venerdì 9 febbraio 2024
Fino al 2027 saranno necessari circa 72.900 lavoratori. Non soltanto sarti, modellisti, cucitrici, addetti alla giunteria e tintori. Ma anche esperti in commercio elettronico e web marketing
La moda diventa sempre più digitale e sostenibile

La moda diventa sempre più digitale e sostenibile - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Non soltanto sarti, modellisti, cucitrici, addetti alla giunteria e tintori. Il sistema moda avrà sempre più bisogno di esperti in commercio elettronico e web marketing. Fino al 2027 saranno necessari circa 72.900 lavoratori, ma le imprese potrebbero incontrare alcune difficoltà nel reperire le competenze e i talenti richiesti. Serviranno figure sempre più specializzate nel digitale e nello sviluppo sostenibile. Investire nella formazione e crescita professionale dei giovani è quindi fondamentale per rispondere alle necessità di uno dei più importanti segmenti del made in Italy. Il fabbisogno di manodopera tiene conto della richiesta di personale aggiuntivo (5.900 unità) per effetto dell'espansione economica e della necessità di sostituzione dei lavoratori in uscita (67mila persone). I dati sono contenuti nel report di Unioncamere e Anpal. Lo studio sottolinea inoltre che in termini di rapporto tra domanda e offerta di lavoratori, nel comparto moda si osserva uno dei mismatch più critici per gli ambiti di studio della formazione tecnico-professionale: in particolare, a fronte di un fabbisogno (media annua) di 9mila persone, l'offerta (media annua) è di 2.400.

L'Italia è uno dei Paesi leader della moda mondiale, celebre per la sua eccellenza artigianale, il design sofisticato, la qualità dei materiali e l'attenzione scrupolosa ai dettagli. Il mercato del fashion italiano nel 2022 ha rappresentato il 5,2% del Pil nazionale con una previsione in crescita nei prossimi mesi. Il comparto moda (tessile, abbigliamento, pelli, cuoio ed escludendo pertanto calzature, occhialeria, gioielleria e accessori) nel 2022 ha raggiunto i 73 miliardi di euro, rappresentando il 3,8% del Pil.

«Il Fashion è uno de principali asset del made in Italy - spiega Matteo Zoppas, presidente dell'Agenza Ice -. Il settore Moda in ogni sua accezione è infatti insieme al Food e al Furniture uno dei comparti su cui si fonda l’immagine e il successo dell’Italia nel mondo. Stile, tradizione e innovazione si fondono in un prodotto unico. Il successo del Fashion Made in Italy è confermato dai dati. Il saldo commerciale import-export del 2023 ha raggiunto i 40 miliardi di euro con un export che per il comparto nel suo insieme segna, nel preconsuntivo, una crescita del 4,2% nel 2023 (fonte Camera Nazionale della Moda), grazie a una particolare dinamica nella profumeria a cui si aggiunge il buon andamento di settori “core” come il tessile-abbigliamento-pelle che ha registrato una crescita di fatturato del 2,6%. I principali Paesi di destinazione del Fashion Made in Italy si confermano Francia con vendite pari a 5,8 miliardi di euro nei primi otto mesi del 2023, Germania a 3,9 miliardi e Stati Uniti a quota 3,6 miliardi di euro. Le crescite più significative si sono registrate in Francia e Giappone, entrambe cresciute del 16%. Risultati positivi ottenuti in un contesto non semplice segnato dal rallentamento di alcuni mercati come la Germania e dagli effetti dovuti ai conflitti e alle tensioni geopolitiche in corso».


La formazione

È in questo contesto che si inserisce l'iniziativa Train for digital, che destina quasi un milione di euro per la rivoluzione digitale nell'industria italiana della moda: si rivolge ai giovani tra i 18 e i 34 anni che non studiano e non lavorano, affinché acquisiscano nuove competenze digitali e possano inserirsi nel mondo del lavoro. Dalla programmazione web al digital marketing, passando per digital retail e cybersecurity, il progetto si articola in diversi percorsi disciplinari, con Academy gratuite, fruibili sia on line che in presenza, e adatte a tutti i livelli di istruzione: l’obiettivo è formare più di 300 persone in tutta Italia.

Da segnalare il progetto nazionale di formazione, finanziato con 916mila euro dal Fondo per la Repubblica Digitale-Impresa sociale, nato da una collaborazione fra Fondazione Its Mita, Made in Italy Tuscany Academy, Pin, il Polo Universitario della città di Prato - Università di Firenze, e Confindustria Moda. Si articola in 11 percorsi di formazione modulabili e personalizzabili: digital marketing; sviluppo sito ed e-commerce; programmazione app: programmazione web; analista aziendale; gestore Erp; magazziniere digitale; digital retailer; allestitore spazi 4.0; Cad Moda; cybersecurity. I programmi sono realizzati in collaborazione con le aziende, con il supporto anche dello Ied Istituto Europeo di Design,che si occuperà della formazione in ambito retail e visual digitale) e di Remira Italia (che si occuperà della formazione nell’ambito It per il mondo moda).

«Sicuramente la pandemia Covid ha determinato un incremento della cura di sé - afferma Luigi Pastorelli, ceo del Gruppo Schult'z -. Incentivata anche dalla cultura digitale, oggi si assiste a una spasmodica attenzione a questo settore sia per il suo potenziale economico e occupazionale, ma soprattutto perché la moda è la maniera più pervasiva di raccontare e rappresentare la nostra società. A tal fine abbiamo attivato una collaborazione accademica per affrontare questo impatto dell'influenza dei modelli di business nel Fashion sulla progettazione e produzione di prodotti e servizi. Il corso denominato Take a risk si effettuerà a Napoli e vedrà due approcci metodologici: mutazioni nel modo di guardare e transfert emozionale».

Il sostegno di digitale e sviluppo sostenibile

L'industria del fashion si trova in un momento importante di trasformazione, guidata dalla digitalizzazione e dall'adozione di nuove tecnologie, che sta ridefinendo il settore sotto il profilo dell’efficienza operativa, della sostenibilità e perfino nella relazione con i consumatori. Con il progetto Fashion 4.0, avviato da Anitec-Assinform per sensibilizzare il settore della moda all’importanza di aprirsi alla digitalizzazione, si intendono cogliere le opportunità offerte in termini di supporto alla creatività, miglioramento dei processi produttivi, potenziamento dei canali di vendita e ampliamento dei mercati.

«In questo contesto diventa essenziale adottare nuove tecnologie per affrontare la crescente popolarità dell'e-commerce in Italia - sottolinea Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform -. Il giro d'affari dell'e-commerce B2C nel nostro Paese è in crescita, con previsioni di superare i 35 miliardi di euro nel 2023. La moda, comprensiva di vestiario, scarpe e accessori, è un settore trainante per il quale si prevede una crescita del 10% -11% rispetto al 2022 per raggiungere un valore di circa sei miliardi di euro. Gli attori chiave - compresi produttori di tessuti, case di moda e retailer - stanno affrontando un mercato in rapido cambiamento. La digitalizzazione, focalizzata su design del prodotto, processi, servizi ed esperienze, è cruciale per offrire valore ai consumatori. L'integrazione delle competenze digitali richiede investimenti nella formazione per adattarsi alle esigenze in evoluzione del mercato. La trasformazione digitale è un processo complesso ma inevitabile, che richiede una visione lungimirante e un impegno nell'eccellenza, sostenuti da una solida infrastruttura Ict e una cultura aziendale orientata all'innovazione».

Arriva il luxury manager

Buone maniere, galateo dello spazio, gestione del conflitto e gentilezza, le materie del percorso formativo del luxury manager, il professionista delle vendite nel mercato della moda. Secondo una rilevazione dell'Ufficio studi dell’Accademia Italiana del Galateo sono aumentate del 400% le richieste da parte dei grandi marchi per avviare corsi per formare i “professionisti del lusso”. «Parliamo di top brand, oltre 20 grandi aziende del settore - affermaa Samuele Briatore, presidente dell’Accademia e autore del volume Il teatro del lusso (Marsilio) - che investendo su queste nuove figure hanno visto aumentare il proprio fatturato del 4% e la produttività fino al 23% negli uffici e nella distribuzione. L’acquisto in una boutique di lusso è sempre di più un’estensione del brand stesso, riservata a un cliente esigente che non vuole interruzioni dell’esperienza. È per questo che creare professionisti capaci di assistere e guidare questo viaggio è una scelta vincente».

Sensibilità relazionale, gestione positiva delle criticità, capacità di assistere con discrezione l’esperienza d’acquisto, conoscenza delle diverse culture e abilità nell’assecondare specifiche necessità: queste le skill indispensabili per un luxury manager, alla base dei corsi sviluppati per il mercato del lusso dall’Accademia. In particolare, il luxury manager è la figura all'interno di un'azienda formata per verificare costantemente che gli standard di un certo brand di lusso siano sempre rispettati a tutti i livelli. Formato su portamento e postura, sulla gestione dei conflitti e delle relazioni interpersonali, sulla dizione, ma anche sulla storia e i valori dell'azienda e sullo storytelling di un determinato brand, quella del luxury manager è una figura che ha ruoli consulenziali/organizzativi. Sarà per esempio il luxury manager a verificare che un determinato prodotto sia presentato alla propria clientela (B2B ma anche B2C) nella maniera corretta, valorizzando il prodotto e la sua adesione ai valori del brand. La figura del luxury manager nell'azienda ha effetti soprattutto sulle performance dei processi, aumentando la produttività e l'efficienza dei team di lavoro.

Sono state circa 700 le persone formate dall’Accademia e da Briatore in questi ultimi dieci anni, con risultati tangibili anche dal punto di vista economico. Sempre secondo l’analisi dell’Accademia di Galateo, infatti, il 30% delle persone formate come luxury manager hanno visto aumentare il proprio livello professionale.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: