lunedì 7 giugno 2021
Primo socialista alla guida della Cgil, poi il Pd, quindi l’elezione con Leu. Mattarella: «Sempre attento all’interesse dei dipendenti, ha recato un contributo alla storia del movimento sindacale»
Guglielmo Epifani ai tempi della Cgil

Guglielmo Epifani ai tempi della Cgil - Ansa

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Un sindacalista di lungo corso, prestato poi alla politica, sempre con la promozione dei lavoratori come obiettivo, come "missione" di una vita d’impegno. Guglielmo Epifani, 71 anni, era stato colpito da un’embolia polmonare circa una settimana fa. Ricoverato d’urgenza, sembrava che il suo quadro clinico si fosse stabilizzato. Nelle ultime ore, però, i parametri sono peggiorati e le condizioni sono diventate critiche. Epifani lascia la moglie, Giusi De Luca, medico dirigente dell’Inail.


Romano, classe 1950, laurea alla Sapienza in Filosofia con una tesi su Anna Kuliscioff, Guglielmo Epifani è stato uno dei protagonisti della vita sindacale e politica del Paese. «L’improvvisa scomparsa mi addolora profondamente. Il suo impegno ha recato un contributo alla storia del movimento sindacale italiano e della Cgil in particolare, dove ha avuto modo di esprimere la propria visione riformista e le proprie qualità di dirigente impegnato, sempre attento agli interessi dei lavoratori», sono le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’esprimere i suoi sentimenti «di vicinanza e solidarietà alla famiglia e a quanti hanno condiviso con lui l’attività in questi decenni».

Sindacalista della Cgil sin da dopo la laurea, ha rivestito diversi ruoli tra cui quello di direttore della casa editrice della confederazione, guida dell’ufficio sindacale e poi dell’ufficio industria, fino all’incarico dirigenziale nel 1979 come segretario generale aggiunto della categoria dei lavoratori poligrafici e cartai. Nel 1990 Bruno Trentin lo vuole come segretario generale aggiunto, poi affianca Sergio Cofferati dal 1994 al 2002. A quel punto è il suo turno: dal 2002 al 2010 assume la guida della Cgil, primo socialista a rivestire tale ruolo, anche se, con la fine del Psi, era transitato nei democratici di sinistra. Nel 2013 si candida nelle fila del Pd alla Camera e viene eletto: l’11 maggio, dopo le dimissioni di Pier Luigi Bersani dalla carica di segretario nazionale, diventa reggente del partito, sostituito poi l’8 dicembre dello stesso anno da Matteo Renzi. È con il leader fiorentino che si consuma la frattura, nonostante il voto al Jobs act: Epifani è tra quelli che, nel 2017, partecipano alla scissione dei dem aderendo ad Articolo 1. Nel 2018 era stato rieletto alla Camera nella lista di Liberi e Uguali.

Numerosi i messaggi di cordoglio dal mondo del sindacato e della politica. «Per la Cgil è una mancanza grave, ha dato la sua vita al sindacato – ha detto l’attuale segretario Maurizio Landini –. In questo momento siamo vicini alla moglie e vedremo come organizzare un suo ricordo». Per Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, «Guglielmo è stato un grande sindacalista, un collega competente, lucido, impegnato per anni insieme alla Cisl e alla Uil in tante battaglie sindacali, sempre vicino ai lavoratori e ai più deboli. Era un riformista mai su posizioni estreme che anche nel suo successivo impegno in politica alla guida del Pd e poi come parlamentare di Liberi ed Uguali ha sempre cercato di sostenere le proposte e le istanze del sindacato». «Oggi è una giornata triste per tutto il sindacalismo confederale, perdiamo un amico, una persona per bene, un riformista, un socialista che per tanto tempo ha fatto insieme a noi battaglie per tutelare i lavoratori», ha aggiunto il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri.
Per il presidente del Consiglio, Mario Draghi, «la vita di Guglielmo Epifani è stata un esempio di partecipazione democratica e impegno sociale, sempre al servizio dei lavoratori e dei più deboli».

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