’Italia dovrebbe lavorare in misura crescente per ridurre il drammatico scollamento tra scuola e lavoro e contrastare il fenomeno Neet, come emerge dallo studio internazionale Insieme per un futuro sostenibile: giovani e lavoro di Gi Group Holding e Fondazione Gi Group.

La ricerca, attraverso un’approfondita analisi che ha coinvolto alcuni dei massimi esperti in Italia di temi macro-economici, demografici, educativi e occupazionali - ha mappato la condizione dei giovani in sette Paesi rappresentativi del 70% del Pil dell’Ue (Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Spagna, Svezia) e nel Regno Unito. Quattro gli ambiti analizzati – demografia, rapporto tra scuola e lavoro, Neet, mercato del lavoro – con l’obiettivo di identificare le strategie messe in atto in ciascun Paese, analizzare il loro impatto nel favorire l'occupazione giovanile e quindi aprire una riflessione sull’applicabilità delle esperienze più virtuose al contesto Italia.

Se esiste un’associazione diretta tra Neet e organizzazione del sistema formativo, lo studio evidenzia come non solo gli investimenti nella quantità di formazione ma anche nel tipo e nella qualità di formazione siano fortemente legati ai dati occupazionali. Investimenti virtuosi nell'istruzione terziaria portano infatti alla riduzione del fenomeno dei Neet e all'aumento dell'occupazione giovanile.

Regno Unito, Svezia e Paesi Bassi sono Paesi di riferimento: spendono di più nell’istruzione superiore – rispettivamente il 1,9%, 1,5% e 1,6% del Pil – e hanno una ridotta incidenza di giovani che non studiano e non lavorano. In particolare, Paesi Bassi e Svezia sono quelli in cui vi sono meno Neet tra i 15 e i 34 anni (5,4% e 5,8%), fenomeno principalmente di breve termine. Inoltre, presentano i più alti livelli di occupazione – 88,3% e 86,1% contro il 71,1% italiano - e i più bassi livelli di inattività nella fascia 30-34 anni.

Per ottenere effetti positivi, questi investimenti nella formazione – evidenzia lo studio - devono tuttavia essere indirizzati verso quei campi di studio che sono più legati al mondo del lavoro (come i percorsi universitari Stem) e alla differenziazione dell'istruzione terziaria, organizzando percorsi tecnici (e quindi non accademici) che forniscano competenze immediatamente spendibili e si avvalgano del coinvolgimento diretto delle aziende nella progettazione di corsi e materie.

Paesi di riferimento per la formazione professionale sono la Germania e, di nuovo, i Paesi Bassi, caratterizzati da un sistema duale forte. Questi due Paesi ottengono i migliori risultati in termini di transizione scuola-lavoro, con il minor numero di Neet nella fascia di età 18-24 anni (rispettivamente al 10% e 4,6% rispetto al 27,1% dell’Italia).

Ma c’è di più: se in Germania è il 46% dei giovani 25-34anni ad avere un diploma professionale (vocational degree) e nei Paesi Bassi uno su tre (30%), in Italia la percentuale non è molto dissimile, al 35%, ma qui (come in Francia e Polonia) la formazione professionale avviene nelle scuole, senza il sostanziale coinvolgimento delle aziende, il che porta ad ampi mismatch con le competenze richieste poi dalle imprese.

La ricerca sottolinea inoltre come la profonda distanza tra scuola e lavoro in Italia abbia alle radici anche la centralizzazione del nostro sistema scolastico. Un sistema decentrato, al contrario, favorisce l'innovazione nei programmi e agevola il confronto e la contaminazione con le aziende, risultando meno statico, e quindi più facilmente e velocemente modificabile per tener conto delle evoluzioni di contesto e di mercato.

I Paesi con sistemi meno centralizzati sono, infatti, anche quelli con un più alto tasso di occupazione e una minore presenza dei Neet. È il caso di nuovo dei Paesi Bassi, così come – pur nelle loro differenti specificità – dell’Inghilterra, dove due decisioni su tre in materia educativa sono in capo alle scuole, e della Svezia, che da un sistema centralizzato a partire dagli anni ’90 ha avviato il passaggio a uno decentralizzato quale quello odierno.

Per un’evoluzione in positivo del quadro italiano anche l’età rappresenta un fattore da considerare. Se nel nostro Paese la scelta del percorso scolastico degli alunni avviene a 14 anni, in Germania e Paesi Bassi è tra i 10 e i 12 anni e avviene sulla base dei risultati scolastici e delle valutazioni degli insegnanti, con il rilascio di un consiglio di orientamento scolastico "vincolante".

La formazione e l'esempio Veneto

La formazione è oggi uno strumento indispensabile per le aziende e per le persone. In un mercato del lavoro in evoluzione continua, dove l’offerta di lavoro sta superando la domanda, è necessario costruire strumenti in grado di assicurare alle imprese la forza di cui hanno bisogno per il loro sviluppo e ai ragazzi di tracciare la strada del loro futuro professionale. In un territorio, quello veneto, che conta 14 Neet ogni 100 ragazzi, che non studiano e non lavorano. E dove (indagine di Confartigianato Imprese Veneto) il 40% delle imprese sostiene che il primo problema che le riguarda è trovare persone qualificate, in particolare tecnici specializzati, e di queste solo il 20% riesce a trasformare una vacancy in una assunzione. Con un costo sociale ed economico importantissimo stimato, in Italia, in circa 40 miliardi. E senza un veloce intervento, con un andamento demografico negativo di dimensioni rilevanti, questi numeri aumenteranno. Non possiamo permetterci di perdere un solo ragazzo, dicono le imprese, e l’alternanza e l’apprendistato, anche in somministrazione, sono due occasioni di crescita per i ragazzi e per le nostre imprese. Un’impresa nella quale i giovani possono trovare strumenti fondamentali per il loro percorso formativo. Una formazione che li accompagnerà per tutta la vita, fuori e dentro il mondo dell’impresa. Gli strumenti ci sono, e l’Apprendistato, nelle sue diverse declinazioni, è uno di questi, forse il più efficace fra quelli a disposizione, in grado di consentire un incontro proficuo, e sempre più necessario, fra il mondo della formazione e quello delle aziende. Due mondi che hanno certo funzioni diverse, ma che sono necessariamente complementari. Un incontro che dovrà essere sempre più virtuoso, regolato da norme stringenti e chiare, soprattutto in termini di sicurezza, ma certamente ineludibile in un mercato nel quale lo sviluppo dell’impresa non può prescindere dalla crescita e dallo sviluppo delle risorse che la animano. Saper interpretare i cambiamenti in atto, saper cavalcare le innovazioni tecnologiche, saper dotarsi di risorse e competenze adeguate allo scenario attuale è la sfida di oggi. La disciplina che regola l’apprendistato, si presenta ancora complessa nella sua applicazione e le competenze richiamate (statale, regionale, a livello di contrattazione) in fase di stipula sono ancora molte. Molto è stato fatto in termini di conflitto di attribuzione, ma la disciplina rimane ancora poco agevole e forse è questo un fattore importante nella diffusione di questa tipologia di contratto in questi anni. Il Veneto in questo senso va in controtendenza: in termini assoluti detiene 1/5 degli apprendisti nazionali e 1/5 della spesa per formazione. In Italia il tasso di stabilizzazione di un apprendista in azienda alla fine del percorso è del 19%, e il 50% di questa avviene nelle microimprese. Semplificazione, verifica e chiarezza delle normative, sono al centro del dibattito. Così come il tema della legalità, e del rispetto delle regole. In Italia 25 mila ispezioni l’anno, che avvengono dopo una fase pre-ispettiva. Ma contratti chiari e regole certe possono certamente contribuire a ridurre i rischi soprattutto in termini di sicurezza.

Il sostegno del microcredito

Cresce in Italia il microcredito ed è ora di istituire anche una sezione speciale dedicata al sociale. Sono positivi i dati presentati dall'Enm-Ente nazionale per il microcredito, presieduto da Mario Baccini. «Negli ultimi anni si è registrato un trend in aumento della domanda e dell'offerta di microcredito - sostiene l'Enm - evidentemente connesso con la fine delle restrizioni connesse con la crisi pandemica. Solo nel 2023 sono state accolte alla garanzia del Fondo ed erogate dai soggetti finanziatori circa 3.200 operazioni, per un valore di oltre 90 milioni di euro, gran parte delle quali intermediata dalle banche convenzionate con l'Ente nazionale per il microcredito». Secondo l'Enm, negli ultimi tre anni, i finanziamenti erogati dalle banche convenzionate hanno consentito di avviare o sviluppare oltre 2mila imprese e di creare circa 5mila nuovi posti di lavoro. «A queste imprese, sostenute dal ricorso al microcredito, vanno aggiunte oltre 1.100 attività avviate da parte dei giovani Neet che, a seguito di un percorso mirato di formazione all'autoimprenditorialità governato dall'Enm, sono stati supportati nella definizione di un business plan per l'avvio di una propria impresa ed hanno potuto beneficiare di specifici finanziamenti pubblici». Analizzando anche il volume complessivo dei finanziamenti erogati dall'avvio dell'operatività della Sezione speciale Microcredito del Fondo di garanzia, inoltre, «risulta che le operazioni complessivamente erogate sono state oltre 22mila, per un importo superiore ai 550 milioni di euro; tali finanziamenti hanno consentito di creare nuovi posti di lavoro stimati in oltre 55mila». Importante, inoltre, l'effetto moltiplicatore del microcredito in termini di creazione di nuova occupazione. L'Enm, infatti, ha calcolato che «ogni operazione di microcredito genera in media 2,43 nuovi posti di lavoro nel medio periodo. Inoltre, l'anticipazione di credito per ciascun posto di lavoro creato, nel caso del microcredito intermediato da istituti convenzionati con l'Enm, è pari ad appena 10.700 euro».

Rafforzare i servizi di supporto

«Compiere 18 anni per la maggiore parte dei ragazzi è un traguardo atteso con impazienza, ma per i giovani accolti dalle comunità per minori è un momento di grande ansia e preoccupazione, perché la maggiore età determina la fine di molte tutele e attività di sostegno». A sottolinearlo è don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il sociale, associazione da 30 anni accanto a bambini e giovani in condizione di fragilità, che lancia un appello per rafforzare i servizi di supporto per neomaggiorenni: «Non possiamo lasciare a sé stessi questi ragazzi, che si ritrovano soli e senza le tutele garantite fino a un giorno prima. Non sono ancora adulti, ma sono già chiamati a cavarsela da soli». I ragazzi che al raggiungimento della maggior età escono dai sistemi di tutela per minori devono aggiungere il peso di dover essere totalmente autonomi alla già difficile situazione che i giovani stanno vivendo in questo periodo. Secondo il rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile, infatti, negli ultimi anni i giovani tra i 14 e i 24 anni hanno visto peggiorare il 43% degli indicatori considerati. Autonomia per questi ragazzi significa in primo luogo avere un lavoro, che non è scontato in un Paese in cui la disoccupazione giovanile è al 20,1% (seppur in miglioramento rispetto al passato) e il fenomeno dei Neet registra numeri che sono tra i più alti di tutta Europa. Per provare a rispondere a questa situazione, accompagnando i neomaggiorenni accolti nelle comunità alloggio e giovani che provengono da situazioni di disagio e fragilità, Salesiani per il sociale promuove percorsi di inserimento lavorativo e professionale, che ogni anno supportano migliaia di ragazzi, molti dei quali realizzati nelle periferie più fragili. A Bari - per esempio - ha ideato un'Accademia della Ristorazione, a Palermo offre corsi professionalizzanti in ambito refrigerazione/condizionatori e per saldatore elettrico, a Vallecrosia (Imperia) promuove laboratori artigianali.

Tante le buone pratiche

Un tasso di placement dell'80% raggiunto in dieci Centri commerciali su scala nazionale, a fronte di più di 350 studenti formati in 20 classi e 200 retailer coinvolti. Sono i numeri registrati nel 2023 dalla collaborazione tra Klépierre Italia e Generation Italy, organizzazione non profit fondata nel 2018 da McKinsey & Company con l'obiettivo di contribuire a ridurre la disoccupazione giovanile e il divario di competenze tra i giovani e le esigenze delle aziende. Risultati che confermano una tendenza positiva e in crescita dall'avvio della partnership tra queste due realtà: Klépierre Italia è stata la prima azienda ad entrare nel network di Generation in Italia e a lanciare il programma dedicato al settore retail, con un progetto pilota partito nel 2018 dal Centro commerciale Porta di Roma che si è esteso gradualmente negli anni su scala nazionale. «Nel nostro Paese, a fronte di oltre 800mila giovani che attivamente sono in cerca di lavoro e 1,6 milioni di Neet, le aziende faticano a trovare ogni anno persone con le giuste competenze e professionalità per circa 1,14 milioni di posizioni. Un disallineamento tra domanda e offerta che con Generation proviamo ad affrontare, fornendo a giovani motivati, al di là delle esperienze professionali pregresse, del titolo di studio e della provenienza geografica, le competenze necessarie per avviare o reinventare carriere altrimenti inaccessibili. La partnership con Klépierre Italia è per noi motivo di grande soddisfazione perché aiuta i giovani in cerca di occupazione a entrare nel mondo del lavoro e i negozi dei centri commerciali a trovare il personale che dispone delle competenze richieste», commenta Oscar Pasquali, ceo di Generation Italy.

Entain Italia sostiene il progetto Audiovisual Napoli Hub che aiuterà i giovani marginalizzati offrendo loro opportunità di lavoro, promuovendo l'inclusione sociale. L'iniziativa è realizzata dall'associazione L'Altra Napoli in collaborazione con l'Università di Napoli Federico II. Ottanta giovani che attualmente non frequentano corsi di istruzione, lavoro o formazione avranno la possibilità di accedere a corsi di formazione gratuiti nel settore audiovisivo e della produzione cinematografica, due settori in crescita nella città di Napoli. Il progetto mira a promuovere l'integrazione sociale dei giovani a rischio di emarginazione. A tal fine, verranno create delle classi in cui i partecipanti lavoreranno a fianco di studenti universitari, consentendo scambi reciproci tra partecipanti provenienti da contesti diversi.

Due anni per portare i ragazzi che avevano abbandonato la scuola su una nuova strada, ritrovando fiducia in sé stessi, aprendo i proprio orizzonti su cibo, terra, corpo, sino ai tirocini per socializzarli al lavoro. È questo l'obiettivo che ha colto il progetto Se.Po.Pas. che a Napoli ha chiuso il suo percorso dopo 24 mesi del programma che è stato svolto anche a Messina e Reggio Calabria, portando a ottimi risultati l'obiettivo finanziato dall'impresa sociale Con i Bambini, presieduta da Marco Rossi Doria. A Napoli il progetto si è svolto al parco dei Quartieri Spagnoli, messo a disposizione dal Comune di Napoli, con l'associazione Quartieri Spagnoli. «In Italia - dichiara Giovanni Laino, progettista dell'iniziativa - oltre il 16% degli studenti abbandona gli studi superiori. Una falla che nelle zone più disagiate delle aree metropolitane, soprattutto al Sud, raggiunge valori doppi dei Neet. Da anni a Napoli diversi enti del Terzo settore lavorano per il Comune o con risorse delle fondazioni, per offrire una sponda a questi giovani, con percorsi di risarcimento morale, psicologico, con cui si prova a far superare una forte disistima soprattutto nella scuola. È una questione molto spinosa su cui è ancora diffuso un approccio dilettantistico e improvvisato. Qui, a Messina e Reggio Calabria abbiamo provato con un modello di percorso biennale di seconda opportunità, concluso con tirocini in piccole imprese, esperienze Erasmus fatte in altre città. La valutazione del progetto è complessivamente molto positiva ed è evidente che nelle città serve un monitoraggio su questa particolare domanda sommersa che tanti, ragazze e ragazzi, non riescono ad esprimere».

Formamentis Spa Società Benefit, assieme a tre partner nazionali e due transnazionali, ha elaborato il progetto pilota Mind the gap, della durata di 18 mesi, volto a contrastare la diffusa condizione di Neet (36,5% nel 2022) in Campania promuovendo per loro un empowerment basato sull’orientamento, il counselling e la formazione al lavoro su due specifici profili professionali: cuochi e pizzaioli.

Intesa Sanpaolo ha promosso Look4thefuture-Social Intelligence Edition, un’iniziativa realizzata in collaborazione con Talent Garden, per formare gratuitamente giovani Neet alla gestione professionale dei social media. Al termine del corso avranno le competenze per candidarsi a posizione lavorative come social media specialist, content strategist e digital marketing specialist attraverso incontri con aziende realizzati grazie alla partnership con Randstad Italia. Il programma coinvolge un gruppo di 31 giovani provenienti da tutte le regioni, con un'età media di 28 anni e una rappresentanza femminile del 60%, selezionati tra oltre 1.700 candidature. La formazione si articola in sei moduli distribuiti su sei settimane, svolte in modalità ibrida, per un totale di 72 ore. Questi moduli si concentreranno sull'approfondimento del panorama dei digital media e sulle opportunità ad essi connesse, fornendo strumenti chiave per lo sviluppo di una digital strategy efficace per le aziende, basata sull'analisi delle best practices nell'utilizzo dei social media per il business. In particolare, il corso approfondirà il canale Instagram, fornendo competenze per la costruzione di una strategia vincente, la gestione del community management, la selezione di contenuti di successo e la misurazione dei risultati. Un focus specifico sarà dedicato all'etica nei social media, esplorando anche come trasformare i canali social in strumenti di vendita attraverso il social selling. L'analisi dettagliata di TikTok coprirà la creazione di contenuti virali e il monitoraggio delle campagne, studiando i segreti di una comunicazione strategica. Il corso si estenderà anche alle piattaforme video e includerà workshop dedicati alle soft skill, con sessioni incentrate su gaming, career e networking, mirando a garantire una preparazione completa e pratica nel contesto del mondo digitale.

Avviato ufficialmente nell’aprile dell’anno scorso, sotto la presidenza di turno di Autostrade per l’Italia, il progetto Distretto Italia ha unito oltre 50 aziende e istituzioni del Consorzio Elis in un insieme di iniziative finalizzate a far incontrare il bisogno di profili professionali delle imprese con una generazione di giovani che mostra difficoltà nel progettare il proprio futuro di studio e di lavoro. Distretto Italia ha realizzato 23 corsi di formazione. Altri 11 corsi sono in partenza. Sono state formate a oggi 413 persone: 304 lavorano già, in particolare nei settori costruzioni, energia, digitale, mobilità e nel settore della cantieristica navale. Le altre persone formate si preparano all’ingresso in azienda. Da alcuni mesi il progetto si avvale anche di un accordo di collaborazione con il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. I percorsi sono infatti uno dei canali di possibile formazione e assunzione per ex percettori di reddito di cittadinanza, fruitori di assegno d’inclusione e altre politiche attive del lavoro. Al Consorzio Elis aderiscono 122 aziende, tra grandi gruppi e pmi. A loro si aggiungono Fondazioni e Università. L’obiettivo del Consorzio è intervenire, attraverso progetti capaci di creare impatto sociale, sui temi della formazione, dell’occupazione e del lavoro. Per partecipare ai percorsi di orientamento e di formazione è disponibile il sito ufficiale del progetto: distrettoitalia.elis.org.


















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