mercoledì 13 marzo 2013
​Via libera dell'Europarlamento al controllo preventivo sulle manovre. Il premier uscente prova ad allargare i paletti sulle spese per investimenti. Visco (Bankitalia): l'Italia è in condizioni migliori di altri Paesi nonostante l'assenza decennale di riforme. A soffrire di più però sono i giovani.
COMMENTA E CONDIVIDI
Europa stringe le maglie dei bilanci degli Stati che hanno adottato la moneta comune. Con un voto a larga maggioranza ieri l’europarlamento di Strasburgo ha dato il via libera al cosiddetto «two pack», un doppio regolamento che rafforza il sistema di governance europea e assegna alla Commissione di Bruxelles il controllo preventivo delle manovre finanziarie nazionali. Il voto è arrivato alla vigilia del Consiglio europeo (il vertice dei capi di governo) dove, tra domani e venerdì, il premier Mario Monti cercherà di aprire qualche spiraglio all’Italia per politiche di bilancio meno restrittive e più orientate alla crescita. Magari per avviare un percorso di alleggerimento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese, dando un po’ di fiato al sistema produttivo. Al centro del vertice Ue ci sono i nodi della stabilità finanziaria dell’eurozona e quelli della ripresa economica. Giusto ieri la Francia ha precisato che il deficit 2013 supererà il 3% previsto per attestarsi al 3,7%. Ma se Parigi ha già avuto semaforo verde per sforare senza problemi i parametri Ue, lo stesso non potrebbe ottenere Roma che sconta la sua maggiore fragilità nel debito pubblico e negli spread, oltre che nella sua stabilità di governo. Per questo l’obiettivo di Monti è necessariamente più calibrato di quello francese e punta a far pesare tanto il cammino di aggiustamento dei conti già compiuto dall’Italia dal 2011, quanto le riforme strutturali già varate (vedi pensioni). Il deficit italiano, al netto della congiuntura economica e delle una tantum, è previsto vicino al pareggio nel 2013 mentre il deficit assoluto dovrebbe comunque restare sotto il 3%. Da qui la richiesta di maggiori margini di manovra sulle spese per investimenti, concordandone con Bruxelles tempistica e applicazione con verifiche congiunte. La profondità delle recessione italiana, che potrebbe chiudere anche il 2013 con un Pil negativo, è un buon argomento da portare al tavolo di Bruxelles: l’ultimo vertice Ue nel dicembre scorso si è chiuso auspicando nel documento finale un equilibrio «tra la necessità di investimenti pubblici produttivi e gli obiettivi della disciplina di bilancio». L’argomeno meno buono dal punto di vista dei partner europei è legato ai rischi di instabilità politica in Italia, citati ieri anche dalla Bundesbank. Monti si presenta a Bruxelles come premier uscente senza che nessuno sappia chi potrà essere il suo successore tra un mese e tanto meno tra un anno.A favore dell’Italia può giocare però la maggiore forza che nel dibattito europeo stanno assumendo le voci che considerano prioritario il rilancio della crescita. economica. Lo stesso via libera di Strasburgo al «two pack», proprio perché in qualche modo riduce l’autonomia del singoli governi, potrebbe rassicurare i difensori dell’ortodossia di bilancio spingendoli a concedere limitate aperture di credito sulla spesa per investimenti. L’Europarlamento ha inserito nelle due normative approvate una serie di clausole. La valutazione della Commissione Ue sui bilanci dei diversi Paesi dovrà evitare che i tagli di bilancio proposti blocchino gli investimenti per la crescita soprattutto quelli  su istruzione e sanità. Mentre la tabella di marcia per la riduzione del deficit deve essere applicata in modo flessibile in caso grave recessione economica.Secondo il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, l’Italia, nonostante l’assenza di riforme e la stagnazione dell’economia, che hanno portato al problema di un grande debito pubblico, è in condizioni migliori di altri Paesi. Tuttavia, ha aggiunto, «abbiamo davanti a noi un periodo sicuramente difficile e i problemi economici che ci riguardano sono solo in parte effetto della recessione mondiale». Per superare la crisi, che ha colpito soprattutto i più giovani, non bastano solo gli interventi di natura macroeconomica ma servono anche riforme.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: